È il giorno di Siena, è il giorno del Monte dei Paschi, è il giorno nel quale il mirino si può spostare sul Pd. Facile attaccare Silvio Berlusconi e la pletora dei suoi impresentabili, più difficile far passare il ritornello del “non ci hanno voluto far governare”. Così il Movimento 5 stelle coglie l’occasione delle elezioni amministrative di Siena per schierare le proprie bocche da fuoco contro i Democratici su un terreno nel quale ha da sempre vita facile.
Così, in attesa del comizio di Beppe Grillo previsto per stasera alle 19.00, a metà mattina una delegazione di parlamentari grillini è scesa in sala stampa alla Camera e ha annunciato: “Abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla banca senese”. Presenti Roberta Lombardi, Mara Mucci, il senatore Carlo Martelli. Ma a tenere in mano il pallino è stato Massimo Artini, che ha seguito da vicino tutta la vicenda. “Non basta il lavoro svolto dalla magistratura – ha spiegato l’onorevole toscano – perché molte delle domande che ruotano attorno alla banca e che necessitano di una risposta esulano da un aspetto prettamente giudiziale”.
Quali, e perché necessitano di una Commissione parlamentare? Mucci ha provato a riassumerne alcune in un’interpellanza urgente diretta alla presidenza del Consiglio: “Quali sono i motivi di urgenza che inducono ad una modifica rapida dello statuto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena? Quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intende assumere il governo al fine di tutelare la Fondazione Monte dei Paschi di Siena come patrimonio nazionale e più in particolare garantire lo storico legame tra i senesi e l'istituto menzionato?”. Inoltre Mucci e i co-firmatari di domandano “se si ritenga opportuno che l'approvazione dello Statuto, da parte del ministero dell'economia e delle finanze, sia sospesa fino a quando le vicende giudiziarie che interessano i vertici della Banca Monte dei Paschi di Siena siano concluse o, in alternativa, successivamente alle elezioni amministrative del comune di Siena”.
Già, le elezioni. Perché domenica e lunedì si celebrerà la battaglia per la municipalità di Siena, che altro non è che uno scontro tra un sistema di potere che cerca di perpetrarsi innovandosi e chi vorrebbe far saltare il tavolo una volta per tutte. “Il problema è che la nostra è una città affiliata e succube a cosche di potere, come purtroppo accade in tante città meridionali”. A sostenerlo è Mauro Aurigi, che in Mps mise piede nel 1957 come sindacalista, e che dagli anni ’90 ha iniziato a criticarne in modo sferzante il sistema di gestione. In pochi se ne sono accorti, ma c’era anche lui quando Grillo prese la parola davanti agli azionisti della banca.
Un caso? Affatto. Aurigi da molti anni offre al Movimento 5 stelle gran parte dei fondamenti tecnici sui quali impostare la critica alla dirigenza della banca. “Al punto che un giorno mi ha chiamato Gianroberto Casaleggio – racconta – e mi ha chiesto di pubblicare un e-book”. Detto fatto, ecco ‘Mps, un amore lungo mezzo millennio finito in tragedia’, pubblicato dalla Adagio, la costola web del comparto editoria della Casaleggio&Associati.
Aurigi si schernisce: “Non sono un esperto, quelli che sanno veramente le cose dovrebbero finire in galera”. Ma un’idea ce l’ha, ed anche piuttosto chiara: “Se la quotazione di borsa iniziale fosse stata mantenuta, oggi avremmo una banca che varrebbe 60miliardi di euro. Invece ne vale 2”.
L’origine di tutti i mali? “La privatizzazione. Ha sradicato un’istituzione che faceva dell’attaccamento dei suoi dipendenti alla città una delle sue fortune, e che in virtù di quell’amore avrebbero respinto le operazioni spericolate fatte in questi anni”. Complice del disastro la classe politica locale: “Ma ormai del Pci delle origini in questo contesto non c’è nulla. Sono solo arrampicatori sociali spaventosi, che si nascondono dietro un’etichetta di partito”. Cosche di potere, per l’appunto. Per slegarsi dalle quali Grillo ha sempre prospettato una soluzione ben precisa, ribadita oggi in conferenza stampa da Martelli: “L’unica via è quella della nazionalizzazione”.
Intanto, però, c’è una fascia tricolore da conquistare. “L’arrivo di Grillo a Siena sposterà uno o due punti percentuali, ma il ballottaggio purtroppo è lontano”, spiega Aurigi. Poche ciance per il candidato grillino Michele Pinassi, dunque, lontano dalla coppia di sfidanti di Pd e Pdl. Secondo il senese qualche settimana i numeri erano diversi: “Eravamo al 22%, rischiavamo di vincere”. Le cose sono poi cambiate, ma non a Siena: “Hanno inciso le questioni romane: settimane a parlare di scontrini, e quella cretina della Lombardi che è andata a dire a Bersani che sembrava di stare a Ballarò invece di farci un governo insieme e provare a cambiare le cose”. Troppi errori dunque: “Niente a che vedere con quello che fanno i politici di solito, ma dai duri e puri a Roma ci si aspettava di più”.
Nel giudizio di Aurigi conterà forse un ventennio di tessera Pci in tasca (“l’ho restituita e mai ripresa nell’84, alla morte di Enrico Berlinguer”), perché i grillini senesi non paiono molto ben disposti a cambiare il paese con il Pd. Almeno a sentire quel che dicono della loro città e della banca. La discussione sul tema è lunga 42 pagine e di giudizi lusinghieri sui Dem se ne trovano ben pochi.