L’ex contabile nell’interrogatorio si è detto disponibile a versare 1,8 milioni
«Ma vanno tolte le tasse che ho pagato e i 450mila euro dati a Chirichelli»
«Ma vanno tolte le tasse che ho pagato e i 450mila euro dati a Chirichelli»
Antoniazzi: «Pronto
a restituire i soldi»
a restituire i soldi»
di Maria Fiore wPAVIA «Sono pronto a restituire il maltolto». Pietro Antoniazzi, l’ex contabile di Asm Pavia finito agli arresti per peculato insieme a Giampaolo Chirichelli, Claudio Tedesi e Luca Filippi, lo ha detto al gip Erminio Rizzi, durante l’interrogatorio a Torre del Gallo. L’ex responsabile finanziario della società di via Donegani accusato di avere distratto 1,8 milioni di euro dalle casse di Asm Pavia e di averli fatti finire su un conto corrente a lui intestato, si è detto quindi disponibile a riparare al danno provocato all’ente e, di conseguenza, ai cittadini di Pavia. Antoniazzi, però, ha precisato anche che restituirà sì la cifra, ma «al netto delle tasse». Poiché i soldi sono usciti da Asm Pavia come consulenze e pagamenti di lavori da lui svolti, su quei quasi due milioni di euro l’ex contabile ha pagato le tasse. Secondo questo ragionamento, alla cifra calcolata dalla procura come «illecitamente sottratta» dalle casse di Asm, andrebbe quindi sottratto il 22 per cento di Iva e le altre imposte. Ma anche i 450mila euro che Antoniazzi sostiene di avere dato, in contanti e in nero, all’ex presidente di Asm Pavia Chirichelli. In sostanza, l’ex contabile è disposto a restituire solo il denaro effettivamente intascato. A conti fatti, circa un milione di euro, anche se il suo legale, l’avvocato Giovanni Caly, ritiene che la cifra sia molto più bassa. Per prendere i soldi, però, bisogna sapere dove sono. E, da quanto è stato possibile sapere, Antoniazzi non sarebbe stato molto preciso durante l’interrogatorio. Il contabile ha spiegato agli inquirenti che di quella cifra sarebbe rimasto ben poco e ha parlato di non meglio precisate «operazioni imprenditoriali» di cui «c’è anche traccia negli estratti conto della mia banca piacentina». I finanzieri guidati dal colonnello Cesare Maragoni hanno passato quel conto al setaccio, ma non sembrano ancora del tutto soddisfatti. Tanto che la stessa richiesta di custodia cautelare firmata dal procuratore Mario Venditti e dal sostituto Paolo Mazza si conclude con l’elenco delle indagini ancora da fare proprio per ricostruire i flussi di denaro e la destinazione finale delle somme. Antoniazzi ha giurato di non avere conti all’estero e di avere ormai svuotato la cassetta di sicurezza di Lugano da cui avrebbe attinto anche per pagare Chirichelli, ma gli investigatori hanno già avviato rogatorie in Svizzera e Croazia per verificarlo. Nei prossimi giorni, inoltre, gli inquirenti sentiranno, come persone informate sui fatti, funzionari e impiegati sia del Comune che di Asm Pavia. L’esigenza della custodia in carcere, secondo il gip, sta proprio nel pericolo di un condizionamento di questi testimoni, che hanno lavorato a stretto contatto con gli indagati e con i quali «non si possono escludere rapporti di connivenza». A dimostrare la complessità delle verifiche sui soldi basta un dettaglio: come hanno accertato gli inquirenti Antoniazzi, tra i vari conti e depositi a disposizione, aveva in casa una cassaforte con all’interno banconote per mezzo milione di euro.
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