sabato 17 ottobre 2015

Tutto questo mentre i cretini del web mettono mi piace sotto a quelle bufale razziste che anche un bambino di tre anni riconoscerebbe come false.

«Vi racconto come ho fatto soldi a palate spacciando bufale razziste sul web» 

Parla lo studente che era diventato il re del finto giornalismo a base di caccia all'immigrato online. Il suo sito, oggi chiuso dalla polizia postale, si era trasformato in una terra promessa per gli aspiranti Ku Klux Klan all'italiana. «Le mie notizie erano palesemente false. Ma diventavano immediatamente virali. E io guadagnavo sempre di più» 

DI MAURIZIO DI FAZIO
«Vi racconto come ho fatto soldi a palate spacciando bufale razziste sul web»
Il sito Senza Censura chiuso dalla polizia postale
"Catania, 15enne bruciato vivo. Massacrato perché cristiano". "Roma: extracomunitario tenta di stuprare bambina. Interviene un passante e lo demolisce". "Napoli, ospitano un pakistano a cena: stupra la figlia e viene picchiato dal padre". "Marocchino salva bambino in mare e poi muore per la fatica". "Quattro tunisini stuprano la moglie e poi uccidono il marito a sprangate". "Nigeriano stupra madre e figlia, il marito gli getta l’acido sul pene". "Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare". Con quest'ultimo titolo, e relativo "articolo", "ho fatto più di cinquecentomila visite, e guadagnato mille euro, solo nella prima settimana". Senza contare le centinaia di migliaia di Mi piace e condivisioni su Facebook.

Funzionava così: il protagonista del nostro articolo ha aperto un blog, l'ha trasformato in un giornale di informazione in Rete e ha cominciato a pubblicare notizie molto spesso inventate di sana pianta, bufale e fandonie che mettevano al centro della scena (del crimine) sempre e soltanto lui: il nemico immigrato e le sue nefandezze. Più la sparava grossa, più ingannava deliberatamente, più soffiava sul fuoco dello spirito peggiore del nostro tempo e più gli aumentava il volume di visualizzazioni e lettori. Che lievitavano a numeri inimmaginabili.

E a questo punto faceva soldi veri, talvolta a palate, grazie alla pubblicità di Google Adsense e similari. Ogni click, un tot di centesimi. "Ogni mille visite guadagnavo due euro" ci rivela. Conta solo la quantità di "contatti": alla propaganda di massa ci pensavano Facebook e gli altri social newtork, dove condivideva e spammava gli articoli falsi attraverso una girandola di fake e pagine fittizie forti, a loro volta, di consensi impressionanti: quasi 87 mila i followers di "Uomo d'onore", e ben 130 mila quelli di "Cresciuti per le strade". Un like, si sa, tira l'altro e a furia di essere diffusa qualsiasi notizia può diventare virale, e quindi verosimile, e perciò "vera".

Gli algoritmi dell'advertising sul web non sono programmati per riconoscere le categorie del bene e del male.
Dalla sua cameretta di San Cataldo, nella provincia di Caltanisetta, un giovane studente di nemmeno vent'anni, Gianluca Lipani, era diventato un piccolo imperatore del finto giornalismo a base di razzismo e caccia all'immigrato online. Prima che circa un mese fa la Polizia postale siciliana lo scoprisse e denunciasse per istigazione alla discriminazione razziale.

Il suo sito di "informazione", "Senzacensura.eu", "il blog senza peli sulla lingua", oggi oscurato, era seguitissimo: "Viaggiavo sui 500 mila lettori al mese". Senzacensura.eu era una terra promessa per tutti gli aspiranti o magari inconsapevoli Ku Klux Klan all'italiana. Perché raccontava, o meglio, immaginava storie raccapriccianti dove gli italiani, "brava gente già stremata dalla crisi", erano sempre vittime di immigrati brutti, sporchi e cattivi, colpevoli dei reati più immondi, mentre lo Stato lassista e parassitario sta a guardare.

Sbatti il mostro - extracomunitario of course - in homepage. Tutto ciò per puro spirito di "mercato". "Non agivo per risentimento nei confronti di soggetti di diversa nazionalità. Lo scopo della mia attività era quello di attirare l'attenzione sul mio sito guadagnando, con i banner pubblicitari, dagli ingressi degli utenti" ha dichiarato il ragazzo ai carabinieri, e lo stesso ha fatto a noi, nell'intervista esclusiva che segue. "Non siamo di fronte a un singolo articolo, ma c'è stata una reiterazione nel tempo e molte persone erano portate ad avere un senso di risentimento nei confronti degli extracomunitari" è stato il commento del dirigente della polizia postale Marcello La Bella. E Senzacensura.eu era solo uno dei tanti portali che "commercializzano" la tragedia di migranti in fuga da guerre e orrori.

