sabato 25 maggio 2013

Noi che abbiamo vissuto la nostra vita con onestà e serietà. Noi che abbiamo vissuto senza alcuna raccomandazione e senza ricevere piaceri da nessuno. Noi che siamo stati contro i corrotti e gli incapaci. Noi dobbiamo prendere lezioni da quattro grillini supponenti che sono incapaci di pensare in termini politici.


L'INTERVISTA

Danny il rosso e Grillo: «Commette gli errori del 68»

È stato l'ideologo del Maggio francese. Ha predicato l'anticapitalismo. Oggi crede solo nel futuro dell'Unione europea. E mette in guardia il leader del M5s. Lettera43.it incontra Cohn-Bendit.

di Giovanna Faggionato
da Strasburgo
Nei corridoi circolari intorno alla torre del parlamento europeo, dove gli uffici dei deputati si ripetono uguali come celle di insetti operosi fino al 15esimo piano, la porta di Daniel Cohn-Bendit è tra le prime cui bussare.
I capelli stopposi e indomati si sono imbiancati. Gli zigomi invece sono rimasti rossi, accalorati e rubicondi come il velluto del divano addossato alla parete.
Dan il rosso, l'incarnazione del '68 francese, ha il viso stanco, ma lo spirito battagliero.
LA «RIVOLUZIONE UNITARIA». Ebreo, nato in Francia e poi emigrato in Germania, espulso da Parigi per 'attività sediziosa' dopo la rivolta di maggio con un divieto di soggiorno durato un decennio, Bendit ha l'Europa unita iscritta nella biografia.
Eurodeputato verde dal 1994, con i Die Grünen di Berlino prima e con Europe-Écologie Les Vertes di Parigi, ha coltivato in qualità di vicepresidente dei Verdi il progetto degli Stati Uniti europei, a fianco di compagni con una storia tutta diversa dalla sua. Per esempio i liberali di Guy Verhofstadt, con cui ha scritto il suo manifesto per la «rivoluzione unitaria», la trasformazione delle istituzioni continentali.
IL RIFIUTO DEI PARTITI. Il passato però continua a inseguirlo. Non si sono mai sopite le polemiche sul suo libro Grand Bazar, in cui racconta l'esperienza di educatore in una scuola materna alternativa degli Anni 70, facendo allusione a giochi sessuali con i bambini (da lui poi sempre negati).
E la sua vita politica è rimasta coerentemente tempestosa. Dopo aver festeggiato il 68esimo compleanno, il 4 aprile, ha annunciato di non volersi più candidare. Nel suo ultimo pamphlet, poi si chiede provocatoriamente se sia necessario «sopprimere i partiti politici».
«VOTARE IL NIENTE». Quando l'immaginazione sembrava capace di prendere il potere, Bendit si dichiarava anticapitalista, anarchico, anti-autoritario e molto altro ancora. Oggi di quella veemenza pasionaria gli è rimasto l'eloquio impetuoso e irridente.
Insulta anche il Dio in cui non crede, prima di sbottare: «Se continuiamo così tra 30 anni nessuno Stato europeo farà parte del G8. La Francia sarà per il mondo quello che è oggi il Lussemburgo per l'Europa». E poi conclude con uno sberleffo: «Bene, il Lussemburgo è un posto magnifico, davvero formidabile».
DOMANDA. Quindi ora quello che conta è stare nel gotha del capitalismo mondiale?
RISPOSTA.
 Si può anche scegliere di non esserci. Ma a quel punto bisogna accettare che qualcun altro decida come deve funzionare l'economia nel mondo. Come sarà la vita nel mondo. Senza di noi.
D. Con l'Europa invece i cittadini decidono concretamente qualcosa?
R.
 L'Europa è nulla. Perché i cittadini hanno votato il nulla.
D. Non ha legittimità?
R Cos'è l'Europa? Sul bilancio Ue ogni Paese ha diritto di veto. E alla fine di un vertice, ci sono 27 conferenze stampa diverse. L'Europa sono i leader nazionali. Se l'Europa non lavora bene, è colpa delle maggioranze elette negli Stati. E di chi le ha votate.
D. Quindi la colpa è dei cittadini?
R.
 Prendiamo la Spagna. Per 20 anni l'economia si è basata sull'immobiliare, non poteva reggere. Eppure gli spagnoli ne hanno approfittato. Qualcuno ha forse denunciato l'imminente disastro? Macché. Si diceva anzi che la Spagna sarebbe diventata la California d'Europa.
D. Pensa che questi leader non siano all'altezza?
R. Se i leader non sono all'altezza dell'Europa è perché non sono all'altezza del loro Paese.
D. C'è una differenza con la generazione politica precedente?
R. La differenza è che i problemi sono più complicati. E insisto: la rivoluzione europea è possibile solo se ci sarà un'evoluzione a livello nazionale.
D. L'unica politica forte oggi è quella tedesca.
R.
 La Germania è il Paese con l'economia più dinamica d'Europa, ma la Germania è una società ingiusta e non egualitaria. La Francia e l'Italia, d'altro canto, sono due economie che vanno male e sono anche ingiuste e non egualitarie.
D. Di chi è la colpa?
R. Né la destra né la sinistra sono riuscite a dare risposta ai problemi della giustizia e dell'uguaglianza.
D. Per questo la sinistra è in crisi?
R. Tra destra e sinistra esiste ancora una differenza sui modelli di ripartizione delle ricchezze. Ma sulla libertà no.
D. Cosa intende?
R. Tra una sinistra che sostiene Chavez o Castro e una destra che sostiene Orban e Berlusconi è difficile trovare le differenze. E sull'Europa si agitano nazionalismi di destra tanto quanto di sinistra. Insomma, la sinistra non sa più chi è.
D. Sembra di sentir parlare Beppe Grillo.
R. Sì, ma Grillo ha un problema: la democrazia. Lui dice: «Tutti a casa». Non c'è nulla di più autoritario che questa concezione: questo è Mussolini. Oltretutto il suo rifiuto, il 'tutti a casa', non è rivolto solo al parlamento, ma anche ai sindacati e alla burocrazia: praticamente a tutti i corpi intermedi della società.
D. Grillo predica la rottura dello status quo.
R. Oggi le persone esprimono un'indignazione giustificata di fronte all'incapacità dei politici. Ma la storia ci ha insegnato che se in nome della rivolta giustificata si liquida la democrazia, si mettono le premesse di un sistema peggiore. Noi nel '68 abbiamo fatto lo stesso errore.
DRinnega il valore della protesta?
R. La bontà di un movimento non si vede solo dalla presenza di buoni argomenti. Se sei parte di una struttura politica devi chiederti: questi argomenti sono un veicolo per cosa?
D. Che risposta vi deste, allora?
R. Dicevamo: non bisogna partecipare alle elezioni. Non avevamo, in realtà, nessuna idea di come si cambiano le cose.
D. Secondo lei Grillo ce l'ha?
R. Se siedi in parlamento con il potere che ha Grillo, hai una responsabilità. Devi dire: «Voglio cinque leggi, chi le fa con me?». E poi le fai.
D. Ma anche lei attacca i partiti. Ha qualcosa in comune con Grillo.
R. Li critico perché sono più interessati alla cucina interna che a risolvere i problemi. Questa è una critica che condivido con Grillo. La differenza tra noi è che lui, come alternativa al sistema, propone se stesso.
D. Lui e la rete, per essere precisi.
R.
 La rete non si sa cosa sia. La sola cosa che i cittadini conoscono e possono toccare è lui. È l'altra faccia della medaglia di Silvio Berlusconi. Lui è solo, lui è Dio (in italiano).

