Maria Elena Boschi scrive al Fatto sulla storia della Banca dell’Etruria, di cui il padre è vice presidente, e del decreto sulle Banche Popolari partorito dal CDM la settimana scorsa e sul quale sarebbe stato corretto astenersi dal partecipare, visto il palese conflitto d’interesse.
La lettera della Boschi:
Caro Direttore, il suo quotidiano, in un articolo del 25 gennaio, si rammarica del fatto che io non mi sia astenuta durante il voto in Consiglio dei ministri sul Dl che riguarda la trasformazione delle Banche Popolari in Spa. Non mi sono astenuta, è vero,ma prima di gridare allo scandalo basterebbe capire il perché: non mi sono astenuta semplicemente perché non ero presente a quella riunione del Consiglio dei Ministri. E non ho partecipato perché ero impegnata in Parlamento nel percorso di riforme costituzionali e sulla legge elettorale”.
E la replica di Davide Vecchi del Fatto:
Prendiamo atto della comunicazione del ministro, anche se fonti autorevoli vicine al governo, presenti al Cdm del 20 gennaio, ci hanno confermato la sua partecipazione. A ogni seduta i ministri vengono registrati in un verbale che però non viene reso pubblico. Ricordiamo al ministro Boschi l’esistenza della legge Frattini che regola i conflitti d’interessi e prescinde dalla presenza o meno del ministro. La legge riguarda tutti i politici che, con una posizione di rilievo o d’influenza, utilizzano i propri poteri per spingere il legislatore ad approvare oppure a modificare una legge che li può coinvolgere. Come nel caso della Banca Etruria di cui il ministro è azionista e suo padre vicepresidente.
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