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ROMA - L'Italicum è a un passo dal varo finale al Senato, previsto per domani alle 17. Dopo un intoppo che ha ritardato l'inizio dei lavori di un paio d'ore a causa della chiusura dell'aeroporto di Linate, che ha impedito la partenza dei senatori provenienti da Milano, l'aula di Palazzo Madama ha approvato i due emendamenti a prima firma della senatrice Pd Anna Finocchiaro e dei capigruppo della maggioranza. Si tratta del cuore stesso della nuova legge elettorale che tornerà poi in terza lettura alla Camera, ossia le modifiche che recepiscono i punti del Patto del Nazareno (tra cui premio di maggioranza, con l'attribuzione di 340 seggi alla Camera, alla lista che vince e non alla coalizione e soglia di sbarramento in ingresso al 3% per i partiti). Il via libera è al primo dei due emendamenti è arrivato con 177 sì, 64 no e 2 astenuti.

Dopo poco è passato anche il secondo, quello che porta, tra l'altro, dal 37% al 40% la soglia per il premio di lista. I sì sono stati 166, i no 62 e 1 astenuto. Poco più di venti i senatori della minoranza Pd che non hanno partecipato al voto.

SCHEDA: Come funziona l'Italicum

Diritto di voto agli studenti Erasmus. Da segnalare, inoltre, un importante traguardo raggiunto dalla legge elettorale. Dopo le polemiche, rinfocolate in occasione delle ultime elezioni del 2013, finalmente anche gli studenti Erasmus avranno diritto di voto. E' passato infatti quasi all'unanimità l'emendamento del senatore Pd Roberto Cociancich che consente di votare per posta ai cittadini italiani che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovano per un periodo di almeno tre mesi all'estero. L'emendamento è stato approvato con 235 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astenuti. "Possono votare per corrispondenza nella circoscrizione estero, previa opzione valida per un'unica consultazione elettorale - recita l'emendamento - i cittadini italiani che, per motivi di lavoro, studio o cure mediche, si trovano, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento della medesima consultazione elettorale, in un Paese estero in cui non sono anagraficamente residenti".

ArchivioErasmus e voto, la grande mobilitazione del 2013

Anche il premier Renzi non ha nascosto la sua soddisfazione su Twitter:

E così, mentre la Grecia ha festeggiato il trionfo del leader di Syriza, Alexis Tsipras, in Italia il Parlamento è andato avanti spedito sulle riforme, prima dello stop imposto dall'inizio del voto per l'elezione del Capo dello Stato, programmato per giovedì alle 15.

LO SPECIALE QUIRINALE

Riforme costituzionali alla Camera. Alla Camera è proseguito senza scosse l'iter del ddl Boschi sul superamento del bicameralismo paritario e sul Titolo V, monostante l'ostruzionismo abbozzato dal Movimento 5 Stelle e i mal di pancia dentro Forza Italia, con dissidenti soprattutto sul voto che ha confermato il no all'introduzione nella Costituzione del presidenzialismo.

I lavori dovrebbero proseguire fino a tutto mercoledì per poi essere sospesi giovedì. La discussione sul disegno di legge - con il conseguente voto finale - riprenderà dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Fra gli articoli approvati, particolare rilievo ha assunto il dibattito sugli emendamenti all'art. 21, quello relativo all'innalzamento del quorum per l'elezione del Capo dello Stato. E' stata questa l'occasione per uno scontro all'interno del composito (di maggioranza e di opposizione) schieramento di centrodestra e soprattutto in Forza Italia, con numerosi deputati azzurri che non hanno seguito le indicazioni di partito votando contro.

L'articolo stabilisce che - restando ferme le prime tre votazioni per le quali è previsto il raggiungimento dei due terzi dell'assemblea - per l'elezione del presidente della Repubblica dal quarto voto (e non dal quinto) il limite richiesto sia di tre quinti dell'assemblea e dal settimo (non più dal nono) il quorum sia dei tre quinti dei votanti.

Successivamente è stato approvato l'articolo 22, secondo il quale è il presidente della Camera a esercitare le funzioni del presidente della Repubblica nel caso in cui questi non possa adempierle, mentre al presidente del Senato spetta convocare e presiedere il Parlamento in seduta comune. E' toccato poi all'approvazione degli articoli 23 e 24 dove si prevede, fra l'altro, che il presidente della Repubblica possa sciogliere la sola Camera dei deputati.

Con il varo del successivo articolo 25 viene stabilito che sarà la sola Camera dei deputati ad avere il potere di dare fiducia (o di revocarla) al governo.
Confermata anche la soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel). Via libera, inoltre, all'abolizione delle Province. Con 334 voti favorevoli e 119 voti contrari, infatti, l'Aula di Montecitorio ha approvato l'articolo 29 del ddl riforme, che modifica l'articolo 114 della Costituzione, e abolisce dalla Carta le Province.