I partiti devono diventare cooperative

D. In Italia pensano di fermare il M5s con cavilli tecnici sui partiti.
R.
 Quella è un'idiozia. E rafforza il qualunquismo di Grillo. Tutti devono scegliere la forma che vogliono per presentarsi alle elezioni. Sta agli elettori decidere.
D. I partiti servono ancora?
R.
 Io dico che servono, ma devono cambiare.
D. Come?
R.
 L'idea è creare qualcosa di simile alle cooperative: spazi di dibattito politico dove la gente possa discutere di questioni ambientali, sociali e culturali.
D. I partiti non dovrebbero essere già così?
R. Il partito tradizionale è fondato sui militanti. Ma oggi la maggior parte delle persone vuole vivere. E non offrire la propria vita a un partito. Quindi il punto è far uscire il dibattito politico dalle strutture della politica e, così, ridargli importanza.
D. Coinvolgere i cittadini, e non solo gli iscritti?
R.
 Penso che ci vogliano dei momenti di dibattito comune. E che il partito debba diventare la struttura per rappresentare il dibattito democratico e trasformarlo in decisioni. Ma c'è un'altra differenza abissale tra me e Grillo.
DQuale?
R.
 Lui continua a fare politica. E io smetto, ho fatto la mia storia.
D. E la sua lotta per l'Europa?
R
. L'Europa è l'unica utopia di cui c'è davvero bisogno.
D. Lei crede alla svolta di un'unione politica?
R. Io non sono credente. Bisogna aspettare le proposte concrete.
D. Ma è possibile?
R. Se Hollande prende delle iniziative con l'Italia sulla governance europea è possibile che qualcosa cambi.
D. Oggi l'Europa fa gli interessi della Germania?
R. Questa è una sciocchezza. Io sono contro la politica di austerità di Merkel e sono d'accordo nel criticare la posizione di leadership di Berlino. Ma la corruzione di Berlusconi è colpa della Germania? La politica italiana è colpa del Cavaliere, di Grillo e degli altri. Degli italiani.

