“Il Paese sono i suoi cittadini e non solo chi occupa transitoriamente le istituzioni. La politica deve sapere che la gente non ne può più”. 
Felice Romano, poliziotto in servizio da 32 anni, è il segretario generale del Siulp, il sindacato di polizia che rappresenta 30mila agenti. Suo il “plauso” rivolto ieri a quei poliziotti che a Genova e Torino hanno improvvisamente tolto il casco in segno di solidarietà con il movimento dei forconi, in alcuni casi facendosi fotografare con manifestanti a volto coperto e uno striscione.
Un gesto eclatante che per Romano “è perfettamente naturale in un momento storico come mai ne abbiamo vissuti: manca una direzione politica, come poliziotti e come cittadini siamo vessati, queste proteste sono sacrosante”. Il segretario del Siulp però smentisce che fosse un gesto politico: “Siamo soltanto d'accordo con le ragioni della protesta”. E respinge l'invito di Beppe Grillo a smettere di proteggere i politici: “Lo ringraziamo per la solidarietà ma il nostro lavoro è anche questo”. Ma non accadrà, dice il segretario del Siulp, come negli anni '70 quando la violenza e la politica divise i destini dei poliziotti da quelli degli italiani che protestavano. Ecco perché ha firmato un comunicato dove promette ai politici che “l'ira degli onesti sarà terribile”.
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Scontri a Torino
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Quanto terribile?
Pensavo di avere espresso un concetto naturale e scontato. Il fatto davvero straordinario è che abbiano tolto il casco anche alcuni finanzieri e carabinieri, sono militari e dunque non sindacalizzati. Nessuno può dire che fosse un atto preordinato.
Qual è il significato politico?
E' stato un gesto simbolico per dire che questa volta non consentiremo a nessuno di spaccare il fronte dei cittadini come accadde durante gli anni di piombo. Lo dico ai violenti, ma anche alla politica: non riusciranno a mettere i poliziotti da una parte e i cittadini dall'altra. Vogliamo garantire la sicurezza e l'ordine pubblico ma nel palazzo devono capire che non ce la facciamo più.
La Questura di Torino spiega che gli agenti si sarebbero tolti il casco perché i tafferugli erano conclusi.
Conosco bene questo mestiere. In condizioni come quelle a Torino un poliziotto non toglie mai il casco. C'erano migliaia di persone che manifestavano nel rispetto delle regole e poi quattro delinquenti che come sempre cercano di offuscare le sacrosante ragioni della protesta.
In queste ore è arrivata una tirata d'orecchie da parte del Viminale o del capo della polizia, Alessandro Pansa?
No. Pansa è un poliziotto, conosce bene la polizia, vive con gli agenti e dunque conosce perfettamente le nostre condizioni.
Al punto da permettere che una parte della polizia solidarizzi apertamente con i forconi?
Noi non solidarizziamo con i forconi. Noi semplicemente condividiamo le ragioni alla base della protesta. Come poliziotti siamo vessati, guadagniamo mediamente 1300 euro al mese, 4 euro e ottanta centesimi lordi aggiuntivi per il turno di notte, siamo trasferiti da un capo all'altro dell'Italia pur dovendo mantenere le nostre famiglie, andiamo a eseguire gli sfratti quando siamo noi per primi a essere sotto sfratto, non ci pagano gli straordinari da due anni e mezzo, spesso siamo costretti ad andare a vivere in quartieri periferici e malfamati accanto ai pregiudicati, rischiando una sanzione disciplinare...
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Forconi, proteste a Torini
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Perché il gesto di solidarietà con i manifestanti non è avvenuto per esempio il 19 ottobre, quando migliaia di persone hanno sfilato a Roma per la casa?
Perché non protestiamo soltanto per la mancanza di alloggi. La ragione che ci ha spinto a condividere questo gesto emblematico e simbolico è che il palazzo è lontano dalle esigenze dei cittadini. Abbiamo il contratto bloccato da 5 anni, un tetto salariale che ci impedisce di usare molti agenti nelle volanti, nell'ordine pubblico e nei turni di notte, cosicché con la riforma Brunetta ora siamo diventati i classici agenti panzoni e fannulloni. Abbiamo accettato di non percepire un aumento, 16mila agenti sono andati in pensione senza che venissero sostituiti, con grande senso di responsabilità accettiamo che non venga dato l'aumento ma la confusione politica è massima.
Pansa nelle scorse settimane ha lanciato l'allarme: le forze dell'ordine non sono più in grado di garantire la sicurezza. 
È così. Le volanti sono rotte, non abbiamo soldi per la benzina. Faccio questo mestiere da 32 anni ma non ho mai visto un periodo così nero. Negli anni '90 ricordo che rischiavamo grosso come Paese, ma la politica seppe portarci fuori dalla palude. Oggi cosa succede? Si rendono conto che i cittadini non sanno più come vivere?
Quali sono i comportamenti della politica che più fanno arrabbiare i poliziotti?
Nella legge di stabilità vengono stanziati 20 miliardi per l'acquisto degli F-35 e per il rinnovo della flotta della marina militare. Con tutto il rispetto per i militari, penso che la sicurezza dei cittadini abbia la priorità. Lo sanno i politici che il 16-20% dei capitali esteri fuggono dall'Italia perché manca la sicurezza? Lo sanno che un commerciante di Vibo Valentia deve spendere molti più soldi per garantire il suo negozio rispetto a un commerciante di Modena per via della criminalità organizzata?
È preoccupato?
Come cittadino sono molto preoccupato. Non ho mai visto un Paese così disorientato. Ma garantiremo comunque il nostro servizio. La politica però deve sapere che abbiamo giurato fedeltà alla Repubblica e ai suoi cittadini, non a coloro che rappresentano temporaneamente le istituzioni. Che forse sono troppo affaccendati nelle loro questioni personali per comprendere cosa sta davvero succedendo.