Era atteso alla giornata della legalità. Indagato anche l'assessore all'Economia Massimo Garavaglia: "E' un errore". La Procura: "Gare truccate in cambio di lavori gratis a casa"
Avrebbe dovuto partecipare alla giornata della legalità aprendo i lavori di una serie di incontri organizzati dalla Regione sulla trasparenza nella pubblica amministrazione. Ma l'impegno è stato annullato, perché il vicepresidente Mario Mantovani (ed ex assessore alla Salute) è finito in manette. Gravi le accuse formulate in seguito all'indagine del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza: corruzione e concussione per appalti nella sanità, compresa una gara sul trasporto dei dializzati. Nel motivare l'arresto, il gip parla di "spiccata capacità criminale" e di "disprezzo delle regole".
MANTOVANI, IL 'FARAONE' DI ARCONATE di Alessandra Corica
Gli altri due arrestati. Insieme a Mantovani è stato arrestato il suo collaboratore, Giacomo Di Capua, 34 anni, capo di gabinetto dell'assessorato alla Sanità. In manette anche un ingegnere del provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, Angelo Bianchi. Da anni Di Capua è il più fedele collaboratore di Mantovani: ha lavorato con lui al ministero delle Infrastrutture e Trasporti e condotto per conto di Forza Italia le trattative per l'approvazione della riforma della Sanità. In passato è stato anche coinvolto nella vicenda che vide l'affissione a Milano dei manifesti anti-magistrati con la scritta "Via le Br dalla Procura". Bianchi, invece, era già stato arrestato nel 2008 per un caso di presunti appalti truccati in Valtellina e successivamente rinviato a giudizio (con altri) nel 2012.
Coinvolto anche l'assessore Garavaglia. Oltre ai tre arrestati ci sono anche 12 indagati. Uno è il leghista Massimo Garavaglia (è indagato per turbativa d'asta), assessore all'Economia in Regione e braccio destro di Maroni. "Non riesco a comprendere l'accusa nei miei confronti - ha commentato - non mi sono mai interessato di gare nel settore della sanità, si tratta evidentemente di un errore". Le carte dell'inchiesta, però lo accusano, insieme a Mantovani, di aver agito per turbare la gara "per l'affidamento del servizio di soggetti nefropatici sottoposti al trattamento dialitico".
Fatti tra il 2012 e il 2014. Se confermate, così come sono state formulate dal pm Giovanni Polizzi, le accuse sono molto gravi e riguardano fatti tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014. I reati vanno da abuso di ufficio, turbativa d'asta, corruzione e concussione. "Sono stupito dall'arresto di Mantovani - è il commento del governatore, Roberto Maroni - Da quanto si apprende, la gran parte delle contestazioni che gli vengono rivolte sono estranee al suo incarico in Regione".
"La gara sui malati valeva 11 milioni di euro". Tra le gare che secondo gli investigatori sono state pilotate ce n'è una indetta da un'aggregazione di Asl del valore di 11 milioni di euro che riguarda il trasporto dei malati dializzati. "La penetrante turbativa", scrive il magistrato, è stata condotta dal principale responsabile della Asl Milano 1, il direttore generale Giorgio Scivoletto (indagato) "che ha agito ottemperando alle specifiche disposizioni dell'assessore Mantovani e dell'assessore Garavaglia". Il "pronto intervento" dei due assessori, come lo definisce il giduice, "è stato evidentemente determinato dalla volontà di favorire le associazioni operanti nei loro Comuni" e di mantenere dunque i consensi nelle aree di interesse politico".
Un architetto gratis. Lavori di ristrutturazione "a titolo gratuito" da un architetto di fiducia su immobili di proprietà di Mantovani e dei suoi familiari "in cambio di appalti pubblici su vari fronti": deriva soprattutto da questo l'accusa di corruzione. Secondo il gip, che lo specifica nell'ordinanza di custodia cautelare, l'architetto Gianluca Parotti operava "al servizio pressoché esclusivo" di Mantovani. Si occupava, in particolare, "di svariate incombenze relative al suo cospicuo patrimonio immobiliare". Il tutto "senza alcun compenso" di natura economica.
