Mario Mantovani, chi è il vice di Maroni in Regione
Vecchio Dc, uomo di potere, ras delle case di cura per anziani. Si occupò della madre del Cav. Chi è Mantovani, vice della Lombardia indagato per tangenti.
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13 Ottobre 2015
È stato il badante di mamma Rosa, la madre di Silvio Berlusconi, fino agli ultimi giorni di vita della donna, nel febbraio del 2008.
Ma Mario Mantovani, boss delle case di cura per anziani in Lombardia e in Emilia Romagna con la Fondazione che porta il suo nome, ancora vicegovernatore lombardo e da inizio settembre ex assessore alla Sanità in Regione, è stato molto di più in questi anni per il Popolo della Libertà e per Forza Italia.
Per questo motivo il suo arresto, avvenuto nella mattina del 13 ottobre, per abuso di ufficio, turbativa d'asta, corruzione e concussione per appalti nella sanità su ordine della procura di Milano, rischia di creare non pochi problemi al partito del Cavaliere. Ironia della sorte, proprio nel giorno in cui si è ritrovato le manette ai polsi Mantovani avrebbe dovuto aprire i lavori della Giornata della trasparenza, una serie di incontri su legalità e pubblica amministrazione organizzata dalla Regione. Inizialmente era atteso anche il governatore Roberto Maroni, che però ha dato forfait.
QUEI VOTI IN CAMBIO DI POSTI DI LAVORO. Mantovani è stato per anni un uomo di potere non indifferente nel tessuto economico politico lombardo, una posizione conquistata grazie ai voti racimolati negli ultimi 10 anni, come un vecchio politico della Democrazia cristiana del Sud.
Lo disse apertamente nel maggio del 2014, durante campagna elettorale per le Europee, dove prometteva segnalazioni per posti di lavoro in cambio di voti.
Sono consensi che gli hanno permesso di restare sindaco di Arconate, Comune di poco più di 6 mila abitanti alle porte di Milano, per quasi 15 anni.
Non solo. Mantovani è stato pure europarlamentare, senatore, coordinatore regionale del Pdl, membro della Commissione esteri.
Era lui negli ultimi anni a riempire le sempre più vuote convention del partito di Berlusconi. Portava pullman di vecchietti a cui offriva panino e bibita in cambio di qualche applauso per il Cavaliere.
NEL 2013 AVEVA SEI POLTRONE. Nel 2013 riuscì nell'impresa di occupare allo stesso tempo quasi sei poltrone contemporaneamente, in barba alle leggi che vietavano i doppi incarichi. Ha sempre ripetuto di non aver mai avuto conflitti di interesse. Ad Arconate lo difese persino l'opposizione di centrosinistra. Eppure l'assessorato alla Sanità, conquistato nel 2013, è sempre stato visto come un incarico pesante per un esponente politico che da quasi trent'anni si occupa di onlus e case di cura per anziani.
«Il valore della vita, il calore della famiglia, la forza della solidarietà», è questa la frase che campeggia tra le stanze della sua fondazione che gestisce diverse Rsa sul territorio, nata come tributo alla sorella Ezia.
Ma Mantovani non è solo una Fondazione: la moglie Marinella Restelli è titolare della Immobiliare Vigevanese Srl e il fratello Francesco Mantovani è amministratore unico di Alma Srl, altra azienda di ristrutturazioni edilizie. Affari d'oro, un business consolidato.
A quanto pare, in questi anni di giunta del leghista Roberto Maroni, Mantovani era solito uscire dalla stanza quando si discuteva di appalti per queste strutture.
Ma le accuse dei pm che lo hanno portato in carcere riguardano il periodo che varia ta il 2012 e il 2014, la fine dell'era ciellina di Roberto Formigoni e l'inizio di quella leghista.
UN RETE DI POTERE COSTRUITA NEL TEMPO. Mantovani vantava ottimi rapporti con tutti. Vecchio democristiano, ras delle preferenze, è sempre stato invidiato dentro il partito per il rapporto di confidenza che aveva instaurato in questi anni con Berlusconi. Durante gli ultimi giorni di vita della madre fu lui a stare a fianco a Rosa Bossi Berlusconi, ad accompagnarla nelle ultime ore di vita. Da lì il soprannome di badante, ma pure le invidie di un partito che già alla fine dello scorso decennio iniziava a sentire i contraccolpi della fine del berlusconismo.
Mantovani è sempre caduto in piedi. Poche sbavature. Molti pettegolezzi. Un incidente giudiziario capitò alla moglie Marinella e al fratello di Mantovani, Francesco, nel 2013. La procura di Rimini contestò loro un abuso edilizio per un una villetta sulla spiaggia nel comune di Bellaria-Igea Marina. Poca roba rispetto allo tsunami che lo ha travolto ora.
In carcere con l'ex senatore è finito pure il suo collaboratore storico Giacomo Di Capua, ragazzo di appena 33 anni, già accusato di consulenze d'oro al Pirellone ma soprattutto responsabile dei manifesti «Fuori le br dalle procure» che tappezzarono Milano durante la campagna elettorale. Se ne assunse la responsabilità, difendendo persino Oscar Lassini.
