sabato 30 marzo 2013

Questi sono i problemi seri.


Cgia, imprese in fuga: dal 2000 via in 27 mila

Creati 1,5 milioni di posti all'estero. L'Italia non conviene più.

L'economia italiana continua a perder pezzi e ad ammazzare le sue aziende. Sono oltre 27 mila le imprese che hanno deciso di trasferire all'estero parte dell'attività produttiva dal 2000.
Lo ha rilevato uno studio della Cgia di Mestre secondo il quale se in questi ultimi anni la crescita del numero delle aziende che delocalizzano è stato abbastanza contenuto, +4,5% tra il 2008 ed il 2011, nell'arco temporale che va dal 2000 al 2011, invece, l'incremento è stato molto consistente: +65%.
Alla fine del 2011 ammontavano a poco più di 1,5 milioni i posti di lavoro creati oltre confine.
MOLTI VANNO IN FRANCIA. Il Paese più attrattivo per i nostri imprenditori è la Francia: sono 2.562 le aziende italiane che hanno trasferito parte della filiera produttiva oltre le Alpi.
Dopo la Francia, tra i Paesi che hanno attirato gli interessi delle nostre imprese ci sono gli Stati Uniti (2.408 aziende), la Germania (2.099), la Romania (1.992) e la Spagna (1.925).
La Cina è al settimo posto, con 1.103 imprese italiane che hanno scelto di proseguire la propria attività produttiva in estremo oriente.
A PERDERE È SOPRATTUTTO IL NORD. Le Regioni più investite dalla fuga delle aziende verso l'estero sono quelle del Nord. In Lombardia se ne contano 9.647, in Veneto 3.679, in Emilia Romagna 3.554 e in Piemonte 2.806.
Messe tutte assieme costituiscono oltre il 72% del totale delle imprese che hanno lasciato il Paese. Tra chi se ne va, quasi un'impresa su due (48,3% del totale) opera nel commercio all'ingrosso (in valore assoluto 13.124 aziende).
Segue l'industria manifatturiera (28,6% del totale) e la logistica (6,2% del totale).
«COLPA DELLE TASSE E DELLA BUROCRAZIA». «Le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit logistico-infrastrutturale, l'inefficienza della pubblica amministrazione, la mancanza di credito e i costi dell'energia rappresentano degli ostacoli spesso insuperabili che hanno indotto molti imprenditori a trasferirsi in Paesi dove il clima nei confronti dell'azienda è più favorevole», ha spiegato il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi.
«Un elemento di forte richiamo è la certezza del diritto. In Francia, ad esempio, i tempi di pagamento sono più puntuali e più rapidi», ha aggiunto.
Sabato, 30 Marzo 2013

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