L'elenco delle opere. Parotti, elenca il giudice nel provvedimento, si è occupato in particolare dei lavori di ristrutturazione e arredamento dell'abitazione di Arconate dove Mantovani risiede, ma anche di quelli eseguiti a Villa Clerici di Rovellasca di Cuggiono, sempre riconducibile al vicepresidente della Regione, nonché della progettazione di un piano di recupero "a favore del figlio di Mantovani, Vittorio Maria Isaia". L'architetto, scrive ancora il gip, non operava soltanto "nell'ambito degli interessi strettamente personali" di Mantovani, ma anche "con riferimento a opere di interesse pubblico da eseguirsi ad Arconate e nel territorio limitrofo". E anche in questo caso "l'intervento tecnico del professionista è stato offerto a titolo gratuito". Come contropartita, precisa il gip, Mantovani - forte del suo ruolo di sottosegretario al ministero dei Trasporti e di assessore regionale alla Salute - ricompensava il suo architetto di fiducia "con una serie di interventi diretti a far ottenere a Parotti appalti pubblici su vari fronti".
Il terreno ad Arconate. Altro 'capitolo' dell'indagine è l'acquisto per un prezzo esiguo, secondo gli investigatori, da parte di una società riconducibile a Mantovani di un terreno edificabile del Comune di Arconate (di cui Mantovani all'epoca era sindaco), oltre alla successiva aggiudicazione di un 'projet financing' per la costruzione di una residenza sanitaria per anziani. Le indagini avrebbero accertato come Mantovani, nei suoi vari ruoli politici, avrebbe beneficiato di una serie di utilità personali, oltre ad avvantaggiare persone che facevano parte del suo entourage politico.
Pressioni per Bianchi. Ruota intorno a Bianchi, il funzionario arrestato, l'accusa più grave che viene contestata a Mantovani, quella di concussione. Secondo la Procura, nonostante Bianchi fosse stato indagato e rinviato a giudizio dalla Procura di Sondrio, Mantovani (all'epoca senatore e sottosegretario al ministero dei Trasporti) avrebbe esercitato "pressioni molto decise" - "anche mediante la minaccia, sia pure implicita, di revoca delle convenzioni con il provveditorato da parte dei Comuni - sul provveditore alle opere pubbliche della Lombardia e della Liguria, Pietro Baratono, perché lo rimettesse a suo posto, in modo che continuasse a gestire appalti nell'ambito dell'edilizia scolastica che interessavano a Mantovani.
Bianchi reintegrato. Le pressioni hanno, infine, avuto esito: con l'ordine di servizio n. 24 del 6 giugno 2012 Bianchi è stato "completamente reintegrato nei suoi incarichi". A dare via all'inchiesta, in relazione a questo episodio, uno dei dirigenti del Provveditorato, Alfio Leonardi, che presentò un esposto alla Procura. Le indagini ricostruiscono che Leonardi a sua volta sarebbe stato vittima di una presunta tentata concussione, sempre per evitare il trasferimento di Bianchi.
"Basta un ordine e si fa". In questo sms inviato da Bianchi a Mantovani verrebbe riassunto quello che il gip definisce "il rapporto di sudditanza del funzionario del provveditorato". In una telefonata del 12 marzo 2014 Bianchi, rispondendo a Mantovani, afferma: "Sono sull'attenti...". E a Mantovani che gli domanda quando possa passare a trovarlo, il funzionario risponde: "Quando vuole, quando vuoi, vengo quando vuoi...".
'Collezionista' di cariche. Oltre che assessore e vicepresidente della Regione, all'epoca Mantovani era anche senatore, sottosegretario ai Trasporti e sindaco di Arconate e coordinatore regionale di Forza Italia. Secondo i magistrati, Mantovani avrebbe sfruttato queste numerose cariche per pilotare alcune gare d'appalto nel settore sanitario.
"Una rete fittissima". Di più. Nello spiegare per quali ragioni debba stare in carcere, il gip sottolinea gli "interessi illeciti di Mantovani e dei suoi familiari" e la "fittissima rete di relazioni che il politico vanta nel territorio di Arconate di cui è stato sindaco per oltre dieci anni (e non solo) che potrebbe essere efficacemente strumentalizzata dall'indagato sia al fine di perpetrare ulteriori illeciti che di porre in essere attività svolte ad inquinare le prove, altresì del perpetuarsi ad oggi - secondo le più recenti acquisizioni investigative - delle già accertate dinamiche delittuose".
