BEPPE GRILLO PERDE LA BROCCA ED EVITA DI SUGGERIRE LA TATTICA VINCENTE AI SUOIScritto da Germano Milite Lunedì, 25 Marzo 2013 22:23
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L'Editoriale di Germano Milite
Con il suo ultimo post “schizzi di merda digitali”, Grillo ha deciso di interpretare il ruolo (molto poco dignitoso e controproducente) dell’adolescente spocchioso, paranoide e permaloso. La sintesi del delirante intervento è semplice: chiunque lo critichi è inesorabilmente, sempre e comunque un lestofante. O è un venduto, o un idiota o un troll pagato da qualcuno per contestare il suo incontestabile verbo. In ogni caso, è indegno d’ascolto e confronto e non rappresenta la voce del popolo ma solo quella della vecchia partitocrazia e dei medium cattivoni. A questo punto c’è da chiedersi il prossimo post come si intitolerà. Qualcosa del tipo: “In verità vi dico”? Ma sul serio un leader politico che ha già infranto la più grande ed importante promessa (quella del fantomatico portale per realizzare la fatata democrazia diretta) può utilizzare un simile linguaggio, avere un simile atteggiamento e sputare giornalmente sul volto di chi ha osato non votarlo o lo ha votato e lo contesta?
ANALFABETISMO DEMOCRATICO
E poi il filosofo Paolo Becchi che paventa scenari spaventosi e raccapriccianti a causa della “vecchia partitocrazia” su quali libri ha studiato? Non sa che il Pd, per quanto lui possa detestarlo, è un partito da 9 milioni di voti? E che nel sistema democratico che lui invoca con tanto ardore e purismo non lo si può ignorare o distruggere? Idem per tutte le altre formazioni politiche che si vorrebbero annientare dalla sera alla mattina, come se ci trovassimo in V per Vendetta e stessimo giocando alla rivoluzione giacobina (o a qualle hitleriana). Cosa hanno in mente gli “intellettuali” del Cinque Stelle è difficile saperlo, anche perché di intellettuali veri nel movimento non ce ne sono (i più intelligenti, capaci, carismatici e liberi vengono immediatamente epurati a causa del terrore della prima donna Grillo di perdere le luci della ribalta e di non poter manipolare agevolmente). O meglio si intuisce ma fa paura ed è quanto di più antidemocratico e monocolore ci si potesse aspettare: cancellare dal paese chi non condivide la loro fede. Non voti Grillo? Meriti il rogo e lo sberleffo pubblico perpetuo (che poi di troll, influencer e propagandisti Casaleggio ne assume da tempo). Sono tutti uguali, tutti corrotti e devono andare tutti a casa o ancor meglio “fuori dalle palle”. Però attenzione che, come vedremo, chi di qualunquismo populista ferisce, di qualunquismo populista poi perisce.
IL BURATTINO CRIMI
Ora tutto il succo dei neoeletti grillici finiti in Parlamento è espresso (purtroppo) dal confusissimo e mollissimo capogruppo al Senato Vito Crimi. Come dimenticare infatti una delle più grandi prodezze del nostro: dopo il voto pro Grasso di alcuni suoi colleghi, il mitico capogruppo osa esprimere una sua idea spontanea (tra l’altro sacrosanta ed in linea con l’articolo 67 della Costituzione ) commentando così:“Voto per Grasso al Senato segno di libertà”. Era un modo per darsi sempre e comunque ragione come il vate di Genova ha tentato di insegnare ma nascondeva, magari per caso, pericolosi segnali di libertà intellettuale e ragionamenti pregni di buon senso. Così il buon Crimi parla con Grillo e, dopo 4 ore, da bravo bimbo obbediente rettifica e stravolge tutto: "Siamo stati ingannati dalle vecchie volpi della politica, confermo le parole di Grillo, voto per Grasso violazione del regolamento 5 Stelle, chi ha votato Grasso può considerarsi fuori". E questo è il "portavoce" al Senato. Roba che nemmeno Angelino Alfano con Silvio Berlusconi. Gli altri non parlano quasi mai, quando lo fanno perdono voti e, se volessimo essere qualunquisti pure noi, potremmo dire che devono già andare tutti a casa.
