Se i 5 stelle assaporano i privilegi della Casta (e non vogliono rinunciarvi)
A quanto pare se dare o meno la fiducia ad un governo per cambiare l’immonda legge elettorale e magari approvare qualche punto del programma su cui converge anche un pezzo di PD, non è l’unico problema in casa 5 stelle.
Dopo le polemiche sul fascismo buono e le folkloristiche richieste di un governo monocolore 5 stelle, il tutto condito dall’ignoranza dei deputati sul meccanismo della fiducia parlamentare, l’ennesima grana per i duri e i puri arriva sullo stipendio che incasseranno i futuri onorevoli.
Nel regolamento redatto prima del voto, infatti, sta scritto sì che gli onorevoli di stipendio base non possono prendere più di 2500 euro netti al mese (5000 lordi), ma sta anche scritto:
I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo.
Con questa piccola dicitura, l’incasso mensile di un parlamentare a 5 stelle si aggirerebbe comunque sopra gli 11mila euro. In breve, ai 2500 euro di stipendio base si aggiungerebbero:
- la diaria (3.503,11 euro al mese), ai quali vanno sottratti 206,5 euro per ogni giorno di assenza dai lavori parlamentari e 500 euro se le assenze superano una certa percentuale.
- i rimborsi spese per l’esercizio del mandato (3.690 euro al mese), il 50% per pagare i collaboratori, il 50% in maniera forfetaria.
- i rimborsi chilometrici, (3.995 euro ogni tre mesi se il deputato vive oltre i 100 chilometri da Roma), che fanno altri 1.331,7 euro al mese.
- i rimborsi per le spese telefoniche (3.098,74 euro annui), che fanno altri 258,6 euro al mese.
Il totale quindi diventa: 2.500 + 3.503 + 3.690 + 1.331,7 + 258,6 = 11.283,3 euro.
Che sommati ai bandi per i portaborse (fatti online, ma contateci, finiranno per essere i trombati e gli amici, come per la presenza in lista alle parlamentarie), hanno letteralmente fatto infuriare la base grillina e pure qualche deputato. Il capogruppo al Senato, Crimi, si è difeso dicendo: “Qui non è tutto facile come sembra.” Ma va? Benvenuto nella realpolitik.
Tra le voci critiche di alcuni neo-parlamentari (che vogliono una riduzione più ampia), alla riunione a Roma c’era anche chi però ai “privilegi della Casta” pare non voler rinunciare, sostenendo che “non bisogna fare i francescani“. E chi, invece, pensa di risolvere il problema “rendicontando tutte le spese online”, come se la documentazione dei “costi della politica” possa rabbonire gli infuriati cittadini che li hanno votati.
Dopo aver fomentato la rabbia contro la “politica”, ora Grillo ha una bella gatta da pelare: come giustificare gli 11mila euro di stipendio mensile dei suoi parlamentari, perfettamente in linea con quelli del PD (che per “contratto” versano al partito il 40% del loro stipendio)?
I cittadini li avete aizzati voi, ora provate a spiegargli che “qui non è tutto facile come sembra“. Auguri, ne avrete bisogno.
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