Berlusconi: "Mantovani? Persona corretta". "Ci ha stupito molto questa inchiesta, di cui non sapevamo nulla. Francamente, conosciamo Mario Mantovani come una persona corretta e siamo in attesa di notizie": così Silvio Berlusconi, arrivando al Senato per la riunione congiunta dei gruppi di Forza Italia di Camera e Senato, prima del voto finale sulle riforme, risponde a chi gli chiede un commento sull'arresto.
Pd e M5S preparano mozione di sfiducia. E mentre Pd e Sel si apprestano a preparare una mozione di sfiducia a Maroni, i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) esprimono "preoccupazione" per la vicenda. Un gruppo di consiglieri 5 Stelle ha anche portato una cassetta di arance al convegno sulla legalità: "Sono per Maroni - hanno spiegato - se va a trovare il suo vice in carcere". Sel, invece, dice attraverso la coordinatrice lombarda Chiara Cremonesi, "sembra di rivivere l'era Formigoni" e chiede "le dimissioni di Roberto Maroni, connivente o distratto oltre l'accettabile".
MANTOVANI, IL 'FARAONE' DI ARCONATE di Alessandra Corica
Gli altri due arrestati. Insieme a Mantovani è stato arrestato il suo collaboratore, Giacomo Di Capua, 34 anni, capo di gabinetto dell'assessorato alla Sanità. In manette anche un ingegnere del provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, Angelo Bianchi. Da anni Di Capua è il più fedele collaboratore di Mantovani: ha lavorato con lui al ministero delle Infrastrutture e Trasporti e condotto per conto di Forza Italia le trattative per l'approvazione della riforma della Sanità. In passato è stato anche coinvolto nella vicenda che vide l'affissione a Milano dei manifesti anti-magistrati con la scritta "Via le Br dalla Procura". Bianchi, invece, era già stato arrestato nel 2008 per un caso di presunti appalti truccati in Valtellina e successivamente rinviato a giudizio (con altri) nel 2012.
Coinvolto anche l'assessore Garavaglia. Oltre ai tre arrestati ci sono anche 12 indagati. Uno è il leghista Massimo Garavaglia (è indagato per turbativa d'asta), assessore all'Economia in Regione e braccio destro di Maroni. "Non riesco a comprendere l'accusa nei miei confronti - ha commentato - non mi sono mai interessato di gare nel settore della sanità, si tratta evidentemente di un errore". Le carte dell'inchiesta, però lo accusano, insieme a Mantovani, di aver agito per turbare la gara "per l'affidamento del servizio di soggetti nefropatici sottoposti al trattamento dialitico".
Fatti tra il 2012 e il 2014. Se confermate, così come sono state formulate dal pm Giovanni Polizzi, le accuse sono molto gravi e riguardano fatti tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014. I reati vanno da abuso di ufficio, turbativa d'asta, corruzione e concussione. "Sono stupito dall'arresto di Mantovani - è il commento del governatore, Roberto Maroni - Da quanto si apprende, la gran parte delle contestazioni che gli vengono rivolte sono estranee al suo incarico in Regione".
Mantovani, l'ultimo fedelissimo di Berlusconi - Il videoritratto di Piero Colaprico
Un architetto gratis. Lavori di ristrutturazione "a titolo gratuito" da un architetto di fiducia su immobili di proprietà di Mantovani e dei suoi familiari "in cambio di appalti pubblici su vari fronti": deriva soprattutto da questo l'accusa di corruzione. Secondo il gip, che lo specifica nell'ordinanza di custodia cautelare, l'architetto Gianluca Parotti operava "al servizio pressoché esclusivo" di Mantovani. Si occupava, in particolare, "di svariate incombenze relative al suo cospicuo patrimonio immobiliare". Il tutto "senza alcun compenso" di natura economica.
L'elenco delle opere. Parotti, elenca il giudice nel provvedimento, si è occupato in particolare dei lavori di ristrutturazione e arredamento dell'abitazione di Arconate dove Mantovani risiede, ma anche di quelli eseguiti a Villa Clerici di Rovellasca di Cuggiono, sempre riconducibile al vicepresidente della Regione, nonché della progettazione di un piano di recupero "a favore del figlio di Mantovani, Vittorio Maria Isaia". L'architetto, scrive ancora il gip, non operava soltanto "nell'ambito degli interessi strettamente personali" di Mantovani, ma anche "con riferimento a opere di interesse pubblico da eseguirsi ad Arconate e nel territorio limitrofo". E anche in questo caso "l'intervento tecnico del professionista è stato offerto a titolo gratuito". Come contropartita, precisa il gip, Mantovani - forte del suo ruolo di sottosegretario al ministero dei Trasporti e di assessore regionale alla Salute - ricompensava il suo architetto di fiducia "con una serie di interventi diretti a far ottenere a Parotti appalti pubblici su vari fronti".
