L’ex presidente e Passerino avrebbero versato mazzetta da 150mila euro a un consulente per accreditare una clinica
Maugeri, condanna bis ai vecchi vertici
L’ex presidente Umberto Maugeri aveva già patteggiato 3 anni e 4 mesi per l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e all’appropriazione indebita. La condanna di Torino nasce da un filone di questa inchiesta. E precisamente dalle dichiarazioni rese da Costantino Passerino, indagato per il caso Maugeri, nell’autunno del 2012. L’ex direttore generale riferisce di avere versato insieme a Maugeri, nel 2009, 150mila euro al consulente della regione Piemonte Giorgio Grando, «perché era nostro interesse ottenere il riconoscimento della struttura di Torino come presidio pubblico». Passerino non parla di “tangente” bensì di “consulenza”, ma la procura di Torino contesta comunque a lui, Maugeri e Grando, l’accusa di corruzione. Il pagamento, infatti, per stessa ammissione di Passerino, fu eseguito «estero su estero». Una circostanza in contrasto con l’ipotesi della consulenza e che i pm milanesi hanno verificato tramite una rogatoria in Svizzera. Da una società di New York gestita dall’ex direttore generale e alimentata con fondi usciti dalla Fondazione, la Ramsete Llc, era partito, in effetti, l’ordine di un bonifico di 150mila euro da un conto alla banca Pnb di Bellinzona a un conto alla Credit Suisse, intestato a Grando. Soldi che la guardia di Finanza di Torino ha in seguito sequestrato.di Maria Fiore wPAVIA Pochi mesi fa aveva patteggiato 3 anni e 4 mesi per l’inchiesta sui fondi neri creati attorno ai conti della clinica pavese. Ora Umberto Maugeri, ex presidente della Fondazione, rischia la detenzione: al patteggiamento si aggiunge infatti anche la condanna a 3 anni e 8 mesi, per corruzione, inflitta dai giudici del tribunale di Torino. Condannati a 2 anni e 9 mesi anche l’ex direttore generale della clinica Costantino Passerino e a 3 anni e 8 mesi Giorgio Grando, all’epoca dei fatti, che risalgono al 2009, consulente dell’assessorato alla sanità della Regione Piemonte. La vicenda riguarda un filone dell’inchiesta principale per il quale è in corso il processo a Milano per dieci imputati, tra cui l’ex governatore lombardo Roberto Formigoni e lo stesso Passerino. Maugeri e Passerino, secondo l’accusa, avrebbero versato una mazzetta di 150mila euro al consulente Grando per ottenere il riconoscimento di presidio pubblico della Maugeri nel capoluogo piemontese. A parlare della presunta tangente era stato lo stesso Passerino nel corso di un interrogatorio. Il manager aveva, in realtà, riferito di «un versamento» di 150mila euro a favore di Grando. «Era nostro interesse ottenere il riconoscimento della nostra struttura a Torino come presidio pubblico. Abbiamo chiesto a Grando un aiuto per l'istruttoria e fu proprio lui a chiederci di eseguire il pagamento», aveva detto Passerino riferendosi al presidio Major di Torino, una clinica del gruppo Verducci che nel 2005 era entrata nell’orbita Maugeri. La Fondazione l’aveva acquistata e ristrutturata. E nel 2009 accreditata come struttura pubblica per numero di posti letto e tipologia. Il pagamento della tangente, secondo i pm Giancarlo Avenati Bassi ed Enrica Gabetta, sarebbe avvenuto estero su estero. I giudici hanno disposto anche la confisca di beni per 150mila euro, in solido, per Maugeri e per Passerino, oltre che per Grando, mentre la Regione Piemonte, parte civile nel processo, ha ottenuto dai giudici il diritto a un indennizzo per danno di immagine, che ora dovrà essere quantificato. Una sentenza scandalosa – la definisce l’avvocato di Maugeri, Carlo Enrico Paliero –. Faremo appello per avere giustizia».
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