Sanità, parla Cè: «Con Maroni non è cambiato nulla»
Da lui si sarebbe aspettato più coraggio. «Perché o abbatti il sistema o ne sei corresponsabile». Cè, ex assessore alla Sanità sul nuovo terremoto in Lombardia.
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13 Ottobre 2015
Formigoni e Maroni, due facce della stessa medaglia.
Già, perché con l'arresto eccellente di Mario Mantovani, ex assessore alla Sanità lombarda e vicepresidente della Regione (leggi il profilo) si riapre il vaso di Pandora di appalti e corruzione, mali antichi della gestione della salute pubblica.
LE RAMAZZE SPUNTATE DI BOBO. Le ramazze del governatore leghista, insomma, non sembrano aver spazzato via gli interessi politici e individuali che ingabbiano la Sanità regionale.
«Nulla di nuovo all'orizzonte rispetto a otto anni fa», dice a Lettera43.itAlessandro Cè, ex assessore padano alla Sanità lombarda, cacciato da via Bellerio e dimessosi dal suo incarico nel 2007 proprio per divergenze con il sistema del Celeste. «È addirittura peggio di Tangentopoli», rincara la dose l'ex leghista, «perché adesso a mangiare non sono solo i partiti ma gli individui».
«LA RIFORMA? UN PANNICELLO CALDO». «Il fatto», aggiunge, «è che i problemi della sanità sono altri rispetto a quelli che Maroni sembrava aver indicato con la sua riforma». Riforma che doveva rottamare il ventennio formigoniano ma che Cè definisce senza giri di parole «un pannicello caldo sul corpaccione della sanità lombarda», inefficace per neutralizzare una «mangiatoia che alimenta il potere».
Già, perché con l'arresto eccellente di Mario Mantovani, ex assessore alla Sanità lombarda e vicepresidente della Regione (leggi il profilo) si riapre il vaso di Pandora di appalti e corruzione, mali antichi della gestione della salute pubblica.
LE RAMAZZE SPUNTATE DI BOBO. Le ramazze del governatore leghista, insomma, non sembrano aver spazzato via gli interessi politici e individuali che ingabbiano la Sanità regionale.
«Nulla di nuovo all'orizzonte rispetto a otto anni fa», dice a Lettera43.itAlessandro Cè, ex assessore padano alla Sanità lombarda, cacciato da via Bellerio e dimessosi dal suo incarico nel 2007 proprio per divergenze con il sistema del Celeste. «È addirittura peggio di Tangentopoli», rincara la dose l'ex leghista, «perché adesso a mangiare non sono solo i partiti ma gli individui».
«LA RIFORMA? UN PANNICELLO CALDO». «Il fatto», aggiunge, «è che i problemi della sanità sono altri rispetto a quelli che Maroni sembrava aver indicato con la sua riforma». Riforma che doveva rottamare il ventennio formigoniano ma che Cè definisce senza giri di parole «un pannicello caldo sul corpaccione della sanità lombarda», inefficace per neutralizzare una «mangiatoia che alimenta il potere».
- Alessandro Cè, ex assessore alla Sanità della Lombardia.
DOMANDA. Dopo Formigoni, la Sanità lombarda diventa una patata bollente anche per Maroni.
RISPOSTA. Non è cambiato nulla. E dire che Maroni aveva le potenzialità per cambiare il sistema.
D. E invece...
R. Mi aspettavo da lui più coraggio e più coerenza.
D. Cosa avrebbe dovuto fare?
R. Come prima cosa escludere i partiti e la politica dalle nomine dei dirigenti e dei manager sostituendo le nomine con graduatorie.
D. Un po' utopistico...
R. Ma radere al suolo un sistema marcio era l'unica via percorribile. La partitocrazia è un cancro.
D. Dal sistema di Formigoni a quello di Maroni non è cambiato nulla?
R. Il problema è uno: o il sistema lo abbatti o ne sei corresponsabile.
D. Quale delle due?
R. Conosco Maroni con il quale ho buoni rapporti dai tempi di Roma.
D. Ma?
R. Ma come minimo devi far finta di non vedere. Bisogna preporre alle logiche di alleanza l'interesse dei cittadini.
D. E invece...
R. Non doveva piegarsi alle logiche di potere e di alleanze politiche. Accettandole ha perso la capacità di controllare i suoi uomini e pure gli alleati.
D. Mantovani, uomo forte di Berlusconi, è uno dei ras della sanità privata lombarda. Tanto che si parlò di conflitto di intereresse.
R. Non conosco personalmente Mantovani ma credo ci fossero persone molto più preparate di lui per l'assessorato.
D. Concretamente quali sarebbero state le mosse da compiere?
R. In primo luogo istituire un'agenzia o un assessorato realmente indipendenti per controllare appalti e prestazioni. Maroni non l'ha fatto.
