Mario Mantovani aveva paura. Il vicepresidente della Lombardia, arrestato il 13 ottobre per un giro di tangentisugli appalti della Sanità, sentiva che il cerchio della magistratura si stava stringendo intorno a lui. E l'aveva detto a Claudio Pedrazzini, all'epoca dei fatti consigliere regionale della Lombardia per Forza Italia.
«MA COSA VOGLIONO?». «Arriveranno anche da me», dice Mantovani nelle intercettazioni agli atti della procura di Milano, definendo «una roba pazzesca» le indagini sul presidente della Regione Roberto Maroni e chiedendosi: «Ma cosa vogliono questi qua?».
La circostanza è riportata nell'ordinanza del Gip e fa riferimento ad una telefonata avvenuta a luglio del 2014, pochi giorni dopo le perquisizioni da parte della Gdf all'architetto Parotti. Secondo quanto riportato dagli investigatori, i due prima commentano «le nuove nomine in seno al Cda di Finlombardia, nonché di vicende politiche». E poi della vicenda giudiziaria del presidente della Regione Roberto Maroni.
«SONO ANDATI DAL MIO ARCHITETTO». Sono quei fatti a preoccupare Mantovani e dargli motivo di ritenere che la magistratura possa arrivare presto anche a lui. «Ti ricordi», dice il vicepresidente, «ti avevo detto che sono andati lì dal mio architetto a prendere i cosi no? Quindi vedrai se trovano un incarico da qualche parte... che io ho dato l'incarico... mentre invece... le... le ... tutte le aziende regionali sono autonome... ti pare?...eh eh... se poi sono dati nei limiti consentiti dalla legge, ma che cosa vogliono questi qua, cosa dobbiamo fare?!».
Durante la conversazione, Mantovani si difende: «Io ho portato a casa nel mio periodo di sindaco 11 milioni di investimenti... Questo mio architetto ha avuto un incarico sai di quanto?... 4mila euro su 11 milioni, cioè cosa volete da me?... Adesso abbiamo investito in aziende ospedaliere ehm... 1 miliardo... vedrai che gli trovano una roba da 20 mila euro da qualche parte e diranno che... c'è da fare le indagini».
«UNA ROBA PAZZESCA». E secondo Mantovani non ce ne sarebbe alcun bisogno: «Hai capito?! Questo è... che è una roba pazzesca, primo perché gli incarichi son dati... e... secondo legge... le aziende ospedaliere fanno ciascuna 300/400 incarichi all'anno non lo so io... cosa vuoi che ti dica? Domani mi segnali uno, lo segnalo da qualche parte cosa mi vengono a dire che abbiamo... violato la legge».
Per Pedrazzini non ci sono dubbi, è «roba della Severino, l'abbiamo votata noi eh?». E Mantovani gli risponde: «Sì guarda... io no... come al solito io no, perché sono tutte quelle cose su fiducia e tu sai che la fiducia a molti non l'ho mai votata ah ah ah ah... Perché guardo avanti».
PAROTTI INFORMÒ IMMEDIATAMENTE MANTOVANI. Secondo gli investigatori, «dal complesso delle conversazioni e le acquisizioni documentali operate presso le direzioni generali delle Asl interessate, che hanno determinato l'inevitabile emersione all'esterno dell'esistenza delle indagini, risulta chiaramente che Parotti, dopo aver subito la perquisizione, si è messo immediatamente in contatto con Mantovani e il suo entourage e la sera stessa della perquisizione ha incontrato l'assessore»
«MA COSA VOGLIONO?». «Arriveranno anche da me», dice Mantovani nelle intercettazioni agli atti della procura di Milano, definendo «una roba pazzesca» le indagini sul presidente della Regione Roberto Maroni e chiedendosi: «Ma cosa vogliono questi qua?».
La circostanza è riportata nell'ordinanza del Gip e fa riferimento ad una telefonata avvenuta a luglio del 2014, pochi giorni dopo le perquisizioni da parte della Gdf all'architetto Parotti. Secondo quanto riportato dagli investigatori, i due prima commentano «le nuove nomine in seno al Cda di Finlombardia, nonché di vicende politiche». E poi della vicenda giudiziaria del presidente della Regione Roberto Maroni.
«SONO ANDATI DAL MIO ARCHITETTO». Sono quei fatti a preoccupare Mantovani e dargli motivo di ritenere che la magistratura possa arrivare presto anche a lui. «Ti ricordi», dice il vicepresidente, «ti avevo detto che sono andati lì dal mio architetto a prendere i cosi no? Quindi vedrai se trovano un incarico da qualche parte... che io ho dato l'incarico... mentre invece... le... le ... tutte le aziende regionali sono autonome... ti pare?...eh eh... se poi sono dati nei limiti consentiti dalla legge, ma che cosa vogliono questi qua, cosa dobbiamo fare?!».
Durante la conversazione, Mantovani si difende: «Io ho portato a casa nel mio periodo di sindaco 11 milioni di investimenti... Questo mio architetto ha avuto un incarico sai di quanto?... 4mila euro su 11 milioni, cioè cosa volete da me?... Adesso abbiamo investito in aziende ospedaliere ehm... 1 miliardo... vedrai che gli trovano una roba da 20 mila euro da qualche parte e diranno che... c'è da fare le indagini».
«UNA ROBA PAZZESCA». E secondo Mantovani non ce ne sarebbe alcun bisogno: «Hai capito?! Questo è... che è una roba pazzesca, primo perché gli incarichi son dati... e... secondo legge... le aziende ospedaliere fanno ciascuna 300/400 incarichi all'anno non lo so io... cosa vuoi che ti dica? Domani mi segnali uno, lo segnalo da qualche parte cosa mi vengono a dire che abbiamo... violato la legge».
Per Pedrazzini non ci sono dubbi, è «roba della Severino, l'abbiamo votata noi eh?». E Mantovani gli risponde: «Sì guarda... io no... come al solito io no, perché sono tutte quelle cose su fiducia e tu sai che la fiducia a molti non l'ho mai votata ah ah ah ah... Perché guardo avanti».
PAROTTI INFORMÒ IMMEDIATAMENTE MANTOVANI. Secondo gli investigatori, «dal complesso delle conversazioni e le acquisizioni documentali operate presso le direzioni generali delle Asl interessate, che hanno determinato l'inevitabile emersione all'esterno dell'esistenza delle indagini, risulta chiaramente che Parotti, dopo aver subito la perquisizione, si è messo immediatamente in contatto con Mantovani e il suo entourage e la sera stessa della perquisizione ha incontrato l'assessore»
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