Non c’è argine che tenga. Migliaia di migranti sfondano i muri di filo spinato in Macedonia. E il Mediterraneo è ormai un corridoio di disperati. Con l’Europa poco più che spettatore
di GIOVANNA TOMASELLI
Chilometri di mare, muri e filo spinato non fermano la forza più grande dell’uomo: la disperazione. Il Paese cuscinetto della Macedonia, passaggio obbligato tra la Grecia e poi la Serbia e l’Ungheria, è stato letteralmente invaso da diverse centinaia di migranti che hanno sfondato il cordone di sicurezza disposto dal Governo di Skopje. Il tentativo di alleggerire la pressione alle frontiere autorizzando il passaggio di 700 persone non è servito. Dopo aver passato una notte all’aperto e sotto la pioggia migliaia di siriani, pakistani e somali hanno forzato le barriere e sono riuscite a passare. Inutili tutti i tentativi di resistenza, a partire dal raddoppio del filo spinato e del lancio di bombe assordanti per spaventare l’onda senza fine di migranti. La Macedonia attacca duramente l’Unione europea, di fatto assente proprio come con l’Italia e la Grecia.
E l’assalto non si ferma nemmeno nel Mediterraneo. Oggi altre tremila persone a bordo di ventidue scafi alla deriva sono state soccorse dalle navi italiane che stazionano a largo delle coste libiche. Un boom di richieste d’aiuto alle quali diventa sempre più difficle dare risposta. Alcuni dei barconi, come sempre sovraffollati e con i passeggeri trasportati in condizioni inumane, sarebbero partiti anche dall’Egitto, a dimostrazione che ormai tutti i Paesi del continente africano sono una immensa piattaforma di partenza per questo esodo senza ostacoli e senza fine.
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