Delrio: vogliamo continuare, ma non abbiamo paura di votare nel 2016
Alla Festa de l’Unità, il ministro chiede al parlamento di “metterci in condizione di continuare le riforme”. Squinzi attacca il sindacato: “È un elemento di ritardo”
“Noi non stiamo al governo a tutti i costi, ci stiamo se riusciamo a governare”. Comincia a scricchiolare la linea tenuta fin qui dal governo, secondo la quale la fine della legislatura restava fissata alla scadenza naturale del 2018. A sorpresa, a mettere in discussione – seppur velatamente – questo mantra è Graziano Delrio, solitamente uno dei componenti del governo più cauti nelle dichiarazioni pubbliche.
Dal palco della Festa nazionale de l’Unità di Milano, dove si confronta con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il ministro delle infrastrutture spiega di “ritenere sbagliato per il paese che si interrompesse l’attività del governo, ma è il parlamento che decide, non noi”. Il suo sembra un ultimatum a chi, a cominciare dalla minoranza del Pd, sembra voler mettere un freno all’attività dell’esecutivo: “Il presidente del consiglio non ha paura di andare a votare e nemmeno io”. Quindi “non ha senso” andare a votare già nel 2016, ma questo “se il parlamento ci mette in condizione di continuare le riforme”.
Con Squinzi il clima è disteso, tanto che il presidente di Confindustria alla fine del dibattito scherza: “A questo punto non mi resta che chiedere di iscrivermi al Pd”. E, scesi dal palco, Delrio e il segretario del Pd milanese Pietro Bussolati si avvicinano a lui con una tessera in mano: il siparietto si conclude tra i sorrisi e, naturalmente, nessuna iscrizione. Poi il ministro, che anche nella Capitale si muove notoriamente in bicicletta, va a fare un giro in risciò tra gli stand della festa.
Il presidente di Confindustria chiede al governo di “aiutarci a far crescere il mercato interno” per consentire agli imprenditori di tornare a investire per sostenere la crescita e anche la ripresa dell’occupazione. “Siamo pronti a farlo”, garantisce. Squinzi ammette che la lieve crescita economica registrata negli ultimi mesi “non è ancora merito nostro, ma della congiuntura internazionale”, perché l’Italia non ha ancora fatto abbastanza per andare avanti sulle proprie gambe.
E il leader degli industriali individua subito quello che per lui rimane un ostacolo: “Condivido quello che il premier ha affermato più volte, che il sindacato nel nostro paese è stato più volte un elemento di ritardo“. Il tentativo di cercare una sponda in merito nell’esecutivo viene però lasciato cadere nel vuoto da Delrio, che preferisce concentrarsi sul taglio delle tasse promesso dal governo e possibile grazie al fatto che “in Europa non siamo più osservati speciali”.
Nessun commento:
Posta un commento