domenica 11 ottobre 2015

Casaleggio ha già deciso. Adesso fanno finta di fare elezioni ma già sanno chi dovrà vincere.

Il Movimento 5 stelle pensa a uno dei 4 Consiglieri uscenti come candidato sindaco di Roma. Niente Di Battista, il metodo non cambia

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La scelta è (quasi) fatta. Saranno i 4 consiglieri comunali uscenti di Roma i front-man della prossima campagna elettorale del M5s per il Campidoglio. Niente parlamentari come Alessandro Di Battista. E niente nomi forti della società civile come i Rodotà o i Freccero. L’ordine è partito direttamente dal quartier generale della Casaleggio di Milano, dove è stato deciso di mandare i 4 consiglieri ospiti a In Mezz’ora, su RaiTre. Si tratta dell’ex candidato sindaco e capogruppo uscente Marcello De Vito e degli altri tre che in questi due anni hanno studiato la macchina comunale della Capitale e “sanno dove mettere le mani”, come hanno spiegato a In Mezz’Ora. Oltre a De Vito, il volto più conosciuto, ci sono l’avvocatessa Virginia Raggi (37 anni), Enrico Stefàno, anche lui laureato in Giurisprudenza, passione ambientalista, 28 anni, e Daniele Frongia, 42 anni, laureato in Statistica e dipendente Istat.
Sono questi i quattro pilastri da cui il M5s intende partire per costruire la campagna amministrativa più importante della sua breve storia. “Entro gennaio”, ha spiegato la deputata Roberta Lombardi ad Avvenire, ci saranno le comunarie, in largo anticipo dunque rispetto alla data del voto prevista per giugno. Alla gara potranno partecipare, oltre ai 4 suddetti, anche altri iscritti al M5s, ma solo iscritti certificati e da almeno un anno. Niente outsider, dunque. “Il candidato sindaco per Roma lo sceglieremo in casa, perché deve incarnare un modello di fare politica che solo un interno può avere. Mentre per gli assessori si possono anche valutare candidature esterne”, ha aggiunto Lombardi. “Anche la squadra degli assessori sarà presentata con largo anticipo rispetto alle elezioni”. Ed è “nell’ordine naturale delle cose” che la scelta possa cadere su uno dei 4 consiglieri comunali. “Insieme formano una squadra affiatata”, ha concluso la ex capogruppo a Montecitorio, che nei giorni scorsi si era fatta avanti proponendo la propria candidatura, salvo poi correggere subito il tiro e precisare di voler “restare fedele al mandato” da deputato assegnatole dai cittadini nel 2013.
Su questo punto, infatti, i vertici del M5s, almeno per ora, non intendono derogare. Nonostante i sondaggi indichino che con un nome di peso (come Di Maio o Di Battista) il movimento abbia la quasi certezza di conquistare città come Napoli e Roma. Al quartier generale della Casaleggio, però, si è deciso di osservare fino in fondo le regole. “Se candidassimo un parlamentare a sindaco perderemmo credibilità”, è il ragionamento. “E sarebbe un pericoloso precedente”. Non va dimenticato, infatti, che uno dei punti di forza del M5s è stato quello di avere una regia unica a Milano, che ha evitato (almeno finora) che le tante anime e personalità del movimento finissero in una spirale di rivalità e competizione interna. E nel momento in cui la sfida a Renzi si fa veramente possibile, il primo comandamento è non immettere nel corpo del M5s elementi di instabilità come la deroga alle regole che in questi anni hanno dominato la vita interna. 
“Conta la squadra”, è il refrain. Del resto, nelle vicende romane il Pd si è così autoflagellato da rendere possibile una corsa vincente anche con un candidato poco noto. I sondaggi danno il M5s come primo partito a Roma, con punte oltre il 30%, già da giugno, prima delle ultime incredibili vicende tra Marino e il Pd. Nell’ultima rilevazione del 23 settembre, il partito di Grillo era al 29% contro il Pd al 25%. Tutto questo senza un candidato, e senza aver neppure iniziato la campagna elettorale. Alla domanda su quale avversario temessero, i 4 grillini su Raitre hanno spiegato di temere solo “quei cittadini che non sono pronti al cambiamento” (Virginia Raggi) mentre Stefàno è stato ancora più tranchant: “Gli altri candidati non esistono”. 
I 4 consiglieri, dal canto loro, hanno ribadito di voler passare dalle comunarie. “La nostra forza è il rispetto delle nostre regole, fare quello che promettiamo”, ha detto De Vito. “Alle nostre primarie non potrà partecipare chi ha un mandato in corso”. “Non sarà un concorso di bellezza o di simpatia”, gli ha fatto eco la Raggi. ”Prima di tutto vengono i programmi e le soluzioni”. “Non è detto che il candidato sarà uno di noi”, hanno detto all’unisono. De Vito, il più noto della squadra, parte però con l’handicap di quel 12% delle comunali 2013, un dato molto più basso del risultato del M5s alle politiche di tre mesi prima nei seggi di Roma. Raggi invece potrebbe essere favorita dal fatto di essere l’unica donna, dalla buona prova tv e anche dalla novità che rappresenterebbe. Nella storia repubblicana, infatti, mai una donna ha governato il Campidoglio. Di certo, nelle prossime settimane dei 4 moschettieri grillini si sentirà molto parlare. E non solo nelle cronache locali. A Milano hanno deciso che il dossier Roma resterà affidato a loro: anche sulle tv nazionali.

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