LEGNINI: L’ABBAGLIO DI TRAVAGLIO
12 settembre 2014
Travaglio si è espresso. Legnini, nominato ieri membro laico del Csm, e probabile prossimo vicepresidente dell’organo di autogoverno della magistratura, non sarebbe la scelta giusta perché politico, membro dell’attuale governo, avvocato di montagna e, giusto perché i primi amori non si scordano mai, amico di Silvio Berlusconi.
Andiamo in ordine, il nostro dice che Matteo Renzi si è spinto laddove neanche Berlusconi ha osato, nominando vicepresidente del Csm un membro della propria maggioranza politica e archiviando così quella stagione in cui la vicepresidenza veniva concessa alle forze di opposizione. Non è esattamente così: le nomine di Capotosti nel 1994, di Rognoni nel 2002 e di Vietti nel 2010 Berlusconi le ha subite perché frutto di un equilibrio raggiunto all’interno del Csm, dove l’ex Cavaliere notoriamente non godeva di largo consenso.
Inoltre, a Travaglio, come di consueto, gli piace fare l’anima candida quando ricorda, giustamente, che per la prima volta un membro di un governo in carica diventa vicepresidente del Csm, dimenticandosi di dire però un’altra parte di verità: nella storia del Csm sono molti i casi di politici affermati e già ministri che hanno solcato l’ingresso di Palazzo dei Marescialli.
In ultimo, sarebbe frutto di un accordo che prevede “il via libera di Berlusconi”. E con chi avrebbe dovuto parlare Renzi se non con la forza che è la maggiore tra le componenti parlamentari d’opposizione di quelle disponibili al dialogo? Sicuramente non con il M5S, riottoso ad ogni tipo d’interlocuzione istituzonale. E poi, stiamo parlando dello stesso M5S che quando ha potuto ha legittimamente conquistato tutte le vicepresidenze di commissione, senza rispettare la proporzionalità con le altre forze d’opposizione. E le “magistrarie”? Il membro laico dei grillini – Felice Besostri – è stato scelto con il contributo determinante del popolo della rete?
Dice, infine, che Renzi può riuscire laddove Berlusconi ha fallito e su questo concordiamo: Renzi può fare la riforma della giustizia, che Berlusconi non ha potuto e saputo fare. Perché Renzi ha le mani pulite e perché ha saputo ridare dignità e speranza alla politica. La nomina del garantista Legnini è una riscossa della politica, il segno più evidente che un ex sindaco di Roccamontepiano – piccolo comune della provincia di Chieti, incastonato alle pendici della Maiella – può andare a presiedere tra le più grandi caste del paese. E, contribuire, da quella posizione, con l’arte della mediazione e della competenza politica che gli è riconosciuta, a quell’interlocuzione indispensabile tra poteri dello stato.
Insomma, altro che commissariamento politico, questo è lo scatto di reni di una politica genuflessa che aveva ceduto alla magistratura un potere di supplenza ed interferenza ben più grande di quello che la politica stessa, pure invadente e pachidermica, ha esercitato dal giorno dopo la morte di Aldo Moro.
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