martedì 10 dicembre 2013

Non monarca. Grillo è un dittatore.

Grillo il monarca insulta le primarie

su Parole Povere
Autore: Toni Jop
 
Data:2013-12-10
Per capire Grillo, anche quello delle ultime ore, bisogna calarsi nei suoi panni e, senza farsi male, nei suoi pensieri. Perché è curioso il modo in cui annota sul suo taccuino, il blog, il fatto che l’altro giorno tre milioni di esseri umani abbiano votato il nuovo segretario del Pd.
«La capacità di parte degli italiani di farsi prendere per il culo – lamenta in un post l’ex comico – è inimmaginabile… Elettori masochisti… Due euro per votare ancora, per farsi prendere per il culo – torna volentieri al nocciolo – ancora». Soffre, e questo si può intuire senza fatica. Secondo il suo messaggio fondamentale, il Pd «è morto» da un pezzo. Quindi, se ha ragione, quello che si è da poco consumato è il più gigantesco rito funebre che la storia recente possa contare su scala globale. Nemmeno quando muore un Papa si muove tanta gente alle spalle del feretro: allora?
Essendo uomo di spettacolo, il solo versante prestazionale che nessuno gli contesta, Grillo sa che un buon funerale sarà triste ma è un ottimo viatico anche sotto il profilo politico. Lasciamo stare il fatto che sa perfettamente come stanno le cose: e cioè che la sinistra è viva. In questo caso, il padrone del Movimento 5 Stelle se la prende non tanto col Pd ma con i suoi elettori, e non è la prima volta, come Berlusconi: non capisce quel che gli succede attorno, non ci arriva.
Così, trasferisce la sua attenzione ferita e insufficiente dal simbolo, dalla classe dirigente alla base, ai cittadini che hanno dato «vita» a questo evento spettacolare, irresistibile, travolgente. Del resto, mentre ce la mette tutta per trasformare in un mega happening ogni passaggio di rilievo della sua performance politica, è progressivamente costretto ad accontentarsi di cifre, e platee, che hanno una loro graziosità ma sono lontane dai suoi sogni di gloria. Vogliamo tornare alle pallide cifre delle sue parlamentarie, oppure le diamo per scontate? E riflette: tre milioni… ma chi sono, da dove vengono, chi li paga? No, non solo non li paga nessuno, ma sborsano due euro a testa per partecipare a ciò che lui vorrebbe fosse un funerale.
È troppo: sta a vedere che gli elettori di sinistra sono zombie non meno dei loro dirigenti. Quindi, scommettiamo, si rammarica: se questi tre milioni sono dei coglioni integrali, com’è che non stanno con me? Com’è che me li sono lasciati sfuggire? Questi sì che darebbero soddisfazioni certe, grandiose.
La mente vacilla sotto i colpi del destino, e il tarlo del dubbio lo attanaglia con forza e dolore crescenti. Poiché non stima i suoi, e lo si capisce bene; non stima i suoi manipoli e nemmeno quei poveri parlamentari che striglia ad ogni passo ogni volta che, secondo lui, dimenticano che sono nulla e che solo grazie a lui rischiano di essere qualcuno. Non stima, anzi detesta gli elettori della sinistra per l’incomprensibile tenacia con cui si ostinano a non riconoscere in lui il vero rivoluzionario mentre tributano in massa invidiabile fiducia e, pazzesco, dané al Pd. Non sarà che – occhio al vortice del dubbio – Grillo ha sbagliato clamorosamente «location»? Non sarà che ha proprio sbagliato paese?
Attenzione, non ci stiamo aggrappando a un paradosso ma a una storia vera. Almeno quanto sono vere queste sue parole, trascritte, al solito, nel blog delle sue tristezze: «Gli eroi non piacciono agli italiani, gli ricordano la loro indifferenza, la loro frequente vigliaccheria nei confronti del potere». Il Megafono Sofferente sta riflettendo su quella rastrelliera di santi laici che hanno pagato con la vita il loro coraggio in questa Italia. Da Borsellino a Mattei: «Ma forse – ruggisce – per questo popolo non ne valeva la pena». Eccolo: magari in Svizzera trovava più soddisfazione. Se questo è un leader.

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