Roberta Catania su Libero fa sapere oggi che Ignazio Marino è indagato per diffamazione a causa della frase «la destra torni nelle fogne» pronunciata nel giugno scorso in piena Mafia Capitale:
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E la brutta estate di Ignazio,ironia della sorte, ha avuto un picco negativo proprio il 21 giugno, quando alla festa dell’Unità, che si svolgeva nella splendida cornice delle terme di Caracalla, il sindaco era scivolato su dichiarazioni infelici, invitando i politici di «destra», coloro che lo avevano «preceduto» nella gestione della Capitale, a «tornare nelle fogne». Lo sdegno collettivo per quel richiamo al feroce slogan «Fascisti, carogne, tornate nelle fogne», non aveva avuto un seguito concreto, a parte la querela di due di quegli esponenti, Fabrizio Santori e Fabio Sabbatani Schiuma, che il primo luglio, «con i fatti» e l’assistenza dell’avvocato Remo Pannain, avevano voluto «difendere l’onorabilità della destra» sporgendo querela negli uffici dei carabinieri della Stazione Prati. Le indagini sono andate avanti qualche settimana,giusto il tempo di raccogliere le dichiarazioni del sindaco, frasi che a suo tempo erano rimbalzate su tutti i giornali con tanto di video nelle edizioni online, e l’iscrizione nel registro degli indagati (3923/15) è scattata.
Ora si attende che il pubblico ministero decida se chiedere l’archiviazione oppure il rinvio a giudizio per il primo cittadino: una mossa che non potrà accadere prima della fine del mese, quando scadranno i termini perché altre persone possano denunciare Marino per lo stesso reato.
«Offese», si legge nella querela di Santori e Schiuma,«che si ritengono gravissime, poiché provenienti dal sindaco di Roma, che dovrebbe essere sindaco di tutta la comunità cittadina e che invece offende un’intera parte politica (…) e i suoi simpatizzanti(…) attribuendo loro i termini dispregiativi di fascisti,carogne e topi di fogna». La stagione è stata davvero calda per Marino e, forse, quando è arrivato anche il coinvolgimento indiretto nell’inchiesta di Mafia Capitale,per Ignazio è stato proprio il momento di staccare la spina. Pronti via, senza guardarsi indietro,alla vigilia di Ferragosto il sindaco era salito su un aereo che l’aveva portato oltreoceano. «Per una destinazione segreta per motivi di sicurezza», aveva spiegato il suo entourage, «così lontano per non fare vacanze con la scorta», aveva provato a giustificarsi lui.Soprattutto quando si era saputo che era approdato nella sua amata America, con puntatina finale nel bel mare dei Caraibi, a fare quelle famose immersioni che hanno intermezzato le telefonate con il prefetto di Roma, che non ha mai smesso di tenerlo informato su ciò che accadeva intorno a quella poltrona rimasta vuota in Campidoglio.
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