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Un atto d'accusa lungo sette pagine. "Per essersi le signorie loro venute a trovare in una situazione tale da avere avuto ed avere tuttora effetti in grado di compromettere in tutto o in parte la loro indipendenza e imparzialità nello svolgimento delle rispettive funzioni". Sono parole pesanti quelle inviate dal Csm all'ex presidente della sezione Misure di prevenzione Silvana Saguto, ai giudici Fabio Licata, Lorenzo Chiaramonte e Tommaso Virga, al sostituto procuratore Dario Scaletta. In sette pagine c'è la comunicazione ufficiale che nei confronti dei magistrati coinvolti nell'inchiesta di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati è stato avviato un procedimento che potrebbe portare presto al trasferimento per incompatibilità ambientale.

Scrive il Csm: "Dalle note trasmesse dal procuratore di Caltanisetta e dal presidente del tribunale di Palermo emergono fatti relativi ad una complessa anomala gestione del settore Misure di prevenzione, caratterizzata da rapporti preferenziali con soggetti privati che ricevono incarichi di amministrazione giudiziaria, nonché profili di opacità nei rapporti tra i magistrati interessati ". Una situazione grave, secondo la prima commissione del Csm, "tale da minare la credibilità ed il prestigio della magistratura palermitana". Il Csm ripercorre le contestazioni già note nei confronti dei magistrati. E fa riferimento anche ad un'altra accusa finora rimasta segreta: all'amministratore giudiziario Cappellano Seminara viene contestato di avere dato incarichi non solo al marito della Saguto, ma anche al figlio Elio, di professione chef ("un rapporto di lavoro" per 1.200 euro dalla Tourism Project srl).

Il Csm vede "il concreto rischio di una sotterranea delegittimazione degli uffici". E non sarà facile uscirne. "La vicenda  -  scrive il segretario generale Paola Piraccini  -  ha generato e ancora genererà contraccolpi non fronteggiabili neppure con i provvedimenti tampone già adottati: sarà infatti inevitabile che si acuiscano i commenti e le preoccupazioni già presenti all'interno degli uffici giudiziari, nel foro e nell'utenza, appannando gravemente la fiducia di cui devono godere gli organi giudiziari". Conclusione, diretta agli indagati: "La prima commissione contesta la sopravvenuta impossibilità di continuare a svolgere, con piena indipendenza e imparzialità le loro funzioni ". I magistrati verranno ascoltati dal Csm. Intanto, gli avvocati Francesco Crescimanno e Roberta Pezzano annunciano di aver rinunciato alla difesa della Saguto, del marito e del figlio. "Essendo venuta con gli interessati l'intesa sulla linea difensiva".

E si scopre anche che il giudice Silvana Saguto aveva maturato un ingente debito con il supermercato Sgroi di via Autonomia Siciliana, a Palermo: ben 18.451 euro, saldato solo in parte, con un bonifico da 10 mila euro, nei giorni scorsi, dopo la richiesta avanzata dal cassiere della struttura commerciale, sottoposta ad amministrazione giudiziaria. La vicenda è emersa a margine dell'inchiesta della Procura di Caltanissetta in cui la stessa Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, è indagata per concussione per induzione, corruzione e abuso d'ufficio.

Nei giorni scorsi la Guardia di finanza è andata ad acquisire la documentazione presso i supermercati. In precedenza l'amministratore, Alessandro Scimeca, aveva sollecitato i pagamenti, non senza imbarazzo, perché lui lavorava e lavora con la sezione che, fino al momento in cui è scoppiato lo scandalo, era presieduta dalla stessa Saguto. Il giudice, che ha chiesto il trasferimento per evitare di essere mandata via d'autorità dal Csm, ha spiegato che lei usa pagare i conti mensilmente e non volta per volta, dato che a fare spese non andava lei personalmente ma suoi incaricati. "E comunque - ha precisato - non mi sono mai occupata della misura di prevenzione Sgroi".

Intanto al Roma proseguono le audizio del Consiglio superiore della magistratura. E il Csm accende un faro anche sull'organizzazione data da Silvana Saguto alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo che ha presieduto per lunghi anni. Su richiesta del laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin, il Comitato di presidenza ha aperto una pratica per verificare la "congruità delle scelte organizzative effettuate e il rispetto delle disposizioni tabellari". Proprio oggi il presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Palermo, Francesco Greco, ha denunciato al Csm il caos organizzativo di quella sezione, oltre a chiedere un rapido intervento per ripristinare la credibilità dell'immagine della magistratura di Palermo.

Greco è stato sentito dalla Prima Commissione che ha aperto la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale nei confronti di tutti i cinque magistrati indagati a Caltanissetta. Ai consiglieri Greco ha manifestato il "grave disagio" dell'avvocatura e ha parlato di un "clima di sfiducia" e di un "appannamento" dell'immagine dei giudici di Palermo. Pur apprezzando le misure disposte dal presidente del Tribunale, che ha trasferito tutti i magistrati coinvolti nell'inchiesta dalla sezione sulle misure di prevenzione, ha detto che sono però interventi insufficienti, invitando il Csm ad agire con i suoi più incisivi strumenti. E al di là delle vicende ora al cento dell'indagine nissena, ha lamentato i ritardi nelle udienze e la non certezza dei tempi di decisione, che a suo dire, avrebbero sempre caratterizzato la sezione misure di prevenzione, durante la presidenza Saguto.

Problemi che sarebbero emersi in parte anche dall'audizione delle scorse settimane del presidente del tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale. Il ciclo di audizioni della Prima Commissione, ora presieduta dal laico Renato Baldeduzzi, continuerà lunedì: saranno sentiti il presidente della Corte d'appello Giacchino Natoli, il Pg Roberto Scarpinato e il presidente della sezione locale dell'Anm Matteo Frasca. Martedì invece dovrebbe essere ascoltato il presidente della Camera Penale Antonino Rubino, che con un documento ha di recente invocato l'azzeramento della sezione misure di prevenzione.