domenica 8 dicembre 2013

Stia tranquilllo Grillo e i suoi grillino talebani. Il loro fascismo non passerà.

POLITICA

Grillo, è l’ora delle liste (nere)

 
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La gogna. Il capo del M5S all'assalto della stampa critica. Campagna sul blog, prima vittima giornalista dell’Unità. Poi toccherà a 148 deputati, gli eletti grazie al Porcellum
↳ Beppe Grillo
Cen­ti­naia di com­menti vol­gari, ses­si­sti e minac­ciosi appa­iono velo­ce­mente in coda all’ultima ini­zia­tiva di Beppe Grillo. Una «rubrica» sul blog che invita a dare sfogo al ran­core, quasi sem­pre ano­nimo, della rete. La inau­gura il pro­filo di Maria Novella Oppo, gior­na­li­sta dell’Unità, sgra­dita al fon­da­tore del Movi­mento 5 Stelle per­ché spesso cri­tica con Grillo e i suoi. Insulti a valanga: l’atroce ini­zia­tiva del gruppo di comu­ni­ca­tori gril­lini non poteva aspet­tarsi altro suc­cesso. Con pro­messa di replica: arri­ve­ranno altri «gior­na­li­sti del giorno».
Imme­diate le cri­ti­che. Dei poli­tici di ogni schie­ra­mento. Della pre­si­dente della camera. E soprat­tutto delle orga­niz­za­zioni della stampa: l’Ordine, la fede­ra­zione, la stampa par­la­men­tare. «Maria Novella è una grande gior­na­li­sta, parte della sto­ria dell’Unità. Ha eser­ci­tato, con il suo graf­fiante stile, con la sua sco­moda intel­li­genza, un argo­men­tato diritto di cri­tica», scrive il comi­tato di reda­zione del quo­ti­diano fon­dato da Gram­sci (e sul blog mali­gna­mente lin­kato da Grillo, Oppo esi­bi­sce orgo­gliosi natali a Ghi­larza). L’ordine dei gior­na­li­sti testi­mo­nia di aver chie­sto invano allo staff gril­lino di togliere dal blog la foto della gior­na­li­sta. Il pre­si­dente Iaco­pino allora si appella alla magi­stra­tura: «È ora che si occupi, senza distra­zioni né timi­dezze, delle ricor­renti isti­ga­zioni a delin­quere che ven­gono da espo­nenti del M5S». L’ufficio stampa gril­lino replica: «È una dif­fa­ma­trice di pro­fes­sione». Dario Fo, esti­ma­tore di Grillo e Casa­leg­gio, sul palco al recente Vaf­fan­culo day di Genova, prende le distanze dall’ultima ini­zia­tiva. Ma in un modo che fini­sce col rin­ca­rare la dose. «La rubrica? non mi piace. Non accetto un lin­guag­gio di que­sto genere, non biso­gna scen­dere alla bru­ta­lità dei gior­na­li­sti. E poi con­si­de­rate le ven­dite che ha l’Unità, vuol dire dare peso e valore a qual­cuno che non lo merita». Con twit­ter Enrico Letta esprime soli­da­rieta piena alla gior­na­li­sta «sche­data e lapi­data ver­bal­mente»; tra i 5 Stelle solo il sena­tore Orel­lana fa un comu­ni­cato per pren­dere le distanze.
La lista dei gior­na­li­sti evoca pes­simi ricordi ed è imbat­ti­bil­mente odiosa, ma non è l’unica della gior­nata di Grillo. Com­pare un poster «Wan­ted» in stile western con la foto del depu­tato pd Piero Mar­tino. È l’unico modo che viene in mente al col­lega gril­lino Cosimo Pie­tra­roli per rispon­dere a una vec­chia semi­rissa in aula (e anche Mar­tino annun­cia che si rivol­gerà alla magi­stra­tura). Ma la lista più lunga è quella che Grillo si limita per il momento ad annun­ciare, e minac­ciare, sul blog.
Sono i nomi e i volti dei 148 depu­tati del cen­tro­si­ni­stra che non sareb­bero risul­tati eletti senza il pre­mio di mag­gio­ranza. Secondo Grillo, dopo la sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale, sono pre­cari, ille­git­timi, abu­sivi e via salendo nella pro­vo­ca­zione offen­siva. Il Por­cel­lum, vale la pena ricor­dare, è lo stesso sistema elet­to­rale con il quale Grillo voleva tor­nare a votare fino a poco tempo fa; così come ancora prima voleva imbal­sa­mare in pro­ro­ga­tio un governo senza fidu­cia o con la fidu­cia di un altro par­la­mento pari­menti abusivo.
Fatta la prova con la lista dei gior­na­li­sti, si può imma­gi­nare l’effetto della lista dei par­la­men­tari eletti con il pre­mio di mag­gio­ranza, il livello di argo­men­ta­zione cri­tica che accom­pa­gnerà le loro foto sul blog di Grillo. Poco importa che il pre­si­dente della Corte Costi­tu­zio­nale Sil­ve­sti inter­venga per ricor­dare che sugli effetti della sen­tenza «la Corte si è già uffi­cial­mente espressa». E lo ha fatto riba­dendo il pieno diritto del par­la­mento in carica di cam­biare la legge elet­to­rale. La legit­ti­mità degli eletti, dun­que, non è venuta meno.
Non manca, è vero, qual­che opi­nione in senso con­tra­rio. Ma i giu­ri­sti che la avan­zano par­tono dalla cir­co­stanza che i depu­tati, a nove mesi dal voto, non hanno ancora visto con­va­li­dare la loro ele­zione dalla giunta pre­sie­duta dal len­tis­simo gril­lino D’Ambrosio. Che adesso minac­cia tutti: «Come pre­si­dente ho un’arma, posso ria­prire anche le con­va­lide già fatte». Il caso non può dirsi chiuso, e Grillo può citare a soste­gno della sua cam­pa­gna l’ex pre­si­dente della Con­sulta Capo­to­sti. Che, ma que­sto l’ex comico non lo dice, aveva già espo­sto tutti i suoi dubbi pro­prio sull’Unità.

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