Altro che peso: gli immigrati valgono in Italia l’8,8 % del Pil
Secondo i dati del rapporto sull'immigrazione della Fondazione Migrantes gli stranieri danno al nostro Paese molto più di quanto si possa credere
Gli immigrati in Italia valgono l’8,8 per cento del Pil, a riprova di come con il loro lavoro diano al nostro Paese più di quanto ricevano. Altro che un peso. Questo il dato che emerge dal ventiquattresimo rapporto sull’immigrazione curato dalla Fondazione Migrantes, dedicato a Expo 2015. Si tratta di un valore importante, generato da persone che sono attori di uno sviluppo registrato in molti ambiti dell’economia, sopratutto nell’alimentazione per il loro impegno nelle campagne e nella raccolta di frutta e ortaggi, per rimanere fedeli al tema dell’esposizione universale in corso a Milano.
IMMIGRATI IN ITALIA, QUANTI SONO -
Nel rapporto della Fondazione Migrantes si sottolinea come in Italia il più delle volte si sente parlare degli immigrati come coloro che “chiedono”, come “gente a cui dare” perché “in stato di bisogno”. Per questo si è deciso di mostrare ciò che l’Italia e gli Italiani ricevono dagli immigrati che hanno scelto o continuano a scegliere il territorio italiano come meta di emigrazione. Lo studio si è occupato di verificare la situazione degli immigrati in Italia con una specie di censimento che ha confermato come, a inizio 2014, su 60.782.668 italiani, 4.922.085 fossero stranieri, per un valore percentuale rapportato alla popolazione italiana dell’8,1 per cento. Di questi, il 53,7 per cento sono donne.
MIGRANTI IN ITALIA PER LAVORARE -
Secondo le stime dell’Istat per l’inizio del 2015, in Italia dovrebbero essere residenti al momento 5 milioni e 73 mila stranieri, per una percentuale rispetto alla popolazione totale dell’8,3 per cento. Al primo gennaio 2014 il totale dei permessi di soggiorno rilasciati ammontano a 3.874.726, con una riduzione rispetto all’anno precedente del 2,9 per cento. Di questi il 49,2% riguardano donne. Per quanto riguarda i motivi dei soli permessi di soggiorno a termine, quantificati in 1.695.119, il 48,2 per cento di questi riguarda il lavoro, seguito dalla famiglia (40,8 per cento). si conferma la prevalenza dei motivi di
lavoro (48,2%) e di famiglia (40,8%). Al terzo posto, con il 4,8 per cento, c’è il motivo legato alla richiesta di asilo e di protezione umanitaria.
lavoro (48,2%) e di famiglia (40,8%). Al terzo posto, con il 4,8 per cento, c’è il motivo legato alla richiesta di asilo e di protezione umanitaria.
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IN ITALIA IMMIGRAZIONE GIOVANILE -
L’immigrazione italiana è prevalentemente giovane. Il 23,9 per cento dei permessi riguarda minori di 17 anni. A seguire c’è la fascia d’età compresa tra i 35 ed i 39 anni (11,7 per cento) e dai 30 ai 34 (11,6 per cento). A livello di nazionalità, si conferma al primo posto la presenza romena (22 per cento), seguita da quella albanese (10,1 per cento) e quella marocchina (9,2 per cento). A livello territoriale è opportuno sottolineare come la presenza degli stranieri è più marcata in tre regioni del Nord (Lombardia con il 22,9 per cento, Emilia-Romagna con il 10,9 per cento e Veneto con il 10,5 per cento) ed una del Centro (Lazio con il 12,5 per cento, a causa della presenza di Roma, intesa come polo attrattivo). Insieme queste quattro regioni raccolgono il 57 per cento della popolazione straniera residente in Italia.
I MATRIMONI TRA IMMIGRATI -
Nel 2013 in Italia sono state celebrati 26.080 matrimoni con almeno uno sposo straniero. Quelli “misti” hanno superato quota 18.000 mentre il resto delle unioni (7.807) riguarda l’unione tra due stranieri. Si riducono ulteriormente a 4.587 nel caso che uno dei due sposi sia residente in Italia. I matrimoni misti-misti più diffusi sono celebrati tra i rumeni, tra i nigeriani e tra i cinesi. Le famiglie con almeno un componente straniero sono 1.828.338.
