venerdì 31 gennaio 2014

Condivido perfettamente. Sono proprio squadristi.

L’affondo di Matteo Renzi contro i «grillini squadristi»

di   - 31/01/2014 - Intervistato sulla Stampa, il segretario democratico ha richiamato alla memoria la violenza delle camicie nere fasciste per bollare il comportamento del MoVimento 5 Stelle in Parlamento


L'affondo di Matteo Renzi contro i «grillini squadristi»
«Roba da squadristi, al limite del codice penale». Intervistato sulla Stampa, Matteo Renzi ha richiamato alla memoria la violenza delle camicie nere fasciste per bollare il comportamento del MoVimento  5 Stelle in Parlamento, accusato dopo il blocco dei lavori in aula e nelle commissioni, per le offese alla presidente della Camera Laura Boldrini e la procedura d’impeachment contro il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il segretario democratico ha utilizza parole dure anche contro Beppe Grillo: «Un anno fa parlava di futuro e speranza, ora semina odio con rabbia», ha aggiunto il sindaco fiorentino.
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«GRILLINI SQUADRISTI» – Ieri il MoVimento 5 Stelle aveva scelto la strada dellescontro totale con le istituzioni e le altre forze politiche. Mentre in conferenza stampa veniva annunciata la presentazione della richiesta di impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano, i parlamentari pentastellati hanno paralizzato per diverso tempo le attività delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali, dopo la decisione della presidente della Camera Laura Boldrini di applicare due giorni fa lo strumento della “tagliola” per frenare l’ostruzionismo a 5 stelle sul decreto Imu-Bankitalia. Non erano mancate le tensioni, con nuove risse, spintoni, urla e anche uno scontro con il capogruppo del Pd a Montecitorio Roberto Speranza, al quale Alessandro Di Battista e altri deputati avevano impedito di rilasciare un’intervista in sala stampa. Troppo, secondo Matteo Renzi, che ha attaccato senza mezzi termini il M5S:
«Non servono giri di parole per dire quel che il Movimento Cinque Stelle sta mettendo in scena alla Camera: roba da squadristi, al limite – se non oltre – del codice penale. E quanto all’atto d’accusa contro Napolitano, spero che nessuno si lasci ingannare: non c’entrano niente la voglia di cambiamento, la Costituzione e quelle balle lì.  Siamo di fronte ad una strategia lucida ma disperata: tutta studiata a tavolino», ha affermato il segretario democratico.
Il duello a distanza è con Beppe Grillo, che Renzi ha ormai individuato come il nemico politico principale, dopo gli accordi con Forza Italia e Berlusconi sulla legge elettorale. «La verità è che gli stiamo tagliando l’erba sotto i piedi,  smontando uno a uno tutti i suoi soliti e triti argomenti. La riforma della legge elettorale, l’abolizione del Senato come Camera elettiva, la cancellazione delle Province, il taglio al finanziamento dei partiti e la revisione del Titolo V». Secondo il sindaco fiorentino, dato che «dalla politica arrivano finalmente risposte», Beppe Grillo «non sa come reagire e perde la testa. Per questo cerca la rissa». Difende la propria riforma elettorale, ancora oggetto di discussioni aspre e con diversi nodi – dalle soglie alle liste bloccate – sui quali resta l’ostilità delle opposizioni e i malumori della minoranza Pd. Ma soprattutto Renzi difende Giorgio Napolitano, dopo l’affondo del M5S sull’impeachment: «Siamo stati noi a chiedere al capo dello Stato di restare. Ma vedrete che quest’ultima mossa si ritorcerà contro Grillo e gli creerà problemi perfino nei suoi gruppi parlamentari». Non è la prima volta che il segretario democratico evoca la questioni dei dissidenti interni. Se il Pd bersaniano era accusato di fare “scouting” tra il gruppo grillino, Renzi ha rilanciato con un appello chiaro nei giorni scorsi, con l’obiettivo di far emergere le divisioni interne tra i 5 stelle: «Lancio un appello ai deputati e alle deputate del M5S. Tra questi parlamentari ci sono tante persone per bene che vogliono cambiare l’Italia. Invece, quando si parlava di riforme Grillo ha detto no, quando si deve discutere del merito c’è chi insulta il Presidente. Per uno che urla e che sbraita c’è n’è cinque, sette, dieci che fanno bene il loro lavoro. Devono uscire allo scoperto. Dicano quello che pensano. E spieghino che sono costretti, per la violenza verbale di pochi, a non dare una mano all’Italia. Il nostro Paese ha bisogno anche di loro», aveva spiegato Renzi. Dopo le risse parlamentari, le occupazioni e i blocchi dei lavori, le parole di Renzi sono diventate dure, compreso il paragone con le camicie nere e il comportamento squadrista.

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