mercoledì 2 settembre 2015

Questo accade in quei paesi che appartenevano a regimi comunisti. Complimenti! Dopo che hanno preso soldi a gogò dalla UE oggi rifiutano chi ha bisogno d'aiuto. E per Grillo, in tutta questa confusione, il responsabile di tutto e Merkel. Magari somigliasse solo per un centesimo alla Merkel!!!!!

Migranti marchiati, segregati e ignorati. Tre foto simbolo raccontano un giorno di ordinaria catastrofe umanitaria (FOTO)

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MIGRANTI

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Tre immagini per descrivere un giorno di ordinaria catastrofe umanitaria. Foto-simbolo che raccontano un'Unione Europea molto diversa da come l'avevano immaginata i Padri fondatori. Dalla stazione dei treni di Keleti a Budapest al sud della Moravia in Repubblica Ceca, fino alla spiaggia di Bodrum, l'antica Alicarnasso un tempo culla della civiltà greca. Qui l'Europa assume connotati razzisti nella gestione dell'emergenza migranti. Sono immagini forti che, ancora una volta, condanno l'Ue alle sue responsabilità: uomini segregati, donne marchiate e bambini annegati. Ma tutti accomunati dal desiderio di raggiungere il suolo europeo. 
Nella stazione di Keleti la pressione dei migranti aumenta giorno dopo giorno. Sono lì bloccati, o meglio segregati, dopo la decisione di Budapest di non permettere ai migranti, in gran parte siriani, di salire sui treni e raggiungere la Germania. Berlino è la meta più ambita dai profughi che gridano "Shukran Merkel", dopo l'annuncio della cancelliera tedesca di sospendere il trattato di Dublino per chi arriva dalla Siria. Stamattina in circa 600 erano ancora accampati fuori dalla stazione mentre altri circa 1.200 erano sistemati all'interno in una cosiddetta "zona di transito". Le autorità ungheresi, che contestano i regolamenti europei e in particolare la linea tedesca, per ora non hanno riaperto la stazione ai migranti per impedire che salgano a bordo dei convogli diretti in Germania e in Austria. Nonostante molti siano muniti di regolari biglietti ferroviari.
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Profughi sgomberati dalla stazione di Budapest
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Reuters

A Breclav, al confine tra Repubblica Ceca e Austria, i migranti vengono marchiati sul braccio con un pennarello per identificare il treno d'arrivo e il vagone. Le stesse cifre vengono poi scritte sul biglietto del treno che la polizia sequestra. Con i numeri sono marchiati non solo gli adulti ma anche i bambini. Le foto hanno fatto insorgere la comunità ebraica italiana: "Quando il nome di una persona viene sostituito con un numero si annulla la dignità della persona stessa, ridotta a un oggetto e non più essere umano", ha detto Renzo Gattegna, presidente dell'Ucei.
Poi ci sono quelle immagini che raccontano la tragedia dei migranti meglio di tante altre parole, foto e video che circolano sui social network. Il bimbo che giace senza vita sulla spiaggia di Bodrum in Turchia racconta un dramma inarrestabile al quale i leader europei hanno risposto fino ad oggi con parole che suonano vuote di senso. La barca sulla quale era a bordo il piccolo assieme alla sua famiglia è affondata mentre attraversava il mar Mediterraneo diretta all'isola greca di Kos. Assieme a lui sono morti affogati almeno altri nove migranti, tutti in fuga da una guerra che dura ormai da quattro anni.
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Il bimbo morto sulla spiaggia di Bodrum in Turchia
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La rotta turca è da alcuni mesi sempre più battuta dai profughi in arrivo dalla Siria e anche da afghani e migranti africani, che puntano all'ingresso in Ue tramite la Grecia. Per arrivare da Bodrum a Kos, tragitto brevissimo, pagano oltre 1.000 dollari.
Le immagini-simbolo di oggi sono solo le ultime di una lunga serie che ha caratterizzato un'estate drammatica. La settimana scorsa i 71 cadaveri trovati in un tir in Austria e i 200 migranti morti e trascinati sulle rive di Zuwara in Libia dalla corrente avevano sollevato una dura reazione oltre oceano. Prima il New York Times aveva additato Bruxelles per aver lasciato sole Atene e Roma nella gestione dell'emergenza. Poi, sono arrivati richiami dalla Casa Bianca e dal Palazzo di Vetro dell'Onu. 

Istantanee di una tragedia infinita che impongono un'accelerazione nell'agenda Ue. A Bruxelles si registra intanto un piccolo passo avanti sul piano istituzionale. Il documento congiunto di Italia, Germania e Francia che arriverà sul tavolo del vertice dei ministri degli Esteri dell'Unione Europea in Lussemburgo di venerdì prossimo richiama tutti i Paesi membri alle loro responsabilità sull'emergenza migranti. "Nessun flusso di rifugiati giustifica le catastrofiche condizioni umanitarie che abbiamo visto nelle ultime settimane". 
Berlino, Roma e Parigi chiedono formalmente di prendere posizione su due questioni sulle quali da tempo l'Italia e la Grecia chiedono risposte, per ora mai arrivate: rivedere le norme europee in materia di diritto d'asilo e superare così, di fatto, gli accordi di Dublino che vincolano i Paesi d'approdo a trattenere e identificare i migranti; ottenere un'equa distribuzione dei profughi negli Stati membri, e non lasciare la gestione dei flussi ai Paesi più esposti. 
Bisogna "proteggere in modo umano i rifugiati che hanno diritto di protezione, a prescindere dal paese Ue in cui arrivano", scrivono i tre Stati. Ecco perchè servono "procedure, istituzioni e standard condivisi armonizzati in Europa". Il dibattito però ha i suoi tempi, e sono più lenti dell'esodo continuo che sta provocando una strage alle porte dell'Europa.
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