IMMIGRATI E LAVORO -
Per quanto riguarda la forza lavoro, nel primo semestre 2014 gli occupati stranieri erano 2.441.251. Di questi il 66,7 per cento (1.627.725) erano lavoratori extra-Ue. Rispetto al 2013 i dati sull’occupazione degli stranieri sono in crescita. La maggiore rilevanza è da trovarsi nel settore dei servizi collettivi e personali (39,3% sul totale degli occupati nel settore), degli alberghi e ristoranti (19,2%), delle costruzioni (18,0%), dell’agricoltura (17,1%), dell’industria in senso stretto (10,5%) e del trasporto (10,3%).
IMMIGRATI E ISTRUZIONE -
Per quanto riguarda la scuola, Nell’anno 2013/2014, gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono stati 802.785, di cui 415.182 nati in Italia. Si tratta di un dato in aumento del 2,1 per cento rispetto all’anno precedente. Il valore massimo dell’incidenza degli alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica si ha in Emilia Romagna (15,3%), seguita da Lombardia e Umbria (14,0%). Il Lazio è al 9,3 per cento mentre i dati relativi alle regioni del Sud sono decisamente inferiori, con la Sardegna all’ultimo posto con il 2,2 per cento. Nell’anno scolastico 2013/2014, la scuola primaria accoglie la maggiore quota di
alunni stranieri: 283.233 che corrisponde al 35,3% del totale. Nello stesso periodo la Lombardia è stata la regione che ha accolto nelle proprie scuole la maggiore quota di alunni stranieri (24,6%).
alunni stranieri: 283.233 che corrisponde al 35,3% del totale. Nello stesso periodo la Lombardia è stata la regione che ha accolto nelle proprie scuole la maggiore quota di alunni stranieri (24,6%).
IMMIGRAZIONE E CRIMINALITÀ -
Relativamente alla criminalità prima di leggere i dati è opportuno, continua la Fondazione Migrantes, tenere conto della legge repressiva in materia d’immigrazione. Queste favoriscono la caduta, o la ricaduta, nella condizione di irregolare. Il crescente allarmismo sociale, spesso diffuso dai media, alimentato dall’idea di un immigrato invasore piuttosto che di una risorsa, aiuta l’idea dello straniero “potenziale criminale”. Dal 2000 al 2011, le denunce nei confronti di stranieri sono aumentate del 339,7%, passando da 64.479 a 283.508, mentre il corrispondente aumento dei detenuti si è ridotto al 55,1 per cento (da 15.582 a 24.174).
IMMIGRATI E CARCERE -
Dal 1990 al 2013 c’è stato un aumento costante del numero dei detenuti stranieri
rispetto a quelli italiani. Questi ultimi sono però ancora la maggioranza per quanto riguarda i condannati definitivi. Gli italiani sono il 66,2 per cento dei detenuti complessivi mentre per gli stranieri la quota scende al 57,9 per cento. Gli stranieri godono però di minore attenzione per quanto riguarda la concessione di pene alternative. A fine 2014 dei 51.492 condannati che hanno usufruito di pene alternative al carcere solo il 17,6 per cento erano stranieri. Il 41,2 per cento degli imputati è straniero contro il 31,2 per cento degli italiani. Per quanto riguarda i reati commessi dagli stranieri, oltre al mancato rispetto degli obblighi di espulsione, al primo posto con il 77,9 per cento ci sono i reati connessi alla prostituzione. La principale nazionalità degli stranieri detenuti è quella marocchina (16,9 per cento), seguita da quella rumena (16,2 per cento) e da quella albanese (14 per cento).
rispetto a quelli italiani. Questi ultimi sono però ancora la maggioranza per quanto riguarda i condannati definitivi. Gli italiani sono il 66,2 per cento dei detenuti complessivi mentre per gli stranieri la quota scende al 57,9 per cento. Gli stranieri godono però di minore attenzione per quanto riguarda la concessione di pene alternative. A fine 2014 dei 51.492 condannati che hanno usufruito di pene alternative al carcere solo il 17,6 per cento erano stranieri. Il 41,2 per cento degli imputati è straniero contro il 31,2 per cento degli italiani. Per quanto riguarda i reati commessi dagli stranieri, oltre al mancato rispetto degli obblighi di espulsione, al primo posto con il 77,9 per cento ci sono i reati connessi alla prostituzione. La principale nazionalità degli stranieri detenuti è quella marocchina (16,9 per cento), seguita da quella rumena (16,2 per cento) e da quella albanese (14 per cento).
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