«Dobbiamo lottare contro altri imperi»

D. Lei ha scritto che l'Europa deve diventare un impero.
R.
 Sì, per dire una forza. L'Europa ha degli interessi e ha anche una visione del mondo. E bisogna avere la lucidità per difendere tutto questo.
D. Perché?
R
. Perché gli Stati Uniti hanno una visione del mondo. I brasiliani ce l'hanno, gli indiani, i cinesi... E noi, invece, pensiamo che non serva.
D. Adesso sostiene l'imperialismo?
R. Non mi faccia dire sciocchezze.
D. Però dobbiamo lottare contro altri 'imperi'?
R.
 Sì, dobbiamo lottare per affermare un'idea di civiltà. Che è il risultato della storia europea e delle sue contraddizioni.
D. Oggi molti vedono solo le contraddizioni.
R. Quello che è l'Europa dipende dalle forze politiche, dalla scelta delle persone alle elezioni.Pensare che non si possa cambiare è un pensiero immobilista.
D. Lei come vorrebbe cambiare?
R. Io credo che con le elezioni europee del 2014 debba cominciare la rivoluzione dell'Europa unitaria su base federale: un'utopia plausibile.
D. Cosa è plausibile?
R. Far diventare l'Europa autonoma dai veti degli Stati. Per esempio facendo camminare il budget europeo sulle sue gambe. No representation without taxation, capovolgendo lo slogan americano.
D. Vuole aumentare le tasse?
R. No, l'idea è prendere parte del gettito della Tobin Tax e parte dell'Iva per aumentare il budget europeo.
D. Con i bilanci nazionali in queste condizioni?
R. Sarebbe vantaggioso anche per gli Stati.
D. Come?
R. Prendiamo la Tobin tax. Ci sono 11 Paesi che vogliono imporre la tassa. Due terzi del gettito andrebbero a ridurre i contributi nazionali degli 11 Stati. E un terzo andrebbe ad aumentare il budget europeo: è un progetto vincente per tutti.
D. Basterebbe?
R. Si può pensare a fare lo stesso con una tassa sulla telefonia mobile, o su quella per il clima e l'energia. Alla fine in 10 anni porterebbe il budget europeo a essere più consistente dell'attuale.
D. E poi?
R. Poi bisognerebbe pensare a una difesa comune. Oggi ci sono 1,5 milioni di soldati in Europa. Noi, invece, dobbiamo creare un solo corpo civile e un solo esercito dell'Ue. E anche così le spese dei singoli Stati si ridurrebbero.
D. E le istituzioni?
R. Dobbiamo democratizzare l'Europa. Con il presidente della Commissione eletto a suffragio universale, il parlamento cioè la prima Camera e infine una seconda Camera, il Senato, eletti su base statale.
D. Perché gli Stati dovrebbero rinunciare alla sovranità nazionale?
R. Perché il mercato ha superato da tempo la sovranità nazionale: il solo spazio che ci può ridare la sovranità è quello europeo.
D. Finora però l'Europa non ha trovato soluzione alla crisi. Anzi.
R. Il paradosso è questo: l'Europa così com'è non può arginare la crisi finanziaria, economica ed ecologica in corso. Ma solo con l'Europa si può fare fronte alla crisi finanziaria, economica ed ecologica.
D. Come mette insieme la crescita e l'ecologia?
R. Un 'Europa federale può crescere attraverso la transizione industriale. In futuro si produrranno meno automobili, semplicemente perché le persone ne comprano meno. Ci sono prodotti manifatturieri che oggi non hanno più valore. Che sono meno necessari. Ma in tutte le città d'Europa c'è bisogno di trasporto pubblico moderno e pulito: perché non istituiamo un consorzio europeo che si occupi di tramvia?
D. Basta un capitalismo più verde?
R. Serve crescere nelle energie rinnovabili e decrescere nel nucleare.
D. È convinto che ci siano dei limiti allo sviluppo?
R. Nessuno li conosce questi limiti, è l'uomo che sceglie, che determina le cose. Ed è questa la contraddizione della democrazia.
D. Cioè?
R. Le persone di oggi vogliono vivere'oggi. Ma la politica deve trovare soluzioni a lungo termine, per domani.
Sabato, 25 Maggio 2013

1 commento:

Unknown ha detto...

Poveri noi finiti nelle mani di incompetenti totali.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...