Il Pd stia lontano da Grillo
Scritto da On. Giorgio Merlo, Pd
Pubblicato Lunedì 25 Marzo 2013, ore 8,28
Pubblicato Lunedì 25 Marzo 2013, ore 8,28
Nonostante quello che pensano Puppato e soci, il partito democratico non può tergiversare sulla linea politica e mettere a repentaglio la sua credibilità di forza riformista, democratica e costituzionale
È inutile negarlo. La presenza di tre minoranze dopo il voto del 24 febbraio complica inesorabilmente il quadro politico. Vedremo cosa capiterà con il nuovo governo. Se nasce, come nasce, quando nasce e se dura. Nel frattempo, però, il Pd - partito di maggioranza relativa - non può tergiversare sulla linea politica. A cominciare dal rapporto con il movimento 5 stelle e il suo guru e leader indiscusso, cioè Beppe Grillo. Pongo questo problema perché' nel Pd - e non solo per chi la pensa come la Puppato e compagnia cantante - c’è una forte corrente che fa di tutto per individuare nel partito di Grillo l'unico e vero interlocutore politico per il futuro stesso del Partito democratico. Dai contenuti alle alleanze.
Ora, la domanda è secca e la risposta non può essere aggirata o delegata ad altri. Il Pd può allearsi con un movimento come quello di Grillo? E questo tema lo si deve affrontare non attraverso la categoria della simpatia o della antipatia ma solo e soltanto attraverso il criterio politico. Cioè della compatibilità o meno con ciò che dice e predica quel movimento politico. Perché su questo tema si gioca buona parte della stessa credibilità politica del Partito democratico. È indubbio, almeno secondo la mia opinione, che il Pd non può ridurre la sua azione ad una rincorsa, ridicola oltreché grottesca, del grillismo e di quello che quotidianamente sforna quel movimento. E questo non solo perché l'originale è sempre meglio della fotocopia ma per il semplice motivo che il programma di Grillo prevede, tra l'altro, in modo neanche tanto nascosto, la distruzione dell'attuale sistema politico, il superamento dell'attuale democrazia sindacale, l'azzeramento della libera informazione come sino ad oggi l'abbiamo conosciuta e il radicale abbattimento dell'architettura politica ed istituzionale del nostro paese.
Ma può, di grazia, un partito come il Pd prevedere un'alleanza con un movimento del genere? Può un partito popolare, democratico, riformista e costituzionale mettere in conto di stringere un'alleanza con chi ha come ragione fondante la tua sistematica distruzione? Tutti sappiamo che questo non è possibile. Ma non basta evocare un pericolo per rimuoverlo. Perché tutti sappiamo, al contempo, che la tesi di chi pensa che il nostro futuro sia nell'alleanza con questo mondo è molto diffusa nel Partito democratico. Correndo, quindi, il serio rischio di ridurre il Pd ad un megafono dell'antipolitica, ad un giovanilismo anacronistico e, di fatto, ad un partito che rinnegherebbe le ragioni fondanti che l'hanno legittimato nello scenario politico italiano.
Questo, com’è ovvio, non significa stringere alleanze con il centro destra o con la Lega. Ma, semplicemente, ribadire la tesi che l'alternativa al centro destra non consiste nell'avallare grossolanamente le tesi di Grillo o le visioni di Casaleggio. Perché se così fosse la scissione nel Pd non sarebbe un rischio. Ma una certezza. E il Pd, credo, non può rinunciare alla sua storia, seppur breve, e al suo progetto politico per un semplice piatto di lenticchie. Sarebbe un errore imperdonabile oltreché uno straordinario abbaglio politico.
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