domenica 7 maggio 2017

Uno dei più grandi intellettuali degli ultimi due secoli!!!!! Ma mi faccia il piacere!!!!!!!

Maduro paciere, ultima perla del grande pensatore Di Maio

M5S
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Per risolvere il caos libico il vicepresidente grillino della Camera vorrebbe assegnare il ruolo di mediatore al dittatore venezuelano che sta reprimendo con la violenza le manifestazioni di piazza
 
Mister congiuntivo si prende sul serio. Troppo, per le sue scarse conoscenze geopolitiche. Approfittando della sua visita negli Stati Uniti, irrompendo ad Harvard, il vicepresidente della Camera, nonché papabile primo ministro “pentastellato”, l’onorevole Luigi Di Maio, si è avventurato in un mondo a lui sconosciuto,un po’ come quello della grammatica e dei testi universitari.
Al bravo collega de La Stampa, Paolo Mastrorilli, è toccato l’ingrato compito di sollecitare il Di Maio su temi estremamente impegnativi legati ai dossier più caldi della politica estera. Il risultato è sconsolante. L’intervistatore ci prova a prendere sul serio lo “Stranamore” grillino, lo incalza con domande puntuali, sollecita riflessioni. Uno dei temi più scottanti, e cruciali per l’Italia, riguarda la Libia.
Cosa sia oggi il Paese nordafricano è cosa risaputa: uno Stato fallito, con due governi, uno solo dei quali riconosciuto internazionalmente, oltre 250 tra milizie e tribù in armi, parti del territori sotto il controllo di organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani. E sullo sfondo, potenze globali e regionali che sponsorizzano questo o quel signore della guerra, puntando alla tripartizione della Libia e al controllo, diretto o indiretto, delle sue ancora ingenti ricchezze petrolifere. L’Italia da tempo, e a ragione, ha puntato sulla soluzione politica e sul rafforzamento del Governo di Accordo nazionale presieduto da Fajez al-Serraj.
Si può discutere se sia stata la scelta vincente, ma l’alternativa sarebbe stata quella, sciagurata, di avventurarsi in u n’altra impresa militare, bissando la follia della guerra a Gheddafi. Ora, Di Maio dice la sua. E spara sentenze senza capo né coda. Una raffica di astruserie che, per fortuna, sono inapplicabili, ma che se lo fossero aprirebbero l’anticamera dell’inferno a qualche centinaia di chilometri dalle nostre coste.
Annota Di Maio: i Paesi occidentali che hanno interessi petroliferi nel Paese (dunque anche l’Italia) non sono credibili per mettere insieme le tribù e le varie comunità locali. Ecco, in poche righe, “Stranamore”di casa nostra cancella anni di lavoro diplomatico, azzera il tutto. Che vi sia un Governo riconosciuto internazionalmente, che siano stati firmati gli Accordi di Skhirat in Marocco, che sia in atto, anche su iniziativa italiana, un tentativo di accordo tra Serraj e l’uomo-forte della Cirenaica, il generale Haftar, tutto questo sfugge al leader del M5S, semplicemente non esiste (o forse lui non ne è a conoscenza, il che per chi sguazza nel mondo delle “f a k e”e della post verità è la stessa cosa).
Ma guai a dire che Di Maio sa solo criticare e non proporre. Perché lui una proposta su come porre fine al caos libico ce l’ha e come… Quale? Eccola: «Noi proponiamo una conferenza di pace che coinvolga sindaci e tribù, mediata da Paesi senza interessi, tipo quelli sudamericani del gruppo Alba». I Paesi sudamericani che mediano sulla Libia!!! Tra i membri del “gruppo Alba”, che dunque Di Maio chiamerebbe a far da mediatore in Libia, c’è il Venezuela di Maduro, Paese in rivolta contro il presidente-dittatore a cui è tanto cara la mediazione da far sparare contro i manifestanti che reclamano libertà e democrazia. Siamo allo sproloquio su argomenti esplosivi senza un briciolo di cognizione. Afferma Gigino il “m a d u r i a n o”: Serraj non è un capo legittimato dalle tribù o dai libici. E chi lo sarebbe? Quale sarebbe l’alternativa? Una indicazione, per favore. Niente. Zero assoluto.
L’importante, sostiene “Stranamore” di casa nostra, è mettere attorno ad un tavolo chi conta davvero. Ineccepibile. Ma, bontà sua, potrebbe anche tracciare un identikit di chi “conta”… Di Maio non lo dice, ma forse, vista la sua passione storica per il Venezuela, pensa proprio a Maduro. O magari a Raul Castro. Ma non basta. Prendendosi molto sul serio Di Maio spiega anche che, se i “pentastellati”andranno al Governo,magari con lui a Palazzo Chigi e Di Battista alla Farnesina, l’Italia non ci penserebbe due volte prima di ritirare le truppe da tutte la aree in crisi nel mondo e ridurre il contributo economico alla Nato.
È cosa risaputa, ma non a Di Maio, che le missioni all’estero sono internazionalmente riconosciute come il fiore all’occhiello dell’Italia: dal Libano all’Afghanistan, dal Kosovo all’Iraq. Basta, andiamo via, proclama Di Maio, finendo miseramente ridicolizzato da uno studente (a proposito, l’Univer sità di Harvard non si è mai sognata di invitarlo, a farlo è stata un’associazio – ne di studenti). L’ultima chicca, il vicepresidente in assenza di laurea perché non vuole approfittarsi della sua carica, è una fase che non resterà nella storia ma in un Twitter sì: «Alleati e non sudditi degli Usa». Qualcuno lo faccia sapere a Trump. Per timore, potrebbe disertare il G7 di Taormina

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