E dopo la grandine ci ritroveremo
Ti mando una cosa che ho scritto di getto per mia moglie. Mia cara Anna, il nostro incontro d’amore su questa terra è durato all’incirca 5.100 giorni. E, di tutti questi, solo i primi tre sono stati liberi dalla tua malattia. Fin dall’inizio è sbocciata fra noi un’intesa formidabile, come se l’accaduto avesse cementato la coppia con la colla del rischio vissuto quotidianamente. Dirlo può sembrare forte, eppure è così: eravamo felici di viverci la vita nonostante la malattia, ma anche in virtù di essa. Abbiamo mescolato passioni e amici, fatto progetti per la nostra vecchiaia, ti ho riempito la casa di figli (del precedente matrimonio), e con loro tu hai saputo costruire un rapporto d’affetto sincero e reciproco, e neppure mediato da me, ma proprio vostro, tuo e loro. In questi anni hai sempre viaggiato controvento, come dice una canzone, vivendo appieno ogni giorno, ogni passione, ogni emozione. Io ti sono stato accanto, prendendo con te tutto il vento contrario, avvolgendoti di amore, risolvendo poco o niente, ma restandoti accanto, perché quello era il mio posto, e di questo sono orgoglioso e felice. La malattia è tornata a tradimento quattro anni fa ma tu, con la tua forza, con il tuo coraggio, con la tua voglia di vivere l’avevi nuovamente sconfitta. Regalandomi ancora tre anni bellissimi. Gli ultimi mesi sono stati per te un calvario, sopportato non solo con dignità, ma con la capacità di offrire ancora e ancora amore a me e ai tanti che ti hanno assistito, e che voglio adesso ringraziare di cuore. Lo scorso 12 aprile era il giorno del nostro anniversario di matrimonio e tu hai cantato per me sussurrando «The Man I Love». Eri già tanto magra, diafana, praticamente un puro distillato di amore. Te ne sei andata serenamente, senza recriminare contro un destino che ti è stato particolarmente crudele. Ora il tuo spirito non è più qui. Ma ti prometto che ci ritroveremo un giorno: non so come, dove e in quale forma, ma un giorno ci ritroveremo. E quel giorno ci abbracceremo e correremo liberi incontro alla vita.
—EUGENIO
***
Agli inizi del millennio ricevetti la lettera di un uomo di mezza età. Scottato da un matrimonio che gli aveva lasciato in eredità dei figli amatissimi e il terrore di rimettersi in gioco, si era rassegnato a trascorrere la seconda parte della vita con il cuore in modalità-inverno. Quand’ecco all’improvviso lei. I suoi modi frizzanti e la sua voce angelica (se la ascoltavi cantare chiudendo gli occhi ti sembrava di sentire l’Antonella Ruggiero dei primi Matia Bazar) avevano compiuto il miracolo.
***
Tre giorni dopo l’inizio della storia la donna aveva ricevuto il responso di un esame di routine e quell’amore appena decollato era stato subito sottoposto a un tremendo vuoto d’aria. L’uomo desiderava chiedere a un osservatore esterno se l’impulso irresistibile che gli percorreva le viscere era riconducibile soltanto alla passione o anche alla compassione.
***
Risposi che, lungi dal compatirli, li consideravo fortunati, perché si erano incontrati proprio quando lui aveva bisogno di lei per tornare vivo e lei di lui per restare viva. Anna & Eugenio non mi hanno smentito nemmeno in seguito, quando ebbi modo di conoscerli sul palco del Salone del Libro di Torino, dove testimoniarono con gli sguardi, ancora prima che con le parole, la forza irresistibile del legame che li univa. Avevano trovato l’uno nell’altra il motivo per contrapporsi al destino nell’unico modo possibile: accettandolo, ma senza rassegnarsi ai suoi verdetti. Erano una vera coppia.
***
Spesso in amore 1 più 1 fa 0. Nel loro caso faceva 3. Diventammo amici e mia moglie seguì da vicino l’evolversi della battaglia di Anna, la sua capacità di affrontare la malattia senza lasciarsene peggiorare nel carattere, anzi traendo dalle difficoltà lo stimolo per evolvere. Quanto c’era da imparare da quei due. Cinque minuti passati con loro illustravano l’amore meglio di un trattato. E di cinque minuti in cinque minuti, tutti vissuti al massimo dell’intensità, Anna & Eugenio sono arrivati al traguardo.
***
Non so dirti, caro amico, se vi ritroverete da qualche parte. So però che non vi siete mai persi, nemmeno quando su di voi grandinava forte, e che il vostro amore è immortale per la semplice ragione che il fiato gelido della morte non è riuscito ad annullare l’energia che le tue parole hanno ancora il potere di trasmetterci.
—EUGENIO
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Agli inizi del millennio ricevetti la lettera di un uomo di mezza età. Scottato da un matrimonio che gli aveva lasciato in eredità dei figli amatissimi e il terrore di rimettersi in gioco, si era rassegnato a trascorrere la seconda parte della vita con il cuore in modalità-inverno. Quand’ecco all’improvviso lei. I suoi modi frizzanti e la sua voce angelica (se la ascoltavi cantare chiudendo gli occhi ti sembrava di sentire l’Antonella Ruggiero dei primi Matia Bazar) avevano compiuto il miracolo.
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Tre giorni dopo l’inizio della storia la donna aveva ricevuto il responso di un esame di routine e quell’amore appena decollato era stato subito sottoposto a un tremendo vuoto d’aria. L’uomo desiderava chiedere a un osservatore esterno se l’impulso irresistibile che gli percorreva le viscere era riconducibile soltanto alla passione o anche alla compassione.
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Risposi che, lungi dal compatirli, li consideravo fortunati, perché si erano incontrati proprio quando lui aveva bisogno di lei per tornare vivo e lei di lui per restare viva. Anna & Eugenio non mi hanno smentito nemmeno in seguito, quando ebbi modo di conoscerli sul palco del Salone del Libro di Torino, dove testimoniarono con gli sguardi, ancora prima che con le parole, la forza irresistibile del legame che li univa. Avevano trovato l’uno nell’altra il motivo per contrapporsi al destino nell’unico modo possibile: accettandolo, ma senza rassegnarsi ai suoi verdetti. Erano una vera coppia.
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Spesso in amore 1 più 1 fa 0. Nel loro caso faceva 3. Diventammo amici e mia moglie seguì da vicino l’evolversi della battaglia di Anna, la sua capacità di affrontare la malattia senza lasciarsene peggiorare nel carattere, anzi traendo dalle difficoltà lo stimolo per evolvere. Quanto c’era da imparare da quei due. Cinque minuti passati con loro illustravano l’amore meglio di un trattato. E di cinque minuti in cinque minuti, tutti vissuti al massimo dell’intensità, Anna & Eugenio sono arrivati al traguardo.
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Non so dirti, caro amico, se vi ritroverete da qualche parte. So però che non vi siete mai persi, nemmeno quando su di voi grandinava forte, e che il vostro amore è immortale per la semplice ragione che il fiato gelido della morte non è riuscito ad annullare l’energia che le tue parole hanno ancora il potere di trasmetterci.
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