Berlusconi da un po' di tempo, si dice, l'aveva scaricato. Si era troppo avvicinato alla candela, alla luce del Cavaliere, tanto da bruciarsi. Ora lo aspettano mesi difficili.
Ma Mario Mantovani, boss delle case di cura per anziani in Lombardia e in Emilia Romagna con la Fondazione che porta il suo nome, ancora vicegovernatore lombardo e da inizio settembre ex assessore alla Sanità in Regione, è stato molto di più in questi anni per il Popolo della Libertà e per Forza Italia.
Per questo motivo il suo arresto, avvenuto nella mattina del 13 ottobre, per abuso di ufficio, turbativa d'asta, corruzione e concussione per appalti nella sanità su ordine della procura di Milano, rischia di creare non pochi problemi al partito del Cavaliere. Ironia della sorte, proprio nel giorno in cui si è ritrovato le manette ai polsi Mantovani avrebbe dovuto aprire i lavori della Giornata della trasparenza, una serie di incontri su legalità e pubblica amministrazione organizzata dalla Regione. Inizialmente era atteso anche il governatore Roberto Maroni, che però ha dato forfait.
QUEI VOTI IN CAMBIO DI POSTI DI LAVORO. Mantovani è stato per anni un uomo di potere non indifferente nel tessuto economico politico lombardo, una posizione conquistata grazie ai voti racimolati negli ultimi 10 anni, come un vecchio politico della Democrazia cristiana del Sud.
Lo disse apertamente nel maggio del 2014, durante campagna elettorale per le Europee, dove prometteva segnalazioni per posti di lavoro in cambio di voti.
Sono consensi che gli hanno permesso di restare sindaco di Arconate, Comune di poco più di 6 mila abitanti alle porte di Milano, per quasi 15 anni.
Non solo. Mantovani è stato pure europarlamentare, senatore, coordinatore regionale del Pdl, membro della Commissione esteri.
Era lui negli ultimi anni a riempire le sempre più vuote convention del partito di Berlusconi. Portava pullman di vecchietti a cui offriva panino e bibita in cambio di qualche applauso per il Cavaliere.
NEL 2013 AVEVA SEI POLTRONE. Nel 2013 riuscì nell'impresa di occupare allo stesso tempo quasi sei poltrone contemporaneamente, in barba alle leggi che vietavano i doppi incarichi. Ha sempre ripetuto di non aver mai avuto conflitti di interesse. Ad Arconate lo difese persino l'opposizione di centrosinistra. Eppure l'assessorato alla Sanità, conquistato nel 2013, è sempre stato visto come un incarico pesante per un esponente politico che da quasi trent'anni si occupa di onlus e case di cura per anziani.
«Il valore della vita, il calore della famiglia, la forza della solidarietà», è questa la frase che campeggia tra le stanze della sua fondazione che gestisce diverse Rsa sul territorio, nata come tributo alla sorella Ezia.
Ma Mantovani non è solo una Fondazione: la moglie Marinella Restelli è titolare della Immobiliare Vigevanese Srl e il fratello Francesco Mantovani è amministratore unico di Alma Srl, altra azienda di ristrutturazioni edilizie. Affari d'oro, un business consolidato.
A quanto pare, in questi anni di giunta del leghista Roberto Maroni, Mantovani era solito uscire dalla stanza quando si discuteva di appalti per queste strutture.
Ma le accuse dei pm che lo hanno portato in carcere riguardano il periodo che varia ta il 2012 e il 2014, la fine dell'era ciellina di Roberto Formigoni e l'inizio di quella leghista.
UN RETE DI POTERE COSTRUITA NEL TEMPO. Mantovani vantava ottimi rapporti con tutti. Vecchio democristiano, ras delle preferenze, è sempre stato invidiato dentro il partito per il rapporto di confidenza che aveva instaurato in questi anni con Berlusconi. Durante gli ultimi giorni di vita della madre fu lui a stare a fianco a Rosa Bossi Berlusconi, ad accompagnarla nelle ultime ore di vita. Da lì il soprannome di badante, ma pure le invidie di un partito che già alla fine dello scorso decennio iniziava a sentire i contraccolpi della fine del berlusconismo.
Mantovani è sempre caduto in piedi. Poche sbavature. Molti pettegolezzi. Un incidente giudiziario capitò alla moglie Marinella e al fratello di Mantovani, Francesco, nel 2013. La procura di Rimini contestò loro un abuso edilizio per un una villetta sulla spiaggia nel comune di Bellaria-Igea Marina. Poca roba rispetto allo tsunami che lo ha travolto ora.
In carcere con l'ex senatore è finito pure il suo collaboratore storico Giacomo Di Capua, ragazzo di appena 33 anni, già accusato di consulenze d'oro al Pirellone ma soprattutto responsabile dei manifesti «Fuori le br dalle procure» che tappezzarono Milano durante la campagna elettorale. Se ne assunse la responsabilità, difendendo persino Oscar Lassini.
Berlusconi da un po' di tempo, si dice, l'aveva scaricato. Si era troppo avvicinato alla candela, alla luce del Cavaliere, tanto da bruciarsi. Ora lo aspettano mesi difficili.
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