venerdì 13 novembre 2015

Problema vero e allarmante.

DATI ALLARMANTI

Sanità pubblica, sempre più difficile accedere
Tempi di attesa infiniti e farmaci troppo cari

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Cittadini costretti a sacrificare la propria salute per tempi lunghi e costi insostenibili, quasi ad abituarli progressivamente al privato, a fronte di un servizio pubblico, che ha sempre più difficoltà a garantire l’accesso alle prestazioni: liste di attesa in aumento, ticket eccessivamente gravosi, presunta malpractice, assistenza territoriale in affanno e servizi per la salute mentale fuori uso.
È questo il quadro generale che emerge dalla 18° edizione del Rapporto Pit Salute “Sanità pubblica, accesso privato, presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato–Cittadinanzattiva.
Continuano ad aumentare rispetto al 2013 le difficoltà riscontrate dai cittadini ad accedere alle prestazioni sanitarie pubbliche: le liste di attesa rappresentano la voce più consistente tra le difficoltà di accesso e riguardano in particolare esami molto diffusi come ecografie con attese medie di nove mesi, ma anche esami molto importanti e delicati come risonanze magnetiche e TAC, con tempi insostenibili soprattutto per quanto riguarda l’area oncologica dove si registra un aumento di segnalazioni anche per radioterapia, chemioterapia e accesso ai farmaci oncologici (dal 9,4 al 12%).
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All’interno dei dati sulle difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie (al primo posto nella classifica dei problemi segnalati con il 25%), le segnalazioni sui lunghi tempi di attesa restano ancora al vertice delle preoccupazioni dei cittadini (58,7%), quasi ugualmente ripartite fra esami diagnostici (36,7%), interventi chirurgici (28,8%) e visite specialistiche (26,3%). Per quanto riguarda i tempi medi di attesa per gli esami diagnostici, i cittadini devono attendere fino a 13 mesi per una risonanza magnetica. Tempi che rischiano di compromettere il senso stesso dell’ipotesi di prevenzione o di diagnosi tempestiva, e comunque spingono il cittadino (solo quello che può permetterselo) al ricorso alla sanità intramuraria o addirittura privata.
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Al secondo posto (15,4%) le segnalazioni sulla presunta malpractice. Pesano ancora in modo preponderante in questa area i presunti errori terapeutici e diagnostici con il 64,1% delle segnalazioni; a seguire, con il 17%, le segnalazioni relative alle condizioni delle strutture; alle disattenzioni del personale sanitario (12,7%, +2,3% su 2013), alle infezioni nosocomiali (3,8%) e da sangue infetto (2,7%). Il 59,5% riguarda i presunti errori terapeutici, in particolare nell’area ortopedia, chirurgia generale e oculistica; il 40,5% riguarda invece i presunti errori diagnostici, in particolare nell’area dell’oncologia, ortopedia, ginecologia e ostetricia.
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L’accesso ai farmaci appare l’ambito maggiormente gravoso in termini economici ed è stato segnalato dai cittadini nel 26,6% dei casi. Nel 2014 è stata, inoltre, riscontrata una crescente incidenza del 13,6% della compartecipazione a carico del cittadino (comprensiva del ticket per confezione e della quota a carico del cittadino eccedente il prezzo di riferimento sui medicinali a brevetto scaduto) rispetto al 12,7% registrato nel 2013.
Il peso dei ticket sulla diagnostica e la specialistica (21,3%) è il secondo settore segnalato dai cittadini come eccessivamente gravoso dal punto di vista economico e sta diventando un vero e proprio ostacolo alle cure. I costi per le prestazioni in intramoenia (18,9%) appaiono allo stesso modo eccessivi per i cittadini, costretti tuttavia a sostenerli per poter rispondere tempestivamente ai bisogni di cura che il servizio pubblico non è in grado di soddisfare. Segue la mobilità sanitaria(10,4%) in cui sono condensate le segnalazioni che riguardano la difficoltà di anticipare le spese di viaggio e alloggio, la burocrazia e i ritardi per ricevere i rimborsi da parte delle ASL e l’autorizzazione per accedere alle cure all’estero o fuori regione. 

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