giovedì 4 febbraio 2016

Pd Sicilia, Fausto Raciti: "Pd infiltrato dai cuffariani, ho congelato il tesseramento"

Pubblicato: Aggiornato: 
RACITI CUFFARO
Stampa
Lo studio è un percorso a ostacoli tra libri e carte. Dietro la scrivania Fausto Raciti, parlamentare in quota “giovani turchi”, segretario regionale del Pd siciliano è visibilmente contrariato: “Guardi, non ci giriamo attorno. Se c’è chi considera il Pd scalabile, per quel che mi riguarda e attiene alla mia responsabilità sbatterà il muso”. Raciti, trentenne, barbetta da sinistra un po’ demodè, sempre giacca e cravatta come i comunisti di una volta è cresciuto nel mito del pugno di ferro del partito. Ora ha deciso di sbattere il pugno sul tavolo, dopo le parole di Cuffaro all’HuffPost sul Pd che accoglie i suoi, impegnati a fare tessere sul “sistema di clientele che ha cambiato nascondiglio” e ora ha trovato il Pd. Il segretario regionale del Pd arriva subito al dunque: “Ho appena convocato i presidenti delle commissioni di garanzia provinciali e regionale. Chiederò di congelare i nuovi iscritti 2015 e si procederà a una verifica tessera per tessera, nome per nome, con scrupolo e rigore. Ci vorrà tempo, ma è necessario. Punto”.
Raciti, sta dicendo dunque che anche a lei risulta un tesseramento inquinato, da gente che entra facendo pacchetti di tessere.
Nei giorni scorsi sono arrivati segnali anche a me e alla segreteria regionale segnali di pratiche disinvolte in alcune zone. Proprio per togliere l’ombra di ogni sospetto, si verificherà tutto. Dove ci sono anomalie, pacchetti, tentativi di scalata quelle tessere si annullano. E non guarderemo in faccia nessuno. Qui c’è un unico punto fermo. E cioè che prendere la tessera di un partito deve essere una cosa bella e impegnativa, una testimonianza di dedizione alla nostra fragile democrazia. È una scelta di vita, non di un ascensore per andare ai piani del potere o per ricavarne seggi, incarichi e prebende, secondo la lezione che Cuffaro ha dato ai suoi.
Parliamo del cuffarismo e del fatto che alcuni protagonisti sono nel Pd. I nomi li ha fatti Cuffaro, da Marco Zambuto a Valeria Sudano, ma l’elenco è lungo. E molti dei quali erano alla Leopolda sicula del sottosegretario Faraone.
Il sottoscritto chiese le dimissioni di Marco Zambuto da presidente dell’Assemblea regionale siciliana, dopo che andò a trovare Berlusconi ad Arcore. Mi pare del tutto evidente che in molti cercano di fare del Pd un partito non ben definito nei confini e nell’identità. Insomma un contenitore nel quale ricollocare ceto politico perché tanto c'è spazio. Glielo dico con molta nettezza che chi, anche nel Pd siciliano, gioca su questa ambiguità finisce per giocare col fuoco. Per me gli anni di Cuffaro sono stati devastanti per la Sicilia.
Parliamone, visto che il suo sistema di clientele, si sta spostando dalle vostre parti e Cuffaro ha fatto nomi e cognomi.
Al netto delle vicende giudiziarie che non mi interessano, mi interessa fare un’analisi politica gli anni di Cuffaro ci hanno lasciato decine di migliaia di precari, un bilancio regionale dissestato, società partecipate cariche di personale e in passivo permanente. La gran parte dei prezzi che stiamo pagando vengono da lì. É per questo che per noi essere alternativi al cuffarismo non è un optional, ma una questione di sopravvivenza della nostra regione.
Ripeto, il sottosegretario Faraone ci ha fatto un’iniziativa per imbarcarli. È l’uomo più importante di Renzi in Sicilia ed è al governo.
Ognuno parla con chi vuole. Diciamo che invito tutti a riflettere su un dato: proprio l'Udc, con cui governiamo insieme la regione, ha rotto esplicitamente con quella esperienza di Cuffaro e con quel ceto politico. Mi pare francamente inconcepibile che, uscito dall’Udc, trovi ospitalità da noi. Aggiungo, nella confusione di questi giorni, che un conto è il ceto politico, i gruppi di potere, le clientele, altro sono gli elettori: nella regione dove c’era più grande centrodestra d’Italia sono contento se una parte degli elettori che votavano per loro scelgono di votare per noi, non possiamo certo chiuderci nella ridotta minoritaria. Ma mi preoccupo se una parte di quella classe dirigente pensa di sostituirsi alla nostra: ne avremmo un partito irriconoscibile, un danno per la Sicilia e perderemmo pure per strada molto consenso.
Guerini dice che tutte le polemiche di questi giorni sono strumentali e che il Pd, pure in Sicilia, è un partito di centrosinistra.
Per rimanere tale ho dato mandato per fare una verifica e in questi giorni insedieremo la commissione partito. Scriveremo nuove regole che eviteranno porcherie e ci consentiranno di costruire un partito all'altezza delle sfide future. Toglieremo le incrostazione passate ed i pericoli di quelle future. Ma oltre alle decisioni organizzative, per essere un grande partito di centrosinistra deve avere punti fermi, prima che lei e i suoi colleghi facciano i titoli sulla rottamazione come ultimo capitolo del gattopardo…
Mettiamo qualche punto fisso.
La Sicilia va governata, non redenta, e va governata su basi riformiste. Per anni la sinistra è stata al rimorchio di una certa antimafia pelosa e non disinteressata. Ora è al tramonto, al punto che il procuratore Lo Voi, da grande uomo delle istituzioni, la mette pubblicamente alla gogna in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Palermo. Finita quella stagione in molti scommettono su un malinteso partito della Nazione, il governo per il governo, il potere per il potere, il vecchio che si fa nuovo in una dinamica di trasformismo. Io in Sicilia mi batto a viso aperto per un'alleanza limpida tra Pd e moderati, ma per costruirla è necessario che il Pd sia riconoscibile per linea e cultura politica. Non credo che Renzi immagini di imbarcare ceto politico con che viene da destra, tutt'altro. Il problema è che la Sicilia è piena di gente che fa finta di non averlo capito o, temo, non l'ha capito davvero.
Sta dicendo a Renzi di guardarsi dai suoi, che con operazione spregiudicate annacquano la sua innovazione promessa.
Guardi, io sono per una sinistra aperta e moderna, mi piace la battaglia anti-austerity del governo, pensi che noi abbiamo sostenuto, tra i pochi, il governo sulle trivellazioni e siamo aperti sul ponte sullo stretto. Ma in Sicilia non abbiamo un problema risolvibile solo con le regole: chi vuole fare strada con noi deve aderire ad una linea politica e ad una storia, mi permetterei di dire. Su questo sta anche a Renzi togliere i dubbi a chi fa finta di non capire. Sono convinto che lo farà e che sarà al nostro fianco.

Nessun commento:

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...