giovedì 12 dicembre 2013

I soldi che non prende il PD sono veramente rifiutati perché avendo uno statuto democratico il PD ha diritto a quei soldi. Il M5S non rinuncia a niente poiché non ha diritto al finanziamento non essendo un partito democratico, senza uno straccio di statuto.

Renzi: «’O Grillo, beccati ‘sta sorpresa…». Pd rinuncia ai soldi pubblici

Matteo Renzi e la "sorpresina" per Beppe Grillo: l'annuncio che il Pd rinuncia ai soldi pubblici, annuncio che Renzi prepara per domenica. Sorpresa che contiene una sfida a Grillo: io rinuncio ai soldi pubblici, tu firmi per abolire le Province, limitare le Regioni, togliere i rimborsi ai gruppi consiliari, ridurre il Senato a rappresentanza regionale senza senatori e costi? Firmi per una legge elettorale da fare subito? Che fai, Grillo, firmi?
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ROMA – Rinuncia ai rimborsi elettorali per tutta questa legislatura: è la “sorpresina” che Matteo Renzi sta preparando e ha in animo di annunciare domenica all’assemblea del Pd. E, insieme alla sorpresa, una sfida diretta a Grillo e M5S: il MoVimento 5 Stelle se la sente di cancellare davvero le Province, di ridurre il Senato a rappresentanza regionale senza senatori e costi, di rivedere e toccare addirittura l’autonomia delle Regioni, a partire dal rimborso in pubblico denaro ai gruppi consiliari? Se la sente Grillo di far sul serio anche sulla legge elettorale? O, come ha detto appena 24 ore prima in Parlamento Enrico Letta, al Movimento Cinque Stelle interessa più avere il finanziamento pubblico come bersaglio fisso che cancellarlo il finanziamento pubblico? E’ questa la “sorpresina” che il neosegretarioMatteo Renzi sta preparando a Beppe Grillo. Una “sorpresina” che in gergo pokeristico somiglia ad un rilancio, un rilancio fatto per vedere le carte di Grillo e per smascherare gli eventuali bluff
“Caro @beppe_grillo ti rispondo nei prossimi giorni con una #sorpresina che ti sto preparando”. Matteo Renzi ha risposto così, con un tweet, al leader del M5S che gli aveva chiesto di rinunciare, anche per il passato, al finanziamento pubblico che il Pd ha ricevuto a titolo di rimborso elettorale. Il tweet è arrivato alla fine di una giornata intensa che ha visto il sindaco di Firenze prima impegnato nella segreteria del nuovo Pd e poi ricevuto dal Presidente Napolitano.
E proprio nel colloquio al Colle la sorpresina è stata svelata e, a rivelarla, è tra gli altri Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera:
“Grillo in un tweet mi propone di rinunciare ai rimborsi elettorali previsti per il Pd in questa legislatura. Sto pensando di farlo. Lo vorrei annunciare domenica all’assemblea nazionale, proponendo al leader dei 5 Stelle altrettanta coerenza sui costi della politica: cioè di dire si all’abolizione delle province e del Senato. E di appoggiare una riforma elettorale che ridia il potere di scelta ai cittadini”.
Più che una sorpresina una vera e propria bomba. Non solo e non tanto per i milioni di euro che lo Stato risparmierebbe e a cui il Pd rinuncerebbe se davvero Renzi decidesse di dire addio ai rimborsi, ma soprattutto per le conseguenze che questa decisione condita da rilancio avrebbe per il MoVimento. I grillini hanno sempre posto come conditio sine qua non per qualsivoglia forma di dialogo con chicchessia la rinuncia ai rimborsi elettorali. Rinuncia che i 5Stelle hanno già fatto e che non rinunciano mai di ricordare, e rinfacciare. Ma se ora anche il Pd seguisse l’esempio, e accettasse “l’invito” di Grillo, la palla tornerebbe in mano all’ex comico. Una palla dal sapore di patata bollente.
Tu hai sempre chiesto la nostra rinuncia ai rimborsi, è in sostanza la posizione e la mossa di Renzi, e noi rinunciamo. Ma hai anche sempre parlato di riduzione dei costi della politica. Bene, ecco l’occasione per dimostrare che le tue non sono solo parole. Firma per l’abolizione delle province, per la riforma del Senato e così risparmieremo quasi un miliardo di euro. Che fai, firmi?
Se la sorpresina di Renzi prenderà corpo domenica prossima, allora Grillo e i suoi si troveranno di fronte ad un bivio dalla difficile soluzione. Continuare ad incarnare il “no a tutto”, il “vaffa senza se e senza ma”, rinunciando però a quella che sembra forse la prima vera occasione per fare qualcosa in tema di riforme e risparmi sui costi della politica, oppure scendere dall’isolamento dorato nel tentativo di cambiare qualcosa “sporcandosi” avendo a che fare con la politica “vera”.
Dovendo scommettere, in molti punterebbero probabilmente su un Grillo che continua a sposare la linea del “no”. Ma sarà una decisione che lui e Casaleggio dovranno attentamente vagliare. Perché uno sbaglio in questo caso potrebbe al MoVimento costare caro, anzi carissimo in termini di voti.
Se infatti il Pd rinunciasse ai rimborsi e portasse a casa abolizione delle province, riforma del Senato e nuova legge elettorale, il MoVimento si troverebbe allora nudo di fronte alla realtà delle cose concrete e non più vestito del mantello delle parole indignate. Unico elemento per comprendere l’eventuale “no” grillino, il carattere costituzionale di alcune riforme, come quella del Senato. Per questo tipo di riforme serve infatti in Parlamento una maggioranza qualificata, cioè dei due terzi, maggioranza che né Renzi né l’attuale governo hanno e dove, di conseguenza, l’appoggio dei 5Stelle è quasi irrinunciabile.

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