RECESSIONE
Iva, il rincaro colpisce le famiglie più povere
Allarme Cgia: aggravi maggiori per i nuclei meno abbienti e numerosi.Istat: precari sottopagati del 25%.
Gli effetti negativi dell'aumento di un punto percentuale dell'Iva ordinaria attualmente al 21% ricadranno in particolar modo sulle famiglie meno abbienti e più numerose. Lo ha rilevato la Cgia di Mestre secondo la quale i calcoli sono inequivocabili.
RETRIBUZIONI PIÙ BASSE A RISCHIO.L'incidenza percentuale del rincaro della tassa sugli acquisti sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. Inoltre, a parità di reddito, i nuclei familiari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.
NO ALL'AUMENTO DELL'IVA. «Questa ipotesi va assolutamente scongiurata», ha osservato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia, «non si possono penalizzare le famiglie più numerose e in particolar modo quelle più povere. Nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie consumatrici italiane ha toccato il -4,8% e la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici».
IN PERICOLO I CONSUMI. Per Bortolussi se dal 1 luglio l'aliquota ordinaria del 21% dovesse salire di un punto «subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ancor di più il quadro economico generale. È vero che l'incremento dell'Iva costa 4,2 miliardi di euro all'anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna».
RETRIBUZIONI PIÙ BASSE A RISCHIO.L'incidenza percentuale del rincaro della tassa sugli acquisti sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. Inoltre, a parità di reddito, i nuclei familiari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.
NO ALL'AUMENTO DELL'IVA. «Questa ipotesi va assolutamente scongiurata», ha osservato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia, «non si possono penalizzare le famiglie più numerose e in particolar modo quelle più povere. Nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie consumatrici italiane ha toccato il -4,8% e la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici».
IN PERICOLO I CONSUMI. Per Bortolussi se dal 1 luglio l'aliquota ordinaria del 21% dovesse salire di un punto «subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ancor di più il quadro economico generale. È vero che l'incremento dell'Iva costa 4,2 miliardi di euro all'anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna».
Simulazione del rincaro su tre tipologie familiari
Le simulazioni realizzate dalla Cgia riguardano tre tipologie familiari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e due figli a carico). Per ciascun nucleo sono state prese in esame sette fasce retributive. In relazione alla spesa media risultante dall' indagine Istat sui consumi delle famiglie, su ognuna è stato misurato l'aggravio di imposta in termini assoluti e l'incidenza percentuale del rialzo dell'Iva su ciascun livello retributivo.
CALCOLATE LE DETRAZIONI. Nella proiezione si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell'aumento dell'aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20 mila euro, del 4,1% per quella da 25 mila euro e dell'8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest'ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall'Istat nell'ultima rilevazione su base nazionale.
CALCOLATE LE DETRAZIONI. Nella proiezione si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell'aumento dell'aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20 mila euro, del 4,1% per quella da 25 mila euro e dell'8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest'ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall'Istat nell'ultima rilevazione su base nazionale.
Ecco alcune tipologie
SINGLE. L' incidenza percentuale del rincaro dell'Iva sullo stipendio netto annuo si farà sentire maggiormente per le fasce meno abbienti. Infatti è dello 0,29% su un reddito annuo di 15 mila euro, cala allo 0,27% su un reddito annuo di 55 mila euro. In termini assoluti l'aumento di imposta cresce man mano che aumenta il livello retributivo. L'aggravio oscilla tra i 37 e i 99 euro.
DIPENDENTE CON MOGLIE E FIGLIO A CARICO. In questo caso l'incidenza percentuale dell'aumento è inversamente proporzionale al livello di reddito. È dello 0,33% per un reddito annuo di 15 mila euro e scende allo 0,30% per un reddito di 55 mila euro. In termini assoluti l'aggravio d' imposta, man mano che cresce il reddito, sale da 51 a 113 euro.
MOGLIE E DUE FIGLI. Anche in questa tipologia familiare l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva è inversamente proporzionale al livello di reddito. Si attesta allo 0,34% su un reddito annuo di 15 mila euro, cala fino a toccare lo 0,31% su un reddito di 55 mila euro. Man mano che cresce il reddito, la maggiore Iva annua passa, in termini assoluti, da 61 a 120 euro.
Sabato, 25 Maggio 2013
1 commento:
Si doveva evitare l'aumento dell'IVA e detassare il lavoro non pensare a far risparmiare l'IMU a Brunetta.
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