Studiare tanto e imparare poco: il gap digitale della Scuola italiana
ISTRUZIONE
Una recente ricerca OCSE afferma che gli studenti italiani studiano tanto (a casa) ma imparano poco al contrario dei loro colleghi del Nord Europa: il responsabile è il digital divide della scuola italiana
di Paolo Ferri, università Bicocca di Milano
Una recente indagine dell’OCSE rileva come gli studenti italiani siano, nel mondo, tra i più “afflitti” dai compiti a casa. I nostri studenti delle medie superiori trascorrono, infatti, quasi nove ore la settimana a fare i “compiti” contro una media Ocse di 4,9 ore. E' il dato più elevato tra i paesi dell'area.
Fig. 1 Tempo dedicato ai compiti a casa dagli studenti dell’Area OCSE
Altro dato interessante: l'Italia si distingue anche per il maggior divario, nei risultati, tra gli studenti socio-economicamente avvantaggiati che dedicano ai compiti a casa circa undici ore per settimana - e quelli con una famiglia meno abbiente che non vanno oltre le sei ore. E' la differenza maggiore dell'intera Ocse. In questo modo anche la disparità di performance tra “ricchi” e "poveri" è tra le più elevate del mondo. In Italia, genitori e famiglie che hanno il tempo, la preparazione o le disponibilità ed economiche per fare studiare di più i ragazzi a casa hanno perciò figli più preparati e con più opportunità rispetto alle famiglie più svantaggiate, cosa che accade di meno in altri paesi OCSE.
Ma perché gli studenti italiani che studiano il doppio a casa di quelli finlandesi, e coreani non hanno gli stessi risultati scolastici ad esempio in matematica? Finlandesi e coreani che svettano nelle classifiche sulle competenze scolastiche, dedicano, infatti, allo studio in media meno di tre ore la settimana, meno della metà degli italiani. Anche Inglesi, Francesi e tedeschi hanno risultati migliori in matematica e studiano a casa molto meno dei nostri studenti!
Fig. 2 Prestazioni degli studenti di quindici anni nell’area OCSE in Matematica (punteggio di riferimento 500 punti). Rapporto OCSE PISA 2012.
L’OCSE stessa fornisce la risposta a questo mistero della scuola italiana. Dopo circa quattro ore la settimana di “compiti” a casa, il tempo in più investito sui libri ha effetti trascurabili sulla performance; nel caso dei nostri studenti cinque ore di compiti a casa sono inutili!
Altre caratteristiche del sistema scolastico di un paese, come la qualità dell'istruzione, l’infrastrutturazione tecnologica e l'organizzazione delle scuole hanno un'importanza maggiore. Ora è proprio su questo che vogliamo porre l’accento. In Finlandia, ad esempio, viene investito in istruzione, formazione e ricerca il 7,1 del PIL in Italia, un risibile 0,8 per cento. Ma è a livello metodologico e tecnologico che il gap tra la scuola italiana e quelle più avanzate è davvero elevato. I nostri insegnati sono molto preparati ma lavorano all’interno di un sistema che presenta elementi di radicale inefficienza, rispetto a quelli dei nostri cugini OCSE. Io credo che molte di queste difficoltà potrebbero essere superate elevando drasticamente il tasso di digitalizzazione dell’infrastruttura scolastica: vediamo perché.
