Migranti, tra le nuove rotte anche il Circolo Polare Artico. Dal Mediterraneo ai Balcani, le vie alla "Fortezza Europa"
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Scappare dalla guerra in Siria e raggiungere la Fortezza Europa passando dal Circolo Polare Artico. Un viaggio infinito fino al valico di Storskog, nell’estremo nord della Russia, per arrivare nella cittadina di Kirkenes, in Norvegia. A immaginarlo sembra un percorso impossibile, eppure è la strada che decine di siriani hanno percorso nel 2015 per mettere piede nell’Ue e poter chiedere, finalmente, asilo. Secondo le informazioni raccolte dal quotidiano britannico The Guardian, sono circa una ventina i siriani che ogni mese attraversano il confine arrivando a Kirkenes, il punto più a nord del percorso della Cortina di Ferro, una pista ciclabile che ripercorre il confine tra Europa occidentale e orientale durante la Guerra Fredda. Secondo il quotidiano norvegese Sør-Varanger Avis, alcuni siriani sono addirittura riusciti a passare la frontiera in bicicletta, in modo assolutamente legale. Gli altri – spiega il Guardian – entrano in Norvegia a bordo di automobili russe.
È solo l’ultima rotta, ancora poco battuta, di una crisi migratoria che per le Nazioni Unite è la peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. Dal Mediterraneo ai Balcani, fino al muro dell’Ungheria. Senza dimenticare il sud-est asiatico, dove si stima che siano 54.000 le persone che hanno intrapreso traversate via mare nel 2014 per fuggire dal Bangladesh e dal Myanmar.
A queste nuove rotte e ai numeri di questa emergenza il New York Times dedica uno speciale online.
Si parte dalla rotta balcanica. Negli ultimi due mesi oltre 40mila persone – per lo più provenienti da Siria, Afghanistan e Kosovo, hanno attraversato il confine in Macedonia. Questo grafico mostra alcune tappe della rotta balcanica, dalla Turchia fino all’Ungheria.
Una via che si annuncia sempre più difficile. L'Ungheria ha completato in anticipo sui tempi previsti la barriera di filo spinato lungo la frontiera con la Serbia, progettata per impedire l'ingresso sul territorio nazionale a migliaia di migranti intenzionati a raggiungere l'Unione Europea: lo ha annunciato il ministero della Difesa magiaro, citato dall'agenzia di stampa ufficiale 'Mti', rivendicando l'esaurimento "con due giorni di anticipo sulla scadenza stabilita del 31 agosto" dei lavori per erigere "la prima sezione dello sbarramento di confine". La rete è lunga complessivamente 175 chilometri e si compone in ogni sua parte di tre matasse successive di 'razor-wire', il tipo più pericoloso.
Un altro tassello della crisi globale riguarda l’enorme mole di sfollati dalla Siria e dall’Iraq nei paesi vicini. La Giordania e il Libano si stanno avvicinando al punto di saturazione, e anche la Turchia ha annunciato l’introduzione di misure più stringenti. I profughi siriani sono ormai 12 milioni; da dicembre 2013 oltre tre milioni di iracheni hanno dovuto lasciare il Paese.
Quanto alle rotte dei barconi nel Mediterraneo, con direzione Italia, i punti di partenza sulla costa ad ovest di Tripoli sono Zuara, Sabratha, Sourman e Zanzur. Alle porte della capitale gli imbarchi avvengono a Tagiura e verso Misurata a Tarabuli. Tutte zone sotto il controllo del governo non riconosciuto di Tripoli legato agli islamisti e alleato di fatto con Ansar al Sharia, che combatte in Cirenaica sventolando le bandiere nere del Califfato. È questa la rotta attualmente più letale di tutte.
Oltre al Mediterraneo - spiega l’Unhcr - ci sono attualmente almeno altre tre rotte marittime utilizzate in via prioritaria sia dai migranti che dalle persone in fuga da conflitti o persecuzioni. Dal 1 gennaio 2014 alla fine di novembre 2014, nella regione del Corno d'Africa 82.680 persone hanno attraversato il Golfo di Aden e il Mar Rosso nella rotta che dall’Etiopia e dalla Somalia permette di raggiungere lo Yemen o successivamente l’Arabia Saudita e i paesi del Golfo Persico. Nel sud-est asiatico, si stima che siano 54.000 le persone che hanno intrapreso queste traversate via mare nel 2014. In molti casi si tratta di persone in fuga dal Bangladesh e dal Myanmar e intenzionate a raggiungere la Tailandia, la Malesia o l’Indonesia. Nei Caraibi inoltre, sono circa 4.475 le persone che hanno preso la via del mare dal 1 gennaio al 1 dicembre di quest’anno, nella speranza di sfuggire alla povertà o in cerca di asilo. Molte persone inoltre muoiono o cadono vittime della criminalità organizzata internazionale nel tentativo di intraprendere questi viaggi.
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