"Una porcata di fine legislatura". Il lungo e articolato ragionamento del capogruppo M5s alla Camera Roberta Lombardi, con cui ha motivato la contrarietà del Movimento alla corsia preferenziale per il decreto destinato a sbloccare 40 miliardi in due anni per saldare una parte dei debiti della Pubblica Amministrazione con le imprese - e rilanciato sul Blog di Beppe Grillo - si conclude con un giudizio parecchio impietoso. Ma il niet grillino, oltre a rappresentare un ostacolo, nei fatti, a un provvedimento che migliaia di imprese italiane attendono con ansia, e che entrambi gli schieramenti giudicano una priorità assoluta, si poggia su basi non così solide.
"Regalo alle banche dal decreto". "Fermo restando che noi siamo assolutamente favorevoli al fatto che lo Stato paghi i suoi debiti e dia fiato all'economia" - puntualizza subito la Lombardi - "ci sono due due punti non ci hanno convinto della relazione di Grilli", dice riferendosi al documento con cui il ministro dell'Economia ha spiegato al Parlamento i dettagli del provvedimento. Il primo passaggio a finire sotto la lente di ingrandimento del M5s è quello in cui il ministro spiega come "una parte dei pagamenti alle imprese" sia destinato a confluire "immediatamente al sistema creditizio". "Se da un lato questo aspetto diminuisce l'impatto sul sistema economico, dall'altro contribuisce a ridurre le tensioni all'interno del sistema creditizio". E per questo, spiega ancora la relazione, "si attende una riduzione dei tassi d'interesse alla clientela e un'attenuazione delle tensioni sull'offerta di credito".
Un punto, questo, che secondo la Lombardi rappresenterebbe un mascherato aiuto agli istituti di credito, al punto da spingere poche ore dopo i colleghi a chiedere una risoluzione per destinare interamente alle imprese le somme. " I cittadini - spiega la Lombardi - prendono un impegno per 40 miliardi di debito pubblico, di cui una parte (nessuno sa quanta) andrà direttamente alle banche e da questa generosa, ennesima, regalia ci si aspetta che subito erogheranno prestiti e finanziamenti alle PMI italiane. L'esperienza di questi anni ci ha reso cauti sugli effetti nell'economia reale dei finanziamenti alle banche".
Quella che l'esponente Cinque Stelle definisce una regalia, in realtà rappresenta un passaggio ineludibile dello sblocco dei pagamenti alle imprese. Parte dei crediti è stata infatti scontata dalle banche, anche grazie al meccanismo messo a punto dal governo Monti e dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera per mettere una prima falla al problema, che ha previsto la creazione di una piattaforma di certificazione esterna dei crediti per accelerare l'iter di sconto da parte delle banche, che hanno a loro volta garantito un plafond di 20 miliardi . Alle aziende creditrici è stato infatti concesso, in sostanza, di velocizzare il sistema di sconto del proprio credito dalle banche, trovatesi quindi ad anticipare per conto dello Stato un credito vantato delle imprese. Un meccanismo complesso, soprattutto per le aziende, e che per il momento ha permesso il pagamento di una quota esigua dei debiti totali (3 milioni sui 71 miliardi stimati dalla Banca d'Italia), ma che giustifica se non in toto almeno in parte i soldi che lo Stato prevede di versare agli istituti di credito. Più che una regalia, dunque, una restituzione.
"Troppo vicini allo sforamento del 3%". Ma la critica della Lombardi non si ferma qui. "Gli interventi programmati prevedono il pagamento di una quota dei debiti relativi alle spese di investimento nell'ordine dello 0,5% di Pil, per cui il livello programmatico dell'indebitamento netto per l'anno 2013 si dovrebbe attestare al 2,9% del Pil", spiega la Lombardi. "Il 2,9% del Pil come indebitamento netto, è sotto il famoso 3% del rapporto deficit/Pil. Ossia con questo decreto legge, approvato dal Consiglio dei Ministri, presentato in una Commissione speciale che avrà 3-4 giorni per curarne la fase istruttoria, presentarlo in aula e votarlo velocemente, ci stiamo giocando tutto l'indebitamento che possiamo stanziare per la crescita per il 2013 e per il 2014". In altre parole, punta il dito la Lombardi, il governo si legherebbe le mani per i prossimi due anni, impedendosi la possibilità di compiere ulteriori sforamenti di spesa per incoraggiare la crescita.
Tajani: "80% del debito si può pagare senza aumento del deficit".Aumento del debito e del deficit permettendo, si tratta comunque di un provvedimento da più parti giudicato prioritario, e un possibile volano per l'economia reale che per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi potrebbe valere 250 mila posti di lavoro e una crescita di un punto di pil nei primi tre anni e un punto e mezzo fino al 2018. Come se non bastasse a rispondere, senza volerlo, alla Lombardi ci ha pensato anche il Vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani. Circa l'80% dei debiti pregressi della pubblica amministrazione verso le imprese, ha spiegato Tajani, "può essere tranquillamente pagato" perchè già contabilizzato e quindi senza impatto sul deficit ma solo sul debito Solo "il circa 20% restante non è ancora né contabilizzato né pagato e quindi ricade sul deficit", ha chiarito il commissario Ue. Contraddicendo peraltro i rilievi del ministero dell'Economia. Insomma, se c'è un vincolo a sbloccare i fondi per le imprese, questo non va cercato a Bruxelles.