L’assenza di infrastruttura tecnologica impedisce di cambiare la didattica
Come abbiamo più volte rilevato in questa sede, infatti, e secondo i dati forniti anche dal documento governativo La buona scuola in Italia solo il 9%, secondo le stime più ottimistiche, delle classi è connesso ad internet. Nei paesi con i migliori risultati nei test OCSE-PISA, questa percentuale supera sempre l’80%. Noi crediamo che essere “connessi” in classe offra agli insegnati e agli studenti un insieme di opportunità molto maggiore più rispetto a insegnati e studenti che si trovano a operare in classi “non connesse”. Analizziamo più in dettaglio le differenze:
a) Accesso diretto a contenuti disciplinari che possono fare la differenza
Il semplice accesso a Internet in classe offre la possibilità di accedere a una quantità di contenuti on-line e di ambienti di apprendimento disciplinari free disponibile on-line che evidentemente non posso che migliorare il tasso di preparazione e di motivazione degli studenti. Nel caso della matematica, oggetto dell’indagine OCSE-PISA cui ci riferiamo, la differenza è lampante. Ad esempio chi ha accesso a Internet in classe può usufruire e utilizzare le “classi virtuali” i video, e i contenuti del progetto Khan Accademy. Si tratta di un'organizzazione educativa no profit creata nel 2006 da Salman Khan, un ingegnere statunitense originario del Bangladesh. L'obiettivo dichiarato, di questo progetto è quello di "fornire un'educazione di alta qualità a chiunque, dovunque", il sito dell'organizzazione raccoglie (a metà del 2013, oltre 4000 video-lezioni, caricate attraverso You Tube),che toccano un'ampia gamma di discipline; in particolare la matematica ma anche la fisica, la chimica, la biologia, l’astronomia, l’economia. Ciascuna lezione dura all'incirca dieci minuti ed è corredata di esercizi e di tracce di lavoro da svolgere nella classe virtuale che ciascun docente può crearsi gratuitamente. I contenuti di Khan Accademy sono disponibili anche in versione italiana a questo indirizzo https://it.khanacademy.org
b) Risparmio di circa il 60% sui contenuti per l’apprendimento
Nei paesi più sviluppati gli studenti non devo più portare a scuola pensanti cartelle piene di libri cartacei che nella maggior parte dei casi vengono utilizzati sono in minima parte. Gli studenti vanno a scuola solo con un notebook o un tablet che garantisce loro l’accesso sia all’ambiente virtuale/registro elettronico della scuola che ai contenuti digitali per l’apprendimento creati e prodotti dagli editori specificamente per i supporti digitali. Negli USA e nel Regno Unito il risparmio per le scuole e le famiglie si aggira, appunto, intorno al 60%, ove scelgano la versione digitale degli Handbook per la scuola. Questo perché gli editori anglosassoni e del Nord Europa hanno deciso autonomamente al contrario di quelli di casa nostra di farsi sul serio concorrenza sul nuovo supporto digitale come dimostra il market place on-line Course Smart. E’ ovvio ed evidente a tutti il vantaggio e non solo quello per le schiene degli studenti, ma soprattutto quello per il budget delle istituzioni formative e delle famiglie;
c) Gestione diretta dei compiti da parte degli insegnanti: meno ore di lavoro a casa per genitori e studenti
E’ veniamo al punto che ci interessa di più in questo contesto e cioè il problema dei “compiti a casa” da cui siamo partiti. E’ chiaro che nei paesi dove Internet e le metodologie didattiche attive legate all’utilizzo delle tecnologie in classe sono più diffuse (Ferri, P. Come sarà la scuola dei veri Nativi Digitali? Il futuro nella flipped classroom) minore è il numero di ore che vengono dedicate ai “cosiddetti” compiti a casa. Come accade appunto in Finlandia e Corea e negli altri paesi ad alta integrazione delle tecnologie nei sistemi di apprendimento. L’adozione, infatti, di metodologie didattiche attive, riduce drasticamente la quota di apprendimento nozionistico necessario agli studenti. Il “lavoro dello studente” si trasforma in lavoro di ricerca e approfondimento, guidato, in classe o a casa, dall’insegnate. La barriera tra casa e scuola viene abbattuta attraverso l’adozione di Ambienti virtuali per l’apprendimento che permettono all’insegnate di gestire direttamente il lavoro a casa degli allievi. In questo modo gli studenti “attivati” e attivi sulla rete e in classe non debbono più passare ore a casa a studiare, per lo più a memoria, i contenuti spiegati in classe dall’insegnate. A scuola e con la guida dell’insegnate lavorano concretamente a risolvere problemi, applicando i principi del learning by doing di Dewey.
Conclusioni
Siamo partiti da un problema molto sentito dai genitori italiani quello dell’eccesso di compiti a casa rispetto al risultato scolastico segnalato dall’OCSE. Ricordiamoci che secondo le stime delle associazioni dei consumatori le “ripetizioni” costano ai genitori italiani tra i 150 e 200 milioni di euro all’anno (tutti in nero!) e siamo pervenuti ad una conclusione interessante. Anche in questo caso un uso “sensato” e metodologicamente corretto delle tecnologie digitali per l’apprendimento può risolvere sia il problema dei week end di genitori e studenti che quello dei budget familiari investito in libri cartacei e in ripetizioni. Con i 150 milioni risparmiate in “ripetizioni” forse anche gli stipendi dei docenti italiani - i più bassi d’Europa - potrebbero essere aumentati e resi più dignitosi, migliorando in questo modo anche la preparazione dei nostri studenti che studiano tanto e apprendono poco o comunque molto meno di quanto potrebbero.
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