UN SUGGERIMENTO SPASSIONATO AI NEOELETTI GRILLINI
Ma noi che non siamo così elementari ed emotivi nell’espressione dei giudizi vogliamo dare a questi ragazzi così facilmente manipolabili, mansueti e modesti nelle qualità politiche ma non nel linguaggio e nei modi l’opportunità di rifarsi alla grande e di dimostrarsi più evoluti di un automa pre-programmato per dire sempre e comunque “si padrone”. Eh si perché, quello che il buon Grillo si guarda bene dal rivelare alla sua base, è un ragionamento che i meno verginelli di politica hanno fatto fin dal primo giorno dopo le elezioni. Non servono intellettuali, non servono premi Nobel e neppure grandi politologi. Basta connettere qualche neurone e fare due calcoli per capire che:
- Se il M5S vota la fiducia al Pd e agisce come fa in Sicilia, o il Pd evita di approvare leggi porcata magari utilizzando la fiducia, o tali leggi non passano, il Cinque Stelle può richiedere la mozione sfiducia, Il Pdl la vota con gioia, si torna alle elezioni e i grillini prendono almeno il 40% avendo fatto vera opposizione e non mero ostruzionismo ottuso.
- Se il Pd prova a far passare leggi poco in linea con il programma del Movimento, prima ancora della mozione di sfiducia, i grillini possono presentare tutti gli emendamenti del caso per migliorare il testo e renderlo più vicino alle proprie istanze. Anche questo significherebe fare opposizione e quindi politica e non demagogia spiccia da vendicatori de noiantri.
Questi ragionamenti, però, si possono fare ad una condizione non trascurabile: avere capacità e competenze per leggere, interpretare e scrivere disegni di legge ed emendamenti. I neoeletti di Grillo, come loro stessi hanno ammesso, non hanno però questa possibilità e quindi si limitano a farsi teleguidare dai due leader ricciolutiche non si sono mai candidati e che mai nessuno ha votato. Un bel paradosso, quindi, che porta all’inevitabile e rovinosa battaglia ostruzionista tipica di chi sa reggere forconi ed intonare slogan ma è incapace di riscrivere la storia senza le indicazioni dei capoccia. La truppa grillica è frastornata ma la speranza per chi è un minimo preoccupato della sorte degli italiani è che si risveglino subito dal torpore del burattino medio e comincino a chiedere una semplice cosa al comico di Genova: la fantomatica piattaforma che servirebbe a sfruttare la tanto decantata “intelligenza colletiva”, a raccogliere pareri anche molto competenti e a realizzare quel salto rivoluzionario verso una democrazia realmente partecipativa e cittadini che sarebbero sul serio portavoce di altri cittadini e non degli ennesimi uomini-marketing che vendono fin quando l’indignazione è alta e la voglia di vendetta esplode.
QUANDO CASALEGGIO TOLLERAVA I COMMENTI CRITICI
Intanto, in conclusione e tornando al pezzo delirante del non leader, una perla che val la pena leggere e discutere: “Se Grillo scrivesse delle assurdità, sarebbe immediatamente bersagliato da centinaia di commenti negativi e rivedrebbe le sue posizioni. Di Pietro per esempio aveva detto che non avrebbe votato la fiducia a Monti e sul sito ha ricevuto migliaia di commenti negativi con la base in rivolta. Alla fine ha cambiato idea e la fiducia l’ha votata. Ma se Grillo esce con un post e la maggior parte dice “bravo”, “bene”, giusto”… evidentemente ha detto una cosa che il Movimento apprezza. Viceversa sarebbe bersagliato dai commenti”. Questo è un commento di Gianroberto Casaleggio risalente al novembre 2011. Evidentemente, però, il “guru” si è reso conto che la rete è buona solo quando ti acclama e, se osa contraddirti, è brutta, cattiva, venduta e va ignorata. Berlusconismo 2.0 benvenuto e al diavolo “la voce del popolo”; tanto c'è il buffone, l'ennesimo, che urla per tutti.
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