"Il più classico degli schemi: attaccano la persona non il merito delle cose" Pierluigi Battista non si scompone, agli insulti che ha ricevuto in queste ore dal blog di Grillo sembra non voler dare troppa importanza: "Di certo - racconta all'Huffpost - la mia professionalità non viene intaccata dal giudizio di un Vito Crimi o di una Roberta Lombardi, loro che passano un intero giorno a discutere se cacciare o no un loro senatore (Marino Mastrangeli) perché ha partecipato a un programma televisivo invece di occuparsi di problemi seri, ma per favore".
Ancor meno l'editorialista del Corsera si scompone di fronte all'appellativo 'maggiordomo': "che poi - dice - è come dire servo del potere. Negli anni '70 le Brigate Rosse ci definivano pennivendoli".
A riceve insulti è abituato dunque, forse ora in tempi di socialità e condivisione sulla rete l'unico vero problema è far fronte alla quantità: "Su Twitter in queste ore me ne hanno dette di tutti i colori: "Venduto, leccaculo, lecchino, mercenario di merda, pagato da noi e così via, in fondo anche in questo caso lo schema è sempre quello: Grillo dice una cosa e i grillini - perché checche se ne dica questo sono discepoli di un capo - lo ripetono nello stesso modo e nelle stesse forme".
"Che sia chiaro io non nego il confronto, chiunque può criticare liberamente il lavoro mio e dei mie colleghi, ci mancherebbe. Io non sono per le cose ecumenche classiche, però con loro il conflitto non è più sul merito delle cose. Insultano la persona, la umiliano. Prendete il caso della Gabanelli, prima votata come candidata alla presidenza della Repubblica e poi insultata e definita una traditrice per un servizio in cui raccontava alcune contraddizioni sul movimento",
Alla domanda se risponderà nel merito delle accuse, risponde così: "E perché mai, oggi come tutti gli altri giorni tornerò a fare il mio lavoro, scriverò un articolo da giornalista libero in un giornale libero".