Matteo Renzi, la Corte dei Conti chiede l’archiviazione
Al Presidente del Consiglio veniva imputato un danno erariale risalente al 2006, quando era Presidente della Provincia
La Procura presso la Corte dei conti della Toscana ha ribadito in aula la richiesta di archiviazione per tre accusati, fra cui il premier Matteo Renzi, nella causa contro altri quattro soggetti, tutti dirigenti della Provincia di Firenze, di cui Renzi all’epoca era presidente, accusati di un danno erariale tra 200 mila e 800 mila euro, danno conseguenza della loro nomina a direttore generale nel periodo 2006-2009. Renzi era coinvolto in quanto fu lui a firmare le nomine. Per questo gli è stato contestato il danno erariale.
LA SENTENZA ENTRO STASERA - Per i quattro il vice procuratore regionale Acheropita Mondera Oranges ha confermato le accuse già espresse in precedenti atti, archiviando le posizioni di Renzi, dell’assessore Tiziano Lepri e del dirigente dei servizi finanziari Rocco Conte. I giudici contabili della sezione giurisdizionale toscana, il presidente Ignazio Del Castillo ed i giudici Carlo Greco e Angelo Bax, quest’ultimo relatore, sono riuniti in Camera di consiglio dopo l’udienza di oggi e decideranno entro stasera. Tuttavia la sentenza non sarà depositata prima di 60 giorni.
L’ACCUSA - Nella vicenda la procura contesta l’illegittimità della delibera con cui quattro dirigenti della Provincia diventarono direttori generali, secondo un’inedita impostazione collegiale del ruolo di direttore generale dell’ente, fino a quel momento ricoperto da una sola persona. In particolare, secondo il vice procuratore Mondera Oranges ripreso dall’Ansa, tutto questo, oltre a essere illegittimo, causò un aggravio di costi alle casse dell’ente provinciale. Lo svantaggio economico dipendeva dal fatto che i dirigenti divenuti direttori generali, in quel momento in organico alla Provincia come dipendenti a costi minori, vennero messi in aspettativa e riassunti con un più oneroso contratto di diritto privato.
LA VERSIONE DEI QUATTRO DIRIGENTI - Nell’udienza il collegio giurisdizionale ha citato in giudizio Matteo Renzi, Tiziano Lepri e Rocco Conte, insieme ai quattro dirigenti già accusati, in via principale, fin dall’inizio del procedimento, sulla base di un’istanza dei difensori dei quattro dirigenti. I difensori hanno sostenuto che la decisione di attribuire le competenze del direttore generale a quattro dirigenti non fu iniziativa autonoma della parte amministrativa dell’ente, ma, come riportato dall’avvocato Domenico Iaria,
«fu una decisione presa dall’apparato amministrativo insieme ai responsabili politici. C’e’ stato un concorso della struttura amministrativa e della parte politica»
LE PAROLE DEL DIFENSORE DI MATTEO RENZI - Il difensore del Presidente del Consiglio, Alberto Bianchi, dal canto suo ha commentato:
«La citazione di Matteo Renzi da parte dei giudici è nulla. Semmai c’è una violazione del diritto di difesa visto che non saprei su cosa dover argomentare»
L’avvocato ha poi aggiunto che Renzi, all’epoca Presidente della Provincia, «non poteva essere citato» dai giudici se non in casi eccezionali che «non vedo sussistere». Al termine dell’udienza Bianchi ha spiegato ai giornalisti «la domanda fatta dalla procura con la nuova citazione non contiene nessuna accusa nei confronti di Renzi quindi non vedo come possa essere condannato». In camera di consiglio il collegio deve valutare anche gli effetti di una querela di falso che l’avvocato difensore di uno dei 4 dirigenti, Duccio Traina, ha annunciato per far accertare come nacque la delibera contestata, cioè chi fu a proporla e come venne istruita: se venisse ammessa, rischia di inchiodare il processo contabile per lungo tempo e verrebbe rinviata la stessa decisione che i giudici potrebbero prendere stasera. (Photocredit copertina Roberto Monaldo / LaPresse)
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