La Camera ha aperto un’indagine sui 5 milioni di euro versati al Movimento 5 Stelle e in particolare sulla gestione di questi fondi, gestiti da Grillo, in contrasto con le norme di Montecitorio. Lo rivela oggi il quotidiano “Il Giornale”, secondo cui la formazione ha rinunciato ai rimborsi elettorale ma non a un “gruzzolo ben più consistente” nelle disponibilità del movimento.
A Montecitorio hanno sollevato il caso sull’utilizzo di questi fondi Pd e Sel. I partiti avrebbero inviato lettere alla presidente della Camera Laura Boldrini e la presidenza ha allertato gli uffici interessati.
Pd e Sel – secondo il quotidiano – scrivono che c’è un margine di notevole ambiguità nell’utilizzo dei fondi parlamentari, perché lo statuto grillino prevede una gestione da mano esterna, ovvero da Grillo.
Secondo lo statuto del Movimento della Camera e del Senato, infatti,  “organizzazioni, risorse e strumenti sono definite da Beppe Grillo, nella sua qualità di garante e rappresentante del MoVimento 5 Stelle, anche al fine di assicurare l’individuazione di personale particolarmente qualificato”.
Sarà quindi Grillo a gestire anche le risorse, oltre che la struttura, dell’attività di comunicazione, compresa nelle spese del gruppo rimborsate dai cittadini.

La lettera presentata da Sel è firmata dal tesoriere, Sergio Boccadutri. Il deputato chiede di introdurre un emendamento al regolamento della Camera. “La ratio – scrive – è quella di evitare che le risorse possano essere utilizzate per finanziare surrettiziamente l’attività politica del partito o del movimento di cui costituisce espressione il gruppo parlamentare”.