In un lungo commento pubblicato sul suo sito internet (sì, NCD ha anche un sito internet) il Nuovo Centro Destra annuncia la morte politica di Silvio Berlusconi:
Fosse vissuto in quest’epoca, siamo sicuri che Alessandro Manzoni ci avrebbe fatto un pensierino. Poniamo il caso che egli si trovi oggi a Bologna, nel cuore dell’Emilia rossa, e che decida di farsi largo tra la folla assiepata in piazza Maggiore, perché incuriosito dall’eco degli slogan demagogici lanciati da un ometto barbuto e da una giovin donzella che ne addolcisce, standogli accanto, il tratto luciferino.
Pur essendo alla ricerca di ispirazione artistico-creativa, c’è da dubitare che simil cornice romantica possa illuminare la mente di un uomo cui si devono i “Promessi sposi”: Renzo e Lucia sono di un’altra pasta, non temono paragoni.
Giunto ai piedi del grande palco, però, il nostro romanziere non può non essere attirato dall’immagine di un signore in disparte, incapace di tenere il passo della coppia effervescente, che sì lo aspetta, gli sorride paziente, lo ascolta con finto entusiasmo quando prende la parola e sciorina i racconti di sempre, ma che poi non bada nemmeno più di tanto alla sua presenza.
Ecco, nel risvolto di questa scena malinconica, il Manzoni si accorge di poter trarre alimento per la composizione di un’opera tale da fare impallidire l’ode del “Cinque maggio”. Potrebbe titolarla “Otto novembre”, dedicandola alla parabola politica dell’«uom fatale» Silvio Berlusconi, interprete di una storia fatta di vittorie esaltanti e sconfitte dolorose, capace un tempo di mobilitare il popolo dei moderati, incarnandone le speranze e offrendo loro rappresentanza.
«La procellosa e trepida gioia d’un gran disegno», scriverebbe il poeta, macchiata da errori, contraddizioni, inconcludenze e finte intuizioni, che termina amaramente sciogliendosi nell’abbraccio con le intemperanze verbali di un populista che forse per darsi un tono più aureo oggi ha scelto di indossare la camicia bianca, con la sua demagogia, con il suo razzismo, con l’illogica pretesa di trasformare la conquista dell’appartenenza comunitaria in un anacronistico ripiegamento entro i confini nazionali, magari sigillandoli per non accogliere le diversità vissute come minaccia: tutto questo ha finito con lo smantellare l’impalcatura esistenziale di un centrodestra di cui oggi vengono traditi valori e ideali. Di tutto questo è responsabile Silvio Berlusconi.
«Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza», argomentava Lorenzo de’ Medici. Alessandro Manzoni gli risponderebbe in maniera secca e perentoria: «Ei fu». Politicamente, si intende.
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