venerdì 5 febbraio 2016

Caro Travaglio, strumentalizzare Regeni è vergognoso

Il Fattone
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Alludere alle responsabilità del governo italiano non fa onore al Fatto
Questo è un Fattone che non avremmo mai voluto scrivere. Col giornale di Marco Travaglio si litiga, ci si accapiglia, qualche volta si scherza, qualche volta persino ci si arrabbia: ma, come dire, senza mai prenderci troppo sul serio, perché il circo politico-mediatico è pur sempre un circo, e la rissa fa parte dello spettacolo, e lo spettacolo, quando cala il sipario, ha l’enorme vantaggio di lasciare tutti amici-nemici come prima, attori e pubblico e regista e maschere, fino alla prossima replica, fino alla prossima scaramuccia.
La polemica è il sale della democrazia, e se non ci mantiene giovani quantomeno ci tiene svegli.
Oggi invece c’è qualcosa di stonato, qualcosa che disturba davvero, qualcosa che indigna: e lo diciamo con sincero dispiacere, e con malinconia. La tragica morte di Giulio Regeni dovrebbe indurre tutti noi a stringerci intorno alla famiglia, e a reclamare verità e giustizia: le polemiche e le strumentalizzazioni politiche – almeno fino a che non ne sapremo di più – dovrebbero essere lasciate da parte: per rispetto di se stessi, prima che della vittima e dei suoi familiari.
E invece il Fatto approfitta di questa dolorosa, terribile tragedia per azzannare Matteo Renzi, senza motivo, a freddo, con livore e rancore. Il teorema che Travaglio vuole imporre ai suoi lettori è tanto semplice quanto – lasciatecelo dire – disgustoso: il governo italiano (come del resto tutti i governi occidentali) ha buoni rapporti con il governo egiziano, e dunque, se non è responsabile, è però in qualche modo complice dell’orrendo omicidio.
Si comincia dal titolo di apertura: “Giulio torturato e ucciso: le bugie dell’alleato Al Sisi”. L’occhiello aggiunge: “Renzi costretto ad alzare la voce” (ma costretto da chi, perché?). Una vignetta rappresenta Renzi e Al Sisi che si stringono la mano sullo sfondo di un pozzo di petrolio. All’interno, un articolo ricorda “quando il premier sdoganava il nuovo rais”, mentre in un altro ci si chiede scandalizzati “perché Renzi si vanta di essere stato il primo capo di governo occidentale ad aver incontrato il Pinochet egiziano?”
Che c’entra tutto questo con la morte di Giulio Regeni? Che c’entra con il bisogno urgente di verità, con l’intervento immediato e fermissimo del premier e del ministro degli Esteri, con la commozione popolare, con l’invio al Cairo di una squadra di investigatori?
Se al posto di Al Sisi ci fossero i Fratelli musulmani, o se all’Egitto avessimo dichiarato guerra, cambierebbe qualcosa, Giulio sarebbe ancora vivo e Renzi non avrebbe colpe?
Che brutto giornale avete fatto oggi, cari amici del Fatto: è una scelta che non vi onora, che non meritate.

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