venerdì 24 maggio 2013

Questa è oggi Pavia. Quando sono arrivato da studente era la città nella quale si leggeva di più. Tutto questo mentre Grillo e Berlusconi fanno i clown.


CRISI

Pavia, l'aumento della povertà spinge verso il gioco d'azzardo

Chiuse 453 aziende in tre mesi. Oltre 50 mila disoccupati. Che passano il tempo alle slot machine.

di Elia Belli
Si entra dietro la chiesa di Santa Maria di Canepanova, proprio a fianco dell'istituto Ugo Foscolo, il liceo classico dove vanno i figli della Pavia bene.
Lì di fronte c’è il Comune. La Mensa del povero, gestita dai frati di Canepanova a Pavia, apre alle 11 e chiude verso le 14. «Ma i volontari», assicura frate Luca Diegoli, responsabile della mensa, «stanno qui almeno fino alle 15.30 per mettere tutto in ordine».
LE FILE SI ALLUNGANO. E prosegue: «Forniamo pranzi caldi ai bisognosi della città, tutti i giorni tranne la domenica. Nella sala ci stanno al massimo 54 persone e ogni giorno facciamo due turni per soddisfare la domanda».
Ma lancia l’allarme: «Spesso, però, soprattutto nell’ultimo mese di aprile, li riempivamo entrambi e fuori avevamo altre persone a cui non potevamo offrire un pasto caldo».
Chi viene qui? «Un po’ tutti quelli che hanno bisogno, c’è stato sicuramente un aumento delle richieste, soprattutto tra gli italiani e gli africani che, finora, non erano mai venuti. Molti sono ex rifugiati provenienti dalla Libia».
Ma c'è anche un incremento nella richiesta dei pacchi contenenti generi di prima necessità. «Mentre prima ne facevano richiesta 15/20 famiglie al giorno, adesso si arriva spesso a 40 e molte sono italiane», continua Diegoli. Che ruolo hanno i giovani in tutto questo? «Non sono tanto fruitori dei nostri servizi, dal momento che le famiglie fungono ancora molto da ammortizzatore sociale. Ma spesso diventano volontari perché disoccupati. Pur di non stare a casa a fare niente, si rendono utili. Ben inteso, non hanno gettato la spugna e un lavoro lo cercano sempre, però intanto vengono a servire alla mensa».
IN PROVINCIA 50 MILA DISOCCUPATI. Nella provincia si contano ormai 50 mila disoccupati: l’85% di questi ha perso il lavoro, il 15% è formato da giovani che lo stanno cercando. E secondo gli ultimi dati diffusi dalla Camera di Commercio di Pavia, nei primi tre mesi del 2013 la provincia ha perso 453 aziende. A fronte di 1468 imprese che hanno chiuso sono solo 1015 quelle che hanno aperto, per la maggior parte ditte individuali senza dipendenti a fronte di attività cessate che creavano un indotto anche in termini di posti di lavoro.
A chiudere sono state 288 imprese da due o cinque dipendenti, 18 con 9, 15 o 20 addetti, sei con circa 50 dipendenti e una con oltre 50. Delle 1015 imprese aperte 788 sono ditte individuali. Sono cifre che rispetto al dato regionale non confortano. Le aziende che scompaiono a livello regionale sono il 2,3% del totale.
PERSE 453 AZIENDE IN TRE MESI. A Pavia si arriva al 2,9 con un tasso di disoccupazione che dal 2011 al 2012 è cresciuto di ben sei punti percentuali. A soffrire di più è l'edilizia, che registra la chiusura di 349 imprese a fronte di 161 aperture. Va male anche al commercio che in tre mesi ha visto chiudere 365 aziende con sole 201 nuove iniziative imprenditoriali.
L'agricoltura ha perso 137 aziende da inizio anno. In questo primo trimestre hanno chiuso anche 50 aziende manifatturiere, soprattutto di abbigliamento e calzature. In rosso il saldo tra imprese nate e chiuse anche per trasporti e magazzinaggio (-15 aziende), attività di servizi (-24) ristorazione (-22), finanziarie e assicurazioni (-16), attività professionali, scientifiche e tecniche (-179), noleggio e agenzie di viaggio (-9), sanità ed assistenza (-6). Gli artigiani sono la categoria maggiormente colpita con un terzo delle attività costrette a chiudere.

Il dramma degli sfrattati e l'aumento del gioco d'azzardo

E chi non lavora, a Pavia, cade spesso nella rete del gioco d’azzardo. E la Casa del Giovane, comunità attiva da sempre sul territorio per la cura e la comprensione delle dipendenze, ha cominciato a occuparsi anche di ludopatia.
In città, c'è una slot machine ogni 110 abitanti. I conti sono presto fatti: 1500 euro è la resa mensile all’esercente che la installa. E nessun rischio d’impresa perché i pavesi giocano: 2123 euro è la cifra media che ogni cittadino gioca all’anno (la media nazionale annua pro capite è di 1450 euro).
AFFARI PER 1 MLD DI EURO. Il volume d’affari provinciale supera 1 miliardo di euro. Le vittime del gioco sono le categorie più deboli: giovani e pensionati. «A Pavia sette locali su 10», spiega Simone Feder della Casa del Giovane, «hanno assicurato che non si vedono minorenni alle slot, ma un locale su tre ha preferito non rispondere alla domanda». Le vincite sono effimere dal momento che, per la maggior parte, sono immediatamente rigiocate.
Oltre al lavoro c’è anche chi perde un tetto. A Pavia, le persone in lista per una casa sono 871 e i nuclei famigliari che devono lasciare l’alloggio (sfratto privato) sono circa 100. Gli appartamenti popolari sfitti e vuoti sono 280, 90 di competenza comunale e 190 regionale.
Dal Comune fanno sapere che la possibilità di offrire alloggi entro la fine dell’anno, per ora, è intorno ai 100 appartamenti. «Ma non possono essere assegnati solo a gli sfrattati. Ci sono anche quelli che hanno presentato regolare domanda di case popolari e sono posizionati ai primi posti della graduatoria».
L'APPELLO DELLA CARITAS. E intanto la Caritas di Pavia tramite il direttore don Dario Crotti ha lanciato un appello: «Chi ha alloggi sfitti li metta a disposizione». Da parte sua, la Caritas si sta già muovendo assieme alla diocesi per l’apertura di un fondo emergenza famiglie per sostenere le famiglie in difficoltà.
Ma qualcuno ci ha pensato da solo. È il caso di tre famiglie che, cacciate per morosità dai loro appartamenti, hanno deciso di occupare case popolari vuote.
Sgomberate nel giro di poche ore hanno dichiarato: «Avevamo deciso di sistemare alcuni appartamenti vuoti: non togliamo la casa a nessuno, ma prendiamo case popolari che il Comune non vuole assegnare o dice di non poter assegnare. Invitiamo tutta la città, e in special modo il quartiere, a portare solidarietà concreta alla nostra lotta, che è una lotta per un diritto di tutti, quello alla casa».
Venerdì, 24 Maggio 2013

1 commento:

Unknown ha detto...

La mia città mai così in basso.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...