Sul suo profilo Facebook "ufficiale", Gianluca Lipani ha 3310 amici. Posta roba innocente, indistinguibile da quella dei suoi coetanei. Calcio, humour greve, battute sulla nuova Miss Italia e foto d'amore con la fidanzatina, che gli scrive: "Sei la persona più bella del mondo. Sei un ragazzo d'oro". Gianluca porta i capelli dritti e sparati come quelli dell'ex attaccante del Milan El  Shaarawy. Orecchini. Fisico palestrato il giusto. Sopracciglia ad ali di gabbiano. Una passione generazionale per il rap. Quando Senza Censura.eu era ancora online, lui si firmava "Il Divulgatore" e si descriveva così: "Sono un webmaster che cerca di dar voce agli italiani tramite la diffusione virale. Da troppo tempo noi italiani subiamo le spergiure di uno Stato ignobile che pensa a sfamare i propri governanti e lasciare nella miseria i cittadini. Da questo momento saprete la verità grazie alle informazioni che vi pongo giorno dopo giorno. Solo tramite l'informazione, QUELLA VERA, riusciremo a distruggere questa situazione che ormai affligge la vita di molti italiani".

Come e perché hai aperto questo sito di "informazione", Gianluca?
"É nato per dare realmente voce a fatti che sono trascurati dai giornali; ma purtroppo queste cose non sono seguite, ricevono pochissime visualizzazioni, nessuno le condivideva sui social e allora mi son chiesto: "Quali fatti potrebbero coinvolgere più gente?". Osservando dal tg le gesta di un noto uomo politico, con i suoi famosi discorsi populistici contro i migranti, ho notato subito la notevole attenzione che catturavano le sue parole d'ordine. E allora mi è venuto in mente di creare un sito con discorsi e una retorica simile: se può farlo un Onorevole, perché non può farlo un ragazzo disoccupato?".

Parliamo della natura dei tuoi "articoli".  
"Le mie notizie erano chiaramente inventate: solo chi non ha facoltà di discernimento poteva crederci. Dico questo senza voler offendere in nessun modo il mio pubblico, grazie a cui le notizie diventavano estremamente virali, e alla velocità della luce. Una volta resomi conto di quanto tirasse il tema "immigrazione", ho proseguito su questo solco continuando a pubblicare notizie false e infondate. Fingendo che fossero vere, altrimenti chi le avrebbe più lette? Tu mi dirai: hai violato la legge. E perché, allora, i nostri politici continuano a dire e promettere cose non vere e assurde, senza pagare mai per le loro frottole?".

Che cos'è, per te, la verità?
"La verità, quella vera, non esiste, o meglio esisteranno sempre delle verità nascoste dietro a un racconto e soprattutto dietro a una notizia: perché le baggianate proliferano anche nel giornalismo vero, proprio per spingere il lettore a leggere gli articoli".

Qual è la differenza tra una notizia vera e una bufala?
"La notizia vera è sempre seguita da una fonte; la bufala si capisce dal modo stesso in cui viene scritta. Nei miei articoli ricreavo un linguaggio comprensibile a tutti, pur se grammaticalmente non corretto. Basta conoscere l'italiano per comprendere se una notizia è vera o fasulla".

Perché pubblicavi notizie infondate?
"Come gli uomini cercano la virilità, io inseguivo la viralità. Mi costruivo da solo i miei scoop. E provavo a guadagnarmi in questo modo qualche euro".

Com'era il tuo modus operandi "giornalistico"?
"Alcuni articoli li pescavo da altri siti, mentre altri li inventavo totalmente: sa, non ci vuole mica molta immaginazione, basta pensare a ciò che desidera l'italiano medio, e le idee affiorano da sole. L'italiano medio purtroppo (o per fortuna) non riesce a separare una notizia vera da una bufala, anche perché molte notizie false sono molto simili a quelle vere. Davo al lettore ciò che il lettore voleva".

Il tuo "articolo" più controverso ha questo titolo: "Immigrato violenta bambina di 7 anni. Il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare”.
"In passato avevo condiviso sulle mie innumerevoli pagine Facebook la storia davvero accaduta di un immigrato che stuprò una bambina, e tra i commenti al post ci fu chi scrisse una roba del tipo "Eviratelo e fateglielo mangiare a forza" e "Buttategli l'acido addosso". Questi commenti macinavano centinaia di like; e così ho deciso di farne il format del mio blog. Ho avuto quasi 6 milioni di visualizzazioni e 800 mila condivisioni...".

Quanto ti rendeva la tua attività?
"Il guadagno andava a periodi".

Ti consideri un razzista?
"Certamente no: io non sono un razzista, né  tantomeno un divulgatore di odio razziale, ma un ragazzo normalissimo che cercava di fare qualche euro scrivendo".

E cosa pensi, allora, degli immigrati?
"Non provo nessun risentimento nei loro confronti, ma solo su coloro che speculano sulla loro pelle".

I tuoi articoli seminavano odio sociale?
"Non mi sembra che dopo aver letto i miei articoli i lettori siano scesi in piazza con un machete per colpire gli extracomunitari di passaggio. Altrimenti dovrebbero farlo anche dopo aver visto un tg".

Vuoi diventare un giornalista?
"No".

Secondo te, i social network sono uno strumento di conoscenza o di ignoranza?
"I social sono una miniera di diamanti per chi pubblica qualcosa, ma non per chi legge. Consiglio di utilizzarli per passatempo: non per informarsi". 

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