Christen Brandt, molestata per strada, si sfoga su Facebook: "La mia gonna corta non è un invito"
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“Guarda come vai in giro vestita. Te la sei cercata”. Ogni giorno le donne sono bersaglio di molestie sessuali, che non si esplicano solo con un attacco fisico, ma possono essere parole spiacevoli che le fanno sentire un oggetto. Ogni giorno qualcuno attribuisce alle stesse donne la colpa per quanto accade.
Christen Brandt è solo una delle sue numerose vittime di violenze verbali, che ha deciso di denunciare su Facebook quanto accaduto. Perché lei a sentirsi un oggetto non ci sta e soprattutto per lanciare un messaggio alle donne, affinché smettano di colpevolizzarsi e essere colpevolizzate per quanto accade. Il suo esempio infatti dimostra come non sia necessariamente un vestito provocante ad attirare i commenti degli uomini.
“La prossima volta che ti chiedi se la gonna è troppo corta, la prossima volta che ordinate a vostra figlia adolescente di cambiarsi, la prossima volta che sentite parlare di codice di abbigliamento a scuola, ricordate questa foto. Sono con un parka e degli stivali. E non ha importanza. Tutte le donne hanno questi momenti. Tutte noi. Eppure il mondo si comporta come se fossimo noi a dover risolvere il problema. Sono stufa”.
Il post ha ottenuto su Facebook migliaia di condivisioni e molti nei commenti hanno raccontato esperienze simili. Christen ha ottenuto il suo scopo: convincere le donne che dovessero ritrovarsi nella sua stessa situazione a non arrossire imbarazzate, non desiderare di diventare invisibili, ma a reagire con risolutezza. C'è chi scrive: "La mia gonna corta non è un invito".
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