domenica 30 novembre 2014

Un partito azienda come il partito di Berlusconi.

«Beppe mi diceva: “I voti non contano, bastano i click”»

29/11/2014 - di 

Nel day after il botto si sente eccome: sui giornali pioggia di delusione e indignazione dei deputati rimasti fuori dal cerchio magico dei magnifici 5. Il racconto della solitudine di un guru sempre più deluso, stanco e irritato. E l'altra faccia del Movimento, quella in Parlamento, ora cammina sulle proprie gambe. Ma soprattutto, sulle proprie urla. Quelle che spaventano persino i passanti in strada (VIDEO)

«Beppe mi diceva: "I voti non contano, bastano i click"»
Il day after la bomba nel Movimento 5 stelle è forse quello che Grillo si aspettava. Rabbia, delusione, fiumi di inchiostro sui giornali e una sola convinzione: i 5 piacciono solo a quei 5 (oltre che a lui).
Ad aprire le danze della ribellione, su Repubblica, è proprio quell’Artini miccia della rivolta. Così racconta i concitati momenti in cui si sono trovati, lui e chi lo difendeva, a chiedere a Grillo udienza a casa sua
«È assurdo Beppe, siamo qui, aprici ». Lui è uscito, ha fatto varcare ai tre il cancello, ma li ha tenuti un’ora e mezzo lì fuori, al buio, ben lontani dalla porta di casa. E intanto, furibondo, pensava: «Basta».
Ma non basta
«Ha fatto una parte indegna -racconta Artini – parlava dei clic sul sito, diceva che ci sono milioni di visualizzazioni e che i voti non contano. Poi mi ha detto di non preoccuparmi, che tanto rimango deputato. Allora gli ho detto vaffanculo, Beppe. Vai a cagare»
La delusione è tanta, e lo racconta anche la deputata Mucci, sempre sulle pagine di Repubblica: noi siamo fedeli, dice, ma la Fede vera, quella è un’altra cosa e non c’entra con la democrazia. Il punto è sui cinque nomi proposti per il dopo Grillo, nomi che in un certo senso deludono l’ala “democratica” del Movimento, e rappresentano la summa di decine di riunioni “di parte” a Milano, dove solo i falchi avevano accesso, scatenando le invidie degli altri. E poi una frase, prima del boom, quella dello scandalo vero: “Prima bisogna fare pulizia”. Una pulizia dalle “mele marce” voluta anche dall’altro Dio di questo Movimento a due teste che ora se ne ritrova cinque, Gianroberto Casaleggio. Che stando sempre al racconto del quotidiano, avrebbe forzato e dato il permesso di forzare le regole per guidare una pulizia necessaria per la fase due. Qualsiasi essa sia.
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DI CLICK E DI GOVERNO - Ma ormai il Movimento ha due facce ben precise, oltre che tutte queste teste, e rischia di mostrarlo nei prossimi giorni. Di scissione si parla già da ieri, ma in Parlamento, dove risiede la faccia grillina che vuole governare il paese, o quantomeno cambiarlo a colpi di leggi e non di click, il malumore si esprime in silenzi e urla. I silenzi, quando entrano i cinque probiviri scelti dal Guru per la successione. Le urla, tutto il resto del tempo. E anche i turisti se ne accorgono
L’UOMO SOLO E’ SOLO – Ma il vero volto di questo botto, che stavolta hanno sentito tutti, è quello di un Grillo sempre più stanco, tradito dalle sue stesse speranze, che negli ultimi mesi aveva quasi “abbandonato” la sua creatura al proprio destino, sentendo il peso del malumore crescente nella base e nel paese fino a quel “vai via” sentitosi dire nella sua Genova. Persino la moglie Parvin, racconta Repubblica, lo avrebbe pregato di smettere. E dover chiamare la polizia per “difendersi” dai suoi deve essergli sembrato troppo. Decisamente troppo.

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