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Avrebbe dovuto partecipare alla giornata della legalità aprendo i lavori di una serie di incontri organizzati dalla Regione sulla trasparenza nella pubblica amministrazione. Impegno annullato, perché il vicepresidente Mario Mantovani (ed ex assessore alla Salute) è finito in manette. Gravi le accuse formulate in seguito all'indagine del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza: corruzione e concussione per faccende relative alla sanità, compresa una gara sul trasporto dei dializzati.

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Gli altri due arrestati. Insieme a lui è stato arrestato il suo collaboratore, Giacomo Di Capua, 34 anni, capo di gabinetto dell'assessorato alla Sanità. In manette anche un ingegnere del provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, Angelo Bianchi. Da anni Di Capua è il più fedele collaboratore di Mantovani: ha lavorato con lui al ministero delle Infrastrutture e Trasporti e condotto per conto di Forza Italia le trattative per l'approvazione della Riforma della Sanità. In passato è stato anche coinvolto nella vicenda che vide l'affissione a Milano dei manifesti anti-magistrati con la scritta "Via le Br dalla Procura". Bianchi, invece, era già stato arrestato nel 2008 per un caso di presunti appalti truccati in Valtellina e successivamente rinviato a giudizio (con altri) nel 2012.

Coinvolto anche l'assessore Garavaglia. Oltre ai tre arrestati ci sono altri 12 indagati che "hanno concorso a vario titolo nei reati". Uno di questi è il leghista Massimo Garavaglia (è indagato per turbativa d'asta), assessore all'Economia e braccio destro di Maroni. Questa mattina, mentre Mantovani finiva in carcere, Garavaglia veniva perquisito.

Fatti tra il 2012 e il 2014. Se confermate, così come sono state formulate dal pm Giovanni Polizzi, le accuse sono molto gravi e riguardano fatti tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014. I reati vanno da abuso di ufficio, turbativa d'asta, corruzione e concussione per appalti nella sanità in Lombardia.

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"La gara sui malati valeva 11 milioni di euro". Tra le gare che secondo gli investigatori sono state pilotate ce n'è una indetta da un'aggregazione di Asl del valore di 11 milioni di euro che riguarda il trasporto dei malati dializzati. Tra le vicende al centro delle indagini c'è anche un presunto caso di corruzione che ha visto coinvolti, secondo gli inquirenti, Mantovani e un architetto. Quest'ultimo in cambio dell'acquisto, della gestione e della ristrutturazione di immobili riconducibili a Mantovani, ma formalmente intestati a società, enti e cooperative, sarebbe stato "ripagato" con l'ottenimento di lavori in appalti pubblici.

Il terreno ad Arconate. Altro 'capitolo' dell'indagine è l'acquisto per un prezzo esiguo, secondo gli investigatori, da parte di una società riconducibile a Mantovani di un terreno edificabile del Comune di Arconate (di cui Mantovani all'epoca era sindaco), oltre alla successiva aggiudicazione di un 'projet financing' per la costruzione di una residenza sanitaria per anziani. Le indagini avrebbero accertato come Mantovani nei suoi vari ruoli politici avrebbe beneficiato di una serie di utilità personali, oltre ad avvantaggiare persone che facevano parte del suo entourage politico.

Pressioni per Bianchi. Ruota intorno a Bianchi, il funzionario arrestato, l'accusa più grave che viene contestata a Mantovani, quella di concussione. Secondo la Procura, nonostante Bianchi fosse stato indagato e rinviato a giudizio dalla Procura di Sondrio, Mantovani (all'epoca senatore e sottosegretario al ministero dei Trasporti) avrebbe esercitato pressioni sul provveditore alle opere pubbliche della Lombardia e della Liguria, Pietro Baratono, perchè lo rimettesse a suo posto, in modo che continuasse a gestire gli appalti che interessavano a Mantovani. A dare via all'inchiesta, in relazione a questo episodio, uno dei dirigenti del Provveditorato, Alfio Leonardi, che presentò un esposto alla Procura. Le indagini ricostruiscono che Leonardi a sua volta sarebbe stato vittima di una presunta tentata concussione, sempre per evitare il trasferimento di Bianchi.

Il ruolo di Mantovani nella sanità. Il periodo abbraccia anche un periodo che coincide con quello in cui Mantovani - che è un esponente di spicco di Forza Italia - è stato assessore alla Sanità, ruolo che ha mantenuto fino a un mese fa quando, subito dopo l'approvazione della riforma socio-sanitaria, il suo ruolo è stato assunto dal governatore Maroni. Il motivo della rottura tra i due - stando all'ufficialità - era il fatto che, secondo il governatore, Mantovani non credeva abbastanza nello spirito della riforma del settore centrale di ogni amministrazione regionale.

'Collezionista' di cariche. Oltre che assessore e vicepresidente della Regione, all'epoca Mantovani era anche senatore, sottosegretario ai Trasporti e sindaco di Arconate e coordinatore regionale di Forza Italia. Secondo i magistrati, Mantovani avrebbe sfruttato queste numerose cariche per pilotare alcune gare d'appalto nel settore sanitario.

Raffica di perquisizioni. Nell'ordinanza emessa dal gip Stefania Pepe e firmata dal procuratore Edmondo Bruno Liberati, si parla anche di perquisizioni e di sequestri di documenti scattati nelle sedi delle province di Milano, Pavia, Varese, Vercelli e Rimini, negli uffici degli indagati in Regione oltre che in nove abitazioni e in 17 enti o società riconducibili.

Arresto Mantovani, in Regione il convegno su legalità: banchi vuoti, la Giunta diserta

Berlusconi: "Mantovani? Persona corretta". "Ci ha stupito molto questa inchiesta, di cui non sapevamo nulla. Francamente, conosciamo Mario Mantovani come una persona corretta e siamo in attesa di notizie": così Silvio Berlusconi, arrivando al Senato per la riunione congiunta dei gruppi di Forza Italia di Camera e Senato, prima del voto finale sulle riforme, risponde a chi gli chiede un commento sull'arresto.

Pd e M5S preparano mozione di sfiducia. E mentre Pd e Sel si apprestano a preparare una mozione di sfiducia a Maroni, i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) esprimono "preoccupazione" per la vicenda. Un gruppo di consiglieri 5 Stelle ha anche portato 
una cassetta di arance
 al convegno sulla legalità: "Sono per Maroni - hanno spiegato - se va a trovare il suo vice in carcere". Sel, invece, dice attraverso la coordinatrice lombarda Chiara Cremonesi, "sembra di rivivere l'era Formigoni" e chiede "le dimissioni di Roberto Maroni, connivente o distratto oltre l'accettabile".