Il terreno ad Arconate. Altro 'capitolo' dell'indagine è l'acquisto per un prezzo esiguo, secondo gli investigatori, da parte di una società riconducibile a Mantovani di un terreno edificabile del Comune di Arconate (di cui Mantovani all'epoca era sindaco), oltre alla successiva aggiudicazione di un 'projet financing' per la costruzione di una residenza sanitaria per anziani. Le indagini avrebbero accertato come Mantovani, nei suoi vari ruoli politici, avrebbe beneficiato di una serie di utilità personali, oltre ad avvantaggiare persone che facevano parte del suo entourage politico.
Pressioni per Bianchi. Ruota intorno a Bianchi, il funzionario arrestato, l'accusa più grave che viene contestata a Mantovani, quella di concussione. Secondo la Procura, nonostante Bianchi fosse stato indagato e rinviato a giudizio dalla Procura di Sondrio, Mantovani (all'epoca senatore e sottosegretario al ministero dei Trasporti) avrebbe esercitato "pressioni molto decise" - "anche mediante la minaccia, sia pure implicita, di revoca delle convenzioni con il provveditorato da parte dei Comuni - sul provveditore alle opere pubbliche della Lombardia e della Liguria, Pietro Baratono, perché lo rimettesse a suo posto, in modo che continuasse a gestire appalti nell'ambito dell'edilizia scolastica che interessavano a Mantovani.
Bianchi reintegrato. Le pressioni hanno, infine, avuto esito: con l'ordine di servizio n. 24 del 6 giugno 2012 Bianchi è stato "completamente reintegrato nei suoi incarichi". A dare via all'inchiesta, in relazione a questo episodio, uno dei dirigenti del Provveditorato, Alfio Leonardi, che presentò un esposto alla Procura. Le indagini ricostruiscono che Leonardi a sua volta sarebbe stato vittima di una presunta tentata concussione, sempre per evitare il trasferimento di Bianchi.
"Basta un ordine e si fa". In questo sms inviato da Bianchi a Mantovani verrebbe riassunto quello che il gip definisce "il rapporto di sudditanza del funzionario del provveditorato". In una telefonata del 12 marzo 2014 Bianchi, rispondendo a Mantovani, afferma: "Sono sull'attenti...". E a Mantovani che gli domanda quando possa passare a trovarlo, il funzionario risponde: "Quando vuole, quando vuoi, vengo quando vuoi...".
'Collezionista' di cariche. Oltre che assessore e vicepresidente della Regione, all'epoca Mantovani era anche senatore, sottosegretario ai Trasporti e sindaco di Arconate e coordinatore regionale di Forza Italia. Secondo i magistrati, Mantovani avrebbe sfruttato queste numerose cariche per pilotare alcune gare d'appalto nel settore sanitario.
"Una rete fittissima". Di più. Nello spiegare per quali ragioni debba stare in carcere, il gip sottolinea gli "interessi illeciti di Mantovani e dei suoi familiari" e la "fittissima rete di relazioni che il politico vanta nel territorio di Arconate di cui è stato sindaco per oltre dieci anni (e non solo) che potrebbe essere efficacemente strumentalizzata dall'indagato sia al fine di perpetrare ulteriori illeciti che di porre in essere attività svolte ad inquinare le prove, altresì del perpetuarsi ad oggi - secondo le più recenti acquisizioni investigative - delle già accertate dinamiche delittuose".
Arresto Mantovani, in Regione il convegno su legalità: banchi vuoti, la Giunta diserta
Pd e M5S preparano mozione di sfiducia. E mentre Pd e Sel si apprestano a preparare una mozione di sfiducia a Maroni, i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) esprimono "preoccupazione" per la vicenda. Un gruppo di consiglieri 5 Stelle ha anche portato una cassetta di arance al convegno sulla legalità: "Sono per Maroni - hanno spiegato - se va a trovare il suo vice in carcere". Sel, invece, dice attraverso la coordinatrice lombarda Chiara Cremonesi, "sembra di rivivere l'era Formigoni" e chiede "le dimissioni di Roberto Maroni, connivente o distratto oltre l'accettabile".
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