Istat, rapporto annuale 2013. Otto milioni di italiani in grave difficoltà: dato raddoppiato rispetto al 2010
Pubblicato: 22/05/2013 10:50 CEST | Aggiornato: 22/05/2013 10:50 CEST
Mezza Italia, quest'anno, guarderà spiaggia e ombrellone soltanto dal proprio divano di casa. La vasta panoramica tracciata dall'Istat nel suo rapporto annuale, radiografia del Penisola e del suo stato di salute, si affaccia infatti su un Paese ancora più povero. Un Paese, appunto, dove un italiano su due non può permettersi neanche una settimana di ferie all'anno e quattro cittadini su dieci non sarebbero in grado, oggi, di affrontare spese impreviste dell'ordine di 800 euro senza fare ricorso al sostegno altrui.
Il dato più allarmante dell'enorme quantità di dati resa disponibile come ogni anno (Il documento integrale è consultabile in fondo all'articolo), è quello che tecnicamente si riferisce alla "condizione di grave deprivazione". Vivere in famiglie in cui sussistano almeno quattro delle nove condizioni di disagio stabilite dall'istituto nazionale di statistica. Dal non poter sostenere spese impreviste, ad avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette a non potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni, fino a non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione o avere risorse sufficienti per acquistare una tv, una lavatrice o un'automobile.
Freddo e impalpabile nel suo valore assoluto - 8.499.025 - il dato sulle persone appartenenti a famiglie in condizione di grave deprivazione mostra tutta la sua rilevanza confrontato con quello registrato soltanto due anni fa, poco più di 4 milioni. In percentuali si è passato dal 6,9% del 2010 al 14,3 del 2012. Significa, in sintesi, che in due anni il numero di cittadini in grave difficoltà è più che raddoppiato, con incrementi preoccupanti se si isolano le statistiche relative al Mezzogiorno, dove un italiano su quattro (25,1%) è messo alle strette dalla crisi.
(L'articolo prosegue sotto la gallery)
(L'articolo prosegue sotto la gallery)
Basta poi abbassare ulteriormente l'asticella e i dati si fanno ancora più preoccupanti. In condizioni di deprivazione materiale (non grave) - quella di chi si trova nella condizione di non potere soddisfare tre o più delle condizioni fissate dall'Istat - si trova il 24,8% della popolazione. È il Sud a segnare i picchi più allarmanti: 40,1% contro il 14,9% del Nord. E ancora, se si considera il biennio come arco temporale di riferimento, un italiano su 4 (25,2%), tra il 2011 e il 2012, "ha sperimento la grave deprivazione".
Cifre che riflettono non soltanto l'ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei redditi più bassi, ma un pericoloso smottamento anche dei ceti medi e persino medio alti. "Nel 2012 - si legge nel testo del rapporto- , circa il 48 per cento degli individui che cade in condizione di severa deprivazione materiale proviene dal primo quinto di reddito equivalente, ma più di un quarto di essi nell’anno precedente si collocava nei quinti di reddito più elevati (dal terzo in poi)".
Un Paese più povero costretto a fare i conti innanzitutto con il proprio carrello della spesa. Nel 2012 è aumentata al 62,3% la percentuale di famiglie che "hanno adottato strategie di riduzione della quantità e della qualità dei prodotti alimentari". Quasi nove punti percentuali in più rispetto al 53,6% registrato soltanto un anno fa. Stessa impennata registrata per abbigliamento e calzature dove il 69,1% ha dovuto - per necessità - ridurre qualità o quantità dei propri acquisti, contro il 60,7% del 2011.
Dati, questi, che si accompagnano inevitabilmente al flessione generale della spesa corrente per consumi (-1,6%), unico segno meno tra i maggiori partner europei come Regno Unito (+3,9%), Francia (+1,5%), Spagna (+0,2%) e Germania (+2,3).
IL RAPPORTO INTEGRALE