Caro Grillo, guaio vero è che il tuo spettacolo non fa ridere
In platea a MIlano pochi applausi, poche risate, nessuna bandiera. Cronaca teatrale di uno spettacolo da crisi di identità
3 Febbraio 2016 - 12:27
Senza slancio. E per molti tratti anche noioso. Lo spettacolo con cui Beppe Grillo è tornato in scena per liberarsi dal suo doppio non azzanna la questione e quindi non la risolve: Grillo è ancora soprattutto un comico, come vorrebbe tornare a essere, o resterà irrimediabilmente vittima del suo ruolo di politico? Lui è ancora nel mezzo. Il pubblico pure: disorientato dalla domanda esistenziale, fatica ad applaudire. Ride poco. Attende di conoscere le prossime mosse. Esce dalla sala dubbioso. Perché, in fondo, il repertorio offerto dal fondatore del Movimento 5 Stelle è sempre lo stesso. Sia che si tratti di ridere sia che si tratti di indignarsi. Qualcuno si spinge a dire, alla fine, che il copione è stato solo un copia e incolla. Quindi chi sarà il nuovo Grillo, se un nuovo Grillo ci sarà?
Il fatto è che Grillo non può più decidere da solo se essere il comico o il politico. Grillo è il suo pubblico, quello che lo va a vedere da vent'anni e quello che lo vota da sei. Il comico e il politico sono talmente simili che i due alla fine dello show sono costretti ad abbracciarsi. Grillo è un simbolo, e il pubblico deve riconoscere in quel simbolo un significato, se vorrà continuare a fidarsi del messaggio. Sia che si tratti del comico per cui pagare un biglietto, sia che si tratti del politico da votare. Ancora il doppio. Lui, il pubblico, lo sta sfidando.
Quelli in platea, a Grillo, vogliono bene. Non erano solo elettori grillini. Non c'era una sola bandiera. Ma che fatica ridere e applaudire
Sul palco del LinearCiak di Milano, Grillo martedì sera ha iniziato litigando con se stesso (non a caso il titolo dello spettacolo e' 'Grillo vs Grillo'). Nelle vesti del comico che reclama la sua libertà ha cercato di dissacrare il suo ologramma in giacca e cravatta che nello spettacolo gli fa fare la parte del leader di partito costretto a giustificarsi per ogni battuta sfuggita dalla bocca: «Ma come ho fatto a finire così?». Grillo ha cercato apertamente anche l'aiuto del pubblico: mandate affanculo me, per una volta, ha chiesto e ottenuto alla fine di questo show scelto come terapia pubblica per curare la schizofrenia del personaggio. Prima, un lungo excursus autobiografico. Dai primi lavori a Genova al cabaret al debutto in televisione alla frase che fece arrabbiare Bettino Craxi tanto da farlo cacciare dalla Rai. Il comico della svolta ambientalista, dei computer spaccati in scena fino alla scoperta del web grazie a Gianroberto Casaleggio. Da lì Grillo racconta un'altra storia, quando il politico prende il sopravvento sul comico, perché c'è da cambiare un Paese che non funziona più. E perché la tecnologia ha aperto nuove strade alla democrazia.
La gente ha fatto la coda sotto una pioggerellina fastidiosa per andare a vederlo. Quelli in platea, a Grillo, vogliono bene. Non erano solo elettori grillini. Non c'era una sola bandiera. Ma che fatica ridere e applaudire il guru che cerca di riavvolgere il nastro della sua vita e ci finisce impigliato più di una volta. Quel repertorio lo conoscevano già infatti tutto, ciò che vent'anni fa sconvolgeva oggi non suscita più nemmeno curiosità. Grillo è apparso stanco, anche nel tono di voce. E troppo dubbioso per convincere gli interlocutori delle sue intenzioni. Anche per 15, 20 minuti alla volta la platea è rimasta (rispettosamente) zitta. È stato dopo un'ora buona di spettacolo che il comico politico (o il politico comico) si è accorto di qualcosa: «Ma vi divertite? Sono pesante?», ha chiesto scendendo fra il pubblico come ai tempi d'oro. Quindi ha preso di mira uno con il telefonino: "Ti ho beccato! Non si può filmare, sennò poi te lo rivendi su Facebook e YouTube. Sei per caso del Pd?". Il teatro si è rianimato un po'.
Risultato. Il Grillo politico non ha azzannato. Non ha parlato da leader, se non quando ha ricordato di volere un reddito universale per sostenere l'economia o quando ha rivendicato di aver portato "persone oneste" nelle istituzioni. Non ha affondato il coltello in nessun argomento, li ha parlato di tutto un po'. Non ha attaccato nessuno. Non ha annunciato una nuova battaglia. Anzi, ha persino concesso che forse l'Expo di Milano non è stato poi un gran danno. Quindi il Grillo politico non ha indignato. Il Grillo comico non ha invece stupito. Ha cercato di fare il verso al suo alter ego. Ma ha solo ripescato vecchi sketch. Un po' poco, alla fine, per scatenare gli applausi. Non sarà un caso che le risate più larghe e sane siano scattate solo sulle parolacce. Poche, anche queste, per la verità.
Il Grillo politico non ha indignato. Il Grillo comico non ha invece stupito. Ha cercato di fare il verso al suo alter ego. Ma ha solo ripescato vecchi sketch
Forse è solo questione di tempo: all'idea di fare un passo di lato, come l'ha definito lui, da leader di un movimento che ha preso il 25% alle elezioni Politiche, bisogna abituarcisi un po' alla volta. Ma quanto era diverso conquistare le piazze in quel ruolo. Solo due anni fa, per le Europee, Grillo era il mattatore per eccellenza. Arrivava protetto da un cordone di attivisti incazzati con i giornalisti. Saliva sul palco ed era una pistolettata per tutti: Renzi, Berlusconi, le banche, il presidente della Repubblica, l'Europa che esalta la burocrazia. Ogni battuta un'ovazione e mezzo voto in più o in meno. Perché era il politico che faceva il comico. Che denudava la realtà. Che esaltava chi non si sente più rappresentato. Dava una speranza.
Sul palco Grillo è stato molto onesto su questo. Lui vuole continuare a esserci: «Non me ne sono andato, io osservo, dobbiamo cambiare questo Paese». Ma ha confessato di essere a disagio, di non riconoscersi più, quasi al culmine di una lunga autoanalisi che il linguaggio della politica, così veloce e spietato anche per effetto di personaggi come lui, non può tollerare a lungo. «Non si può pensare che possa continuare questo casino, del comico e del politico - ha detto -. Voglio tornare ad analizzare la realtà come facevo prima. Ho bisogno di capire chi sono». Anche il suo pubblico lo vuole sapere.
Twitter: @ilbrontolo
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