D. I controlli ci sono, almeno ufficialmente.
R. Sì, ma sono formali, sulla carta. Così si confondono solo le idee.
D. Perché riformare la sanità in Lombardia è impossibile?
R. La Sanità è una mangiatoia che alimenta poteri politici e personali. L'unico interesse dei partiti è piazzare i propri uomini per rafforzare le clientele. E dire che fare pulizia sarebbe semplice.
D. Sì, ma come?
R. Per individuare le speculazioni basterebbe fare confronti con la letteratura internazionale e con i costi standard. E lo stesso vale per le prestazioni.
D. Tra l'altro è appena stata approvata la riforma voluta da Beatrice Lorenzin...
R. Che però con il criterio di appropriatezza getta la croce sulle spalle dei medici. In Lombardia il numero di prestazioni è esorbitante. E spesso sono inutili e inappropriate. Basta ricordare lo scandalo del Santa Rita.
D. Mentre molti cittadini non riescono ad accedere alle cure necessarie.
R. Il fatto è che ormai l'interesse della politica è la poltrona non certo il benessere dei cittadini. I partiti facendo così si stanno suicidando. Se la politica non si autoriforma dall'interno sarà spazzata via dai populismi.
D. Tra gli indagati c'è anche il braccio destro del governatore, l'assessore al Bilancio Massimo Garavaglia. Un terremoto dal quale è difficile uscire indenne.
R. È il momento che Maroni rifletta su cosa vuole fare nella vita.
D. Cioè?
R. Vuole portare avanti le idee della Lega delle origini, e fare sì che le istituzioni siano realmente al servizio dei cittadini o andare ogni giorno al 50esimo piano del Palazzo della Regione a fare il signore della Lombardia ed esercitare un potere fine a se stesso.
RISPOSTA. Non è cambiato nulla. E dire che Maroni aveva le potenzialità per cambiare il sistema.
D. E invece...
R. Mi aspettavo da lui più coraggio e più coerenza.
D. Cosa avrebbe dovuto fare?
R. Come prima cosa escludere i partiti e la politica dalle nomine dei dirigenti e dei manager sostituendo le nomine con graduatorie.
D. Un po' utopistico...
R. Ma radere al suolo un sistema marcio era l'unica via percorribile. La partitocrazia è un cancro.
D. Dal sistema di Formigoni a quello di Maroni non è cambiato nulla?
R. Il problema è uno: o il sistema lo abbatti o ne sei corresponsabile.
D. Quale delle due?
R. Conosco Maroni con il quale ho buoni rapporti dai tempi di Roma.
D. Ma?
R. Ma come minimo devi far finta di non vedere. Bisogna preporre alle logiche di alleanza l'interesse dei cittadini.
D. E invece...
R. Non doveva piegarsi alle logiche di potere e di alleanze politiche. Accettandole ha perso la capacità di controllare i suoi uomini e pure gli alleati.
D. Mantovani, uomo forte di Berlusconi, è uno dei ras della sanità privata lombarda. Tanto che si parlò di conflitto di intereresse.
R. Non conosco personalmente Mantovani ma credo ci fossero persone molto più preparate di lui per l'assessorato.
D. Concretamente quali sarebbero state le mosse da compiere?
R. In primo luogo istituire un'agenzia o un assessorato realmente indipendenti per controllare appalti e prestazioni. Maroni non l'ha fatto.
D. I controlli ci sono, almeno ufficialmente.
R. Sì, ma sono formali, sulla carta. Così si confondono solo le idee.
D. Perché riformare la sanità in Lombardia è impossibile?
R. La Sanità è una mangiatoia che alimenta poteri politici e personali. L'unico interesse dei partiti è piazzare i propri uomini per rafforzare le clientele. E dire che fare pulizia sarebbe semplice.
D. Sì, ma come?
R. Per individuare le speculazioni basterebbe fare confronti con la letteratura internazionale e con i costi standard. E lo stesso vale per le prestazioni.
D. Tra l'altro è appena stata approvata la riforma voluta da Beatrice Lorenzin...
R. Che però con il criterio di appropriatezza getta la croce sulle spalle dei medici. In Lombardia il numero di prestazioni è esorbitante. E spesso sono inutili e inappropriate. Basta ricordare lo scandalo del Santa Rita.
D. Mentre molti cittadini non riescono ad accedere alle cure necessarie.
R. Il fatto è che ormai l'interesse della politica è la poltrona non certo il benessere dei cittadini. I partiti facendo così si stanno suicidando. Se la politica non si autoriforma dall'interno sarà spazzata via dai populismi.
D. Tra gli indagati c'è anche il braccio destro del governatore, l'assessore al Bilancio Massimo Garavaglia. Un terremoto dal quale è difficile uscire indenne.
R. È il momento che Maroni rifletta su cosa vuole fare nella vita.
D. Cioè?
R. Vuole portare avanti le idee della Lega delle origini, e fare sì che le istituzioni siano realmente al servizio dei cittadini o andare ogni giorno al 50esimo piano del Palazzo della Regione a fare il signore della Lombardia ed esercitare un potere fine a se stesso.
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