Trasferito De Falco, il simbolo positivo del naufragio della “Concordia”
L’ufficiale che intimò a Schettino di tornare a bordo lascia l’incarico operativo di Livorno e passa a un ufficio amministrativo. «Sono amareggiato». Una interpellanza parlamentare
25/09/2014
FABIO POZZO
Amarezza per Gregorio De Falco, il capitano di fregata divenuto famoso per la telefonata con il comandante Schettino in cui gli intimò di tornare a bordo. L’ufficiale lascia l’incarico operativo.
De Falco ai tempi del naufragio della Costa Concordia era a capo della sezione operativa e dallo scorso anno aveva assunto l’incarico di caposervizio operazioni della Direzione Marittima di Livorno, passato agli onori della cronaca per la famosa frase con cui aveva detto al comandante della Costa Concordia Schettino di ritornare a bordo: «Vada a bordo cazzo».
A fine mese l’ufficiale prederà servizio nel suo nuovo incarico, sempre in seno
alla Direzione marittima di Livorno. «Proprio stamani ho avuto notizia dal comandante Faraone che lascio il servizio operazioni e vengo destinato ad un ufficio di carattere amministrativo. Sono abbastanza amareggiato, perchè da dieci anni la mia ragione professionale e’ l’operativa, ma sono un militare» ha spiegato lui stesso, durante una conferenza stampa per la presentazione dell’annuale esercitazione di Protezione civile che vede coinvolte le misericordie della Toscana.
Il parlamentare Pd Federico Gelli ha annunciato un’interrogazione al ministro Maurizio Lupi per sapere la ragione di questa scelta. «Il ministero dei Trasporti chiarisca la vicenda della rimozione del comandante Gregorio De Falco - spiega Gelli - dal settore operativo della Capitaneria di Livorno e il suo trasferimento ad un ufficio amministrativo. Nel pieno del processo sul naufragio della Costa Concordia, è opportuno chiarire se ci siano motivazioni particolari dietro questa scelta».
«De Falco ha gestito in prima persona - spiega Gelli - nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 le fasi cruciali dei soccorsi dopo il naufragio della nave all’Isola del Giglio ed ha ricevuto per questo anche l’encomio solenne della Marina Militare. Sui mezzi di informazione di tutto il mondo è diventato il simbolo dell’Italia che prova a dare un’immagine diversa rispetto ad un disastro del genere. Questa rimozione, per la quale il comandante si sarebbe detto amareggiato, merita gli opportuni chiarimenti pubblici, anche per fugare eventuali sospetti che la possano collegare allo svolgimento del processo di Grosseto».
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