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ROMA. Il giro del mondo in quattro tappe di Matteo Salvini si è fermato all'ombra del Cremlino di Putin. L'ambasciata d'Israele a Roma congela la missione che il leader del Carroccio aveva pianificato per queste settimane a Gerusalemme, con l'obiettivo di incontrare imprenditori ma soprattutto esponenti della destra israeliana. Una doccia fredda per l'eurodeputato, che scalpita per accreditarsi oltre confine, dopo che anche la Nigeria il 29 settembre scorso aveva negato il visto di accesso per un viaggio di quattro giorni.

Salvini ne aveva fatto un caso politico. Con Israele le cose sono andate diversamente. Tutto si è consumato (finora) nella massima discrezione, anche perché il disco rosso di Israele assume tutto un altro peso. L'ambasciata a Roma che fa capo a Naor Gilon ha fatto sapere in via ufficiosa come la missione venga considerata politicamente inopportuna alla luce delle posizioni che il capo leghista ha assunto sulle politiche per l'immigrazione, ma anche per le alleanze "estreme" strette in Europa. Il tandem con la destra populista e con venature razziste di Marine Le Pen non è considerata la migliore credenziale per presentarsi a Gerusalemme. Per di più, lo stop è stato notificato qualche giorno prima della manifestazione di Piazza Maggiore a Bologna.

Su
quel palco Salvini è salito con Silvio Berlusconi ma anche con Giorgia Meloni, erede della destra italiana, e tra i manifestanti erano ben visibili le insegne (e le teste rasate) di Casa Pound.