domenica 31 gennaio 2016

Gay, l’appello di 132 capi scout: 
«Sì alla Cirinnà, diritti per tutti»

La lettera aperta, indirizzata ai vertici Agesci, chiede apertura sui temi dell’omosessualità: «Interroghiamoci su cosa sia una famiglia, incontriamo i genitori arcobaleno, confrontiamoci con le associazioni dei cattolici omosessuali»

di Elena Tebano

shado
Una lettera di sostegno al ddl Cirinnà sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso e la richiesta all’Agesci, l’Associazione guide e scout cattolici italiani, di «prendere una decisione di coraggio» sul tema: l’hanno firmata 105 capi scout di tutta Italia. E le adesioni continuano a crescere. «Siamo convinti che i diritti fondamentali riconosciuti a livello costituzionale e sovranazionale non possono essere ancora privilegio di alcuni» scrivono i 132 firmatari dell’appello che, promosso da Martina Colomasi, «Capo fuoco del Clan Universitario di Roma», e da Alfredo Salsano «Capo clan Cava de Tirreni 3» (in Campania), arriva nei giorni del Family Day e testimonia la pluralità di posizioni che sulle unioni civili dividono l’associazionismo cattolico.
La richiesta ai vertici dell’associazione
La lettera esprime «profonda gioia» per la scelta dell’Agesci di non aderire al Family Day di oggi contro il riconoscimento delle unioni gay, ma spiega che «purtroppo questo non basta». « Il testo del ddl Cirinnà nella sua attuale formulazione ci ha interrogati profondamente e abbiamo deciso di scrivervi — si legge nel documento, indirizzato a tutti i vertici dell’Agesci —. In qualità di educatori, non possiamo diversificare il nostro messaggio educativo a seconda dell’orientamento sessuale del ragazzo o della ragazza che intraprende il cammino scout. Quando chiederemo ai nostri ragazzi di essere capaci di fare scelte profonde, decise, mosse dall’amore, lo faremo senza alcuna distinzione tra i ragazzi eterosessuali e i ragazzi omosessuali». I 105 capi scout chiedono così «di iniziare un cammino ed un confronto attraverso le strutture adeguate e con il contributo di tutti i gruppi associativi»: «Interroghiamoci su cosa sia una famiglia — propongono —, incontriamo le famiglie arcobaleno, confrontiamoci con associazioni quali Nuova Proposta che raggruppano i cattolici omosessuali. Evitiamo di pontificare su queste tematiche senza un valido confronto perché dietro ogni vostro comunicato ci sono ragazzi che si sentono esclusi e discriminati e che ci accusano di ipocrisia».
Il richiamo alla «Carta del Coraggio» 
L’appello richiama esplicitamente la «Carta del Coraggio» redatta e votata nell’estate del 2014 dai 456 Alfieri (i rappresentanti dei 30 mila scout Agesci d’Italia) durante il grande raduno nazionale di San Rossore, a Pisa, che già due anni fa nel capitolo sull’«amore»sollecitava l’associazione giovanile cattolica ad «allargare i propri orizzonti affinché tutte le persone – indipendentemente dall’orientamento sessuale – possano vivere l’esperienza scout e il ruolo educativo con serenità senza sentirsi emarginati» e di mostrare «maggiore apertura riguardo a temi quali omosessualità, divorzio, convivenza, attraverso occasioni di confronto e di dialogo, diventando così portavoce presso le Istituzioni civili ed ecclesiastiche di una generazione che vuole essere protagonista di un cambiamento nella società». Già allora la «Carta del Coraggio» (che fu anche consegnata al premier Matteo Renzi) chiedeva da una parte «alla Chiesa di accogliere e non solo tollerare qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore» e dall’altra allo Stato di portare «avanti politiche di non discriminazione e accoglienza nei confronti di persone di qualunque orientamento sessuale, perché tutti abbiamo lo stesso diritto ad amare ed essere amati e che questo amore sia riconosciuto giuridicamente affinché possa diventare un valore condiviso».
La frattura generazionale
Oggi la distanza tra i cattolici più giovani e le generazioni adulte torna a farsi sentire con questo nuovo appello: «Allora l’Agesci sottolineò che la Carta del Coraggio rappresentava la posizione dei ragazzi, non quella ufficiale dell’associazione — spiega la promotrice della lettera sulla Cirinnà Martina Colomasi —. Quella presa di posizione fu però il primo segnale che le generazioni più giovani, anche tra gli scout, sono pronte al cambiamento su questi temi. Adesso speriamo che ci possa essere davvero un confronto, sia all’interno dell’Agesci che